Rapporto SRM sull’Economia marittima italiana: nel 2023 +2,2%

Attesa una crescita anche per il 2024 e 2025, anche se presa l’esplosione dei costi dei noli marittimi e dei container per la crisi nel Mar Rosso.

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rapporto SRM Trasporto marittimo mondiale

Il commercio via mare globale è aumentato del 2,2% nel 2023, raggiungendo 12,3 miliardi di tonnellate, e crescerà del 2,4% al 2024 e del 2,6% al 2025 secondo quanto emerge dall’undicesimo rapporto SRM annuale “Italian Maritime Economy”, realizzato dal centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo.

Il rapporto SRM – realizzato anche grazie al contributo del MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile – analizza nella prima parte le dinamiche congiunturali che interessano il settore e si sofferma sugli impatti generati dalle tensioni nel Mar Rosso su rotte, noli, costo delle materie prime e, più in generale, sulla fluidità delle catene logistiche globali con particolare riferimento ai traffici MediterraneoFar East e viceversa.

Il Mediterraneo risulta sempre protagonista: nonostante i conflitti, si stima una crescita media annua al 2028 dei traffici container del Mediterraneo di poco più del 3%, contro il 2,5% della media Mondo. Il traffico marittimo a corto raggio ha registrato il dato più intenso di sempre a livello europeo nel Mediterraneo con quasi 600 milioni di tonnellate movimentate.

Sul settore pesano le tensioni internazionali: tra gennaio e giugno 2024 i transiti medi giornalieri di Suez si sono ridotti a 37 passaggi dai 71 dell’anno precedente. A risentirne di più sono state le navi container (-69% dei passaggi), le car carrier (-84%) e le LNG (-93%).

In deciso rialzo il costo dei noli: secondo il Drewry World Container Index (DWCI), il valore del nolo sui container ha superato i 5.100 dollari il 20 giugno 2024, in aumento di oltre il 233% in un anno. Per quanto riguarda l’integrazione orizzontale e verticale della logistica, risulta che i primi 20 vettori marittimi container al mondo hanno quasi raddoppiato la loro quota di mercato, passando dal 48% 2012 al 91% del 2024. I processi di integrazione verticale (M&A nell’ambito della filiera) hanno visto la realizzazione di 5 miliardi di investimenti nel 2023.

Il rapporto SRM evidenzia l’incremento dell’utilizzo di carburanti alternativi al BTZ estremamente inquinante per le navi ha continuato a progredire, con il 6,5% della flotta in navigazione in grado di utilizzare nuovi propellenti meno inquinanti. Percentuale che raggiungerà il 25% al 2030. Il 50,3% di tutti gli ordini a luglio 2024 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7%).

I porti e lo shipping italiani sono sempre protagonisti. Il 28% dell’importexport nazionale in valore e il 50% in quantità utilizza la nave. I trasportiRo-Ro” rappresentano un’eccellenza italiana, con una crescita del 56% nel decennio. E il Mezzogiorno risulta un’area strategica per l’Italia: il 47% del traffico marittimo del Paese passa attraverso i porti delle regioni del Sud che però scontano difficoltà nei collegamenti con il retroterra ed in particolare con le dorsali ferroviarie internazionali.

Infine, nel rapporto SRM si osserva come gli investimenti nell’intermodalità e nella sostenibilità siano fondamentali per crescere. In particolare, sono necessari investimenti per 80 miliardi di euro per far diventare l’Europa un modello portuale più efficiente e meno impattante.

Per Massimo Deandreis, direttore generale SRM, «il Mediterraneo nonostante le crisi resta sempre al centro del commercio marittimo mondiale e l’Italia è ben posizionata, però restiamo ancora al 19° posto nel “Logistic Performance Index” che significa che abbiamo grandi paesi competitors commerciali davanti e questo ci dà veramente l’indicazione sul fatto che il Paese deve fare uno sforzo in più in termini di investimento nelle infrastrutture».

De Andreis spiega che il gap tra i porti italiani e di altri Paesi «è sui tempi di attesa delle navi nei porti che sono in Italia leggermente più alti della media e il tempo è denaro per gli operatori e per il commercio» sottolineando come il settore del commercio marittimo «guida il processo di transizione energetica. I porti, infatti, stanno sempre più diventando degli Hub energetici, mentre lo shipping con la sfida dei carburanti alternativi e la logistica attraverso l’intermodalità, stanno stimolando gli investimenti green nel nostro Paese. Tutto questo ha inoltre una crescente dimensione geopolitica: energia, portualità, logistica, import-export, Suez, crescita di Cina e Asia nel Mediterraneo. Tutti aspetti che toccano rilevanti interessi strategici e costituiscono l’opportunità di affermare il ruolo dell’Italia e del Mezzogiorno al centro del Mediterraneo».

«I dati presentati da SRM evidenziano in modo chiaro l’importanza sia del trasporto marittimo sia del commercio marittimo globale che si conferma spina dorsale degli scambi internazionali. Inoltre, emerge anche che il trasporto marittimo è la modalità più efficiente in termini di emissioni di carbonio – afferma Mario Zanetti, delegato del presidente di Confindustria per l’Economia del Mare e Presidente Confitarma -. Il settore, infatti, sta attuando gli obiettivi della transizione green ma per raggiungere il targetNet zero” al 2050 non solo i combustibili a zero emissioni non sono neppure attualmente disponibili nelle quantità necessarie, ma i costi della transizione sono enormi. È impensabile, quindi, che possano essere tutti a carico delle sole imprese».

Secondo Zanetti «il “Piano del Mare”, documento strategico del Governo Meloni, rappresenta un ottimo punto di partenza e di sviluppo delle strategie future in una rinnovata interlocuzione e pragmaticità con gli uffici ministeriali. Ora, in un momento cruciale come questo, occorre dare attuazione alle priorità delineate nel Piano, definendo insieme le azioni da intraprendere, in una logica collaborativa e di sviluppo del nostro Paese».

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