Debito pubblico italiano: macina record a 2.918,9 miliardi

Sono 49.475 euro procapite e 110.563 euro a famiglia. Le entrate fiscali vanno bene: +7,1% nei primi 5 mesi 2024 a 206,8 miliardi.

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Debito pubblico

Il debito pubblico italiano continua a macinare record di mese in mese e si avvicina sempre di più alla soglia psicologica dei 3.000 miliardi di euro che sarà superata entro la fine anno. A maggio 2024, secondo il Bollettino “Fabbisogno e Debito” della Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 13,3 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.918,9 miliardi. Una cifra mostruosa, in valore assoluto, che più volte il governo Meloni ha detto di voler aggredire soprattutto per riportare il valore (in rapporto al Pil) a livelli compatibili con quelli indicati dall’Unione europea, ma di cui non si sono ancora visti effetti pratici.

Una montagna di denaro che – sintetizza l’Unc – se spalmata su tutti gli italiani rappresenta un debito a testa (neonati inclusi) di 49.475 euro e di ben 110.563 euro a famiglia.

L’Italia non è sola a dover gestire un debito pubblico in crescita da record: l’agenzia di rating Standard & Poor ha detto di non vedere progressi da parte dei Paesi del G7 nella riduzione del debito, con Francia, Italia e Stati Uniti che «nei prossimi tre anni vedranno crescere ulteriormente il loro rapporto debito-Pil». Pure la Commissione europea ha spiegato che per l’Italia «nel complesso, l’analisi della sostenibilità del debito indica rischi elevati nel medio termine».

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Secondo le proiezioni decennali di base, il rapporto debito pubblico/Pil nazionale aumenta costantemente fino a circa il 168% del Pil nel 2034. La traiettoria del debito è dunque sensibile agli shock macroeconomici.

La crescita del debito pubblico italiano – spiega via Nazionale – è dovuto al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (11,5 miliardi) e all’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (2,1 miliardi). In senso opposto la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (0,3 miliardi, a 31,9). Il nuovo debito è “figlio” delle amministrazioni centrali: con riferimento alla ripartizione per sotto-settori, il debito delle amministrazioni centrali è infatti aumentato di 13,6 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,3 miliardi. Il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. La vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,8 anni.

A maggio la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è lievemente diminuita (al 23,3% dal 23,5% del mese precedente), mentre ad aprile (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella detenuta dai non residenti si è collocata al 28,8% (dal 28,7% del mese precedente) e quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) al 14,1% (come nel mese precedente).

Una zavorra pesantissima per il Paese – dice il Codacons – di cui «faranno le spese le generazioni future, una situazione insostenibile per la nostra economia che il governo Meloni deve affrontare attraverso un cambio di direzione rispetto al passato e misure realmente efficaci in grado di ridurre un debito mostruoso».

Quanto alle entrate fiscali, sempre a maggio, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,3 miliardi, in aumento del 7,1% (2,9 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023. Nei primi cinque mesi del 2024 le entrate tributarie sono state pari a 206,8 miliardi, in aumento del 7,1% (13,7 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

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