C’è aria di tempesta giudiziaria attorno alle procedure di gestione della Fondazione Milano–Cortina chiamata a gestire le attività delle Olimpiadi invernali 2026, con le indagini che stano allargandosi sempre di più evidenziando una gestione dell’ente (pubblico o privato?) sicuramente poco trasparente e dove, ancora una volta, fioriscono le logiche della raccomandopoli degli “amici e figli di” politici, personaggi vari eccetera.
Intanto le indagini stanno accelerando sugli sponsor fornitori, grandi aziende che, da un lato, sono sponsor dell’evento, e per questo ruolo versano soldi, e dall’altro sono fornitori e vengono pagati. E’ anche su questo meccanismo compensativo che sta indagando la Procura di Milano che ha messo nel mirino la gestione delle Olimpiadi invernali 2026 da parte della Fondazione Milano-Cortina, con accertamenti su presunti appalti truccati in cambio di tangenti.
Un fascicolo, al momento, vede indagati Vicenzo Novari, ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026 e altre due persone, circa un affidamento per sebrvizi digitali, ma che si estende ad altri capitoli.
All’inizio della prossima settimana dovrebbe arrivare una decisione chiave per l’indagine, quella del Riesame che dovrà stabilire se la Fondazione Milano-Cortina è un ente pubblico, cosa di cui è convinta la Procura guidata da Marcello Viola, o privato, come si presenta formalmente e come ha ribadito il governo un mese fa con un apposito decreto.
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Sotto il profilo della “natura pubblica” della Fondazione Milano-Cortina, la Gdf scrive in un’annotazione che, quando il 31 dicembre 2022 la Fondazione «nel suo primo anno di vita» aveva una «perdita» di oltre 54 milioni di euro, il “rosso” è stato coperto anche con «risorse finanziarie messe a disposizione» dal Governo e «dagli enti territoriali». Sempre la Gdf riporta un’intercettazione tra un avvocato e un dipendente della Fondazione, nella quale il primo diceva: «a Parigi sono riusciti a implementare (…) c’è stata una diciamo legiferazione ad hoc per le Olimpiadi che so state dichiarate di interesse nazionale». Quindi un evento pubblico a tutti gli effetti.
Dalle carte depositate dalla procura risulta che «sono in corso» approfondimenti da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Cajani e Gobbis, «finalizzati a chiarire la natura dei rapporti» tra la Fondazione e «vari sponsor/fornitori», tra cui Tim e Deloitte.
«Il cliente ti ha fatto vincere la gara»; con queste «testuali parole», segnala la Gdf, due dipendenti di Deloitte Consulting, intercettati, parlavano della «assegnazione dei servizi digitali» del portale web da parte del “cliente”, ossia la Fondazione Milano-Cortina, alla “multinazionale”.
In una conversazione del 15 maggio uno dei dipendenti di Deloitte spiegava «il vero motivo per il quale la Fondazione è tenuta a rispettare l’originario accordo economico» che ha “consentito” di aggiudicare la gara, ossia «che Deloitte non è un “fornitore normale”». Anche perché legato, evidenziano le Fiamme Gialle, da un contratto di sponsorizzazione che prevede un versamento alla Fondazione di 21 milioni di euro.
In una telefonata del 23 aprile l’ex ad Novari, indagato per turbativa e corruzione, tra gli altri due indagati, l’imprenditore Luca Tomassini e l’ex dirigente Massimiliano Zuco, sarebbe stato preoccupato di «poter essere bersaglio» di «possibili futuri accertamenti giudiziari» sulla gestione dell’ente per le Olimpiadi invernali. Stando alle parole di Tomassini, infatti, Novari gli avrebbe detto: «quando scoppierà il bubbone (…) daranno la responsabilità a me!». Zuco, nel frattempo, parlando di un presunto «giro di mazzette», diceva: «…nel giro di mazzette non verso Vincenzo che non le prende, perché al massimo Vincenzo fa accordi di altro tipo».
Novari sempre nella telefonata di aprile spiega che dalla gara vinta per 4 milioni, dalle “consulenze” e da altri contratti, come il cosiddetto “progetto Pisa” da 176 milioni, Deloitte incasserebbe soldi dalla Fondazione Milano-Cortina che vanno anche a coprire i costi della sponsorizzazione. «Gli dà consulenza, il sito – diceva – però a che valori glieli dà? Glieli dà a valori assurdi (…) la sponsorizzazione gli viene gratis alla fine».
La Gdf annota come «singolare» una telefonata del 4 aprile tra il nuovo amministratore delegato di Fondazione, Andrea Varnier, e un dirigente Deloitte per informarlo «degli esiti di una riunione» a Roma. Varnier diceva al dirigente: «abbiamo presentato il budget al ministro Giorgetti». Varnier, intercettato il 22 aprile, sulla gara assegnata spiegava: «abbiamo dato una preferenza a loro in quanto nostri partner, pur sapendo che magari tecnicamente non avevano un expertise forte come altri concorrenti, però hanno fatto il miglior prezzo (…) noi abbiamo forzato la mano». Prezzo che, stando ad altre intercettazioni, è stato «”ragionevolmente” concordato tra le parti».
La multinazionale in una nota precisa che «nessun professionista di Deloitte Italia risulta ad oggi indagato», sottolineando la «correttezza della condotta dei nostri professionisti» e confida «pienamente nell’operato della magistratura».
Il riferimento ai rapporti Fondazione Milano-Cortina e Tim, invece, è contenuto in un passaggio di un’informativa della Gdf nel quale si parla del “trasloco” dei dipendenti della Fondazione «dalla palazzina Allianz», «sede occupata a titolo gratuito», alla «palazzina ex Tim», «da occupare a titolo di locazione». Tim, scrive la Gdf, «è in rapporti economici con la Fondazione, da un lato, nell’ambito di una sponsorizzazione, e da un altro nell’accordo che ricomprende l’utilizzo dello stabile».
Sul fronte delle assunzioni “clientelari”, poi, dalle carte sono usciti nomi legati alla politica, alcuni dei quali sarebbero stati “indicati” dal presidente Coni Giovanni Malagò. «Il ruolo e modo di agire della Fondazione e del sottoscritto sono chiare – ha spiegato Malagò -. Non c’è nulla da giustificare».
Anche se Malagò tenta di scansare le accuse, attorno alla gestione della Fondazione Milano–Cortina emerge una vergognosa parentopoli o amicopoli, dove le varie assunzioni nelle posizioni che contano – accompagnate da laute retribuzioni – sarebbero state pilotate per compiacere il politico di turno, meglio se altolocato, come la nipote di Mario Draghi, Livia, sponsorizzata, pare direttamente da Malagò a Novari anche con modi spicci, o del figlio del presidente del Senato, Ignazio La Russa, Lorenzo Cochis.
Assunzioni che hanno fatto sorgere più di un dubbio a Lara Carrese, già responsabile delle risorse umane della Fondazione Milano-Cortina, non indagata, che in un interrogatorio dinanzi ai Pm afferma, circa a La Russa junior, «non ho mai capito di cosa si occupasse in Fondazione», con una gestione del personale che consentiva allo stesso «di essere poco diligente e di imboscarsi». Carrese poi specifica che le modalità di assunzione in Fondazione erano quantomeno poco trasparenti: «il personale interessato alle posizioni lavorative di Fondazione era individuato da Novari e da Malagò senza che venisse resa pubblica l’instaurazione di una procedura di assunzione».
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