Pnrr, l’Ue versa all’Italia la quinta rata da 11 miliardi

Meloni: «ottima notizia, sfatati i gufi». Ma sui 102 miliardi dei 194,4 già incassati ne sono stati spesi solo 45. Entro giugno 2026 vanno spesi 150 mld.

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La Commissione europea ha erogato all’Italia la quinta rata del Pnrr che vale 11 miliardi, 400 milioni in più della richiesta fatta a dicembre, grazie all’anticipo di due obiettivi, e a valle anche dello slittamento concordato di una misura più piccola. Alla fine ci sono 53 target e “milestone” centrati, secondo l’esecutivo comunitario.

«E’ un’ottima notizia per l’Italia, è un’ottima notizia per i cittadini», ha affermato Giorgia Meloni. Una notizia che «ancora una volta smentisce – prosegue il premier – quanti avevano scommesso sul fallimento di questo governo, quanti speravano in cuor loro che l’Italia potesse perdere i soldi dell’Europa per ottenere magari un vantaggio elettorale, mentre lo dicevano. Ma non è andata così».

La quinta rata chiesta a dicembre 2023 prevedeva 52 obiettivi per 10,6 miliardi, al netto del prefinanziamento da 1,6 miliardi. I pagamenti totali sul Pnrr italiano approvati dall’esecutivo comunitario salgono così a 113,5 miliardi sui 194,4 miliardi del piano. All’Italia sono già stati versati 102 miliardi, su 240,3 miliardi totali del Pnrr versati in tutta l’Ue. Pochi giorni fa l’Italia aveva presentato la richiesta di pagamento della sesta rata del Pnrr per 8,5 miliardi.

La quinta rata prevedeva 23milestone” e 30 target. Ci sono obiettivi raggiunti ad esempio sul contrasto all’evasione fiscale, con l’aumento del 40% dal 2019 delle lettere di conformità inviate dall’amministrazione fiscale ai contribuenti e del 30% del gettito fiscale derivante. O sulla transizione verde, come con la chiusura di 22 discariche illegali su 34.

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C’è il miglioramento della raccolta differenziata con un taglio del 9% il divario tra la media nazionale e la peggior performance regionale. Poi la mobilità sostenibile, con 200 chilometri di ciclovie completate in aree metropolitane, o con 231 nuovi chilometri di trasporto pubblico e 3mila nuovi bus a emissioni zero o a basse emissioni. C’è la linea ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria e ci sono 150 chilometri di opere completate per le ferrovie del Sud. Bene la transizione digitale, con altre 6.678 pubbliche amministrazioni col sistema di pagamento digitale PagoPA (+71% dal 2021) e 10.675 con la app “Io” (+251% del 2021).

Sono stati aggiudicati contratti per la costruzione di nuovi edifici scolastici per 400.000 metri quadri (180 progetti), e per l’efficientamento energetico dei tribunali. Investimenti nella sanità hanno riguardato ad esempio la promozione della telemedicina e i sussidi forniti a oltre 500 farmacie rurali.

Il maggiore problema del Pnrr è connesso con le tempistiche di attuazione e le lungaggini burocratiche per la trasformazione dei progetti in servizi e cantieri fatti e finiti. Il Pnrr è stato presentato a gennaio 2021, approvato a giugno dalla Commissione e a luglio dal Consiglio Ue. Traguardi e obiettivi andranno realizzati entro giugno 2026 in modo che i pagamenti Ue vengano completati entro l’anno. Se i cantieri non termineranno, salterà anche il relativo finanziamento.

Al 25 marzo 2024, secondo i dati elaborati dal Centro studi Confindustria, l’Italia ha speso complessivamente quasi 45 miliardi di euro su 194,4 (23%), di cui 2,6 riguarderebbero misure realizzate già spostate fuori dal Piano. Rispetto alla previsione di spesa precedente alla rimodulazione, il Piano aggiornato ha visto uno spostamento ai prossimi anni di 18,3 miliardi, portando così la spesa pianificata per il biennio 2025-2026 a livelli davvero elevati, che, secondo Confindustria (e non solo), suscitano preoccupazione circa l‘effettiva possibilità di realizzazione.

Rispetto al totale di 194,4 miliardi, ne restano quindi da spendere ancora i tre quarti (circa 150 miliardi) nel triennio 2024-2026. Nel 2023 sarebbero stati spesi 21,1 miliardi, quasi quanto speso cumulativamente nel biennio 2021-2022 (22,4 miliardi), quando però gli obiettivi e i traguardi del PNRR erano costituiti, essenzialmente, dalla predisposizione di riforme di sistema e non si era ancora entrati nella fase attuativa degli investimenti del Piano.

Se da un lato è stato speso solo un quarto delle risorse, dall’altro un dato incoraggiante proviene dal valore delle risorseimpegnate”, pari a circa la metà delle risorse del dispositivo RRF (100,3 miliardi, 51,6% del dispositivo RRF). Si tratta delle risorse accantonate dai soggetti attuatori per il pagamento dei soggetti realizzatori di lavori o servizi. In altre parole, indica l’importo per il quale sono stati attivati dei contratti giuridicamente vincolanti, seppur ad oggi non si siano ancora verificate spese e la pubblica amministrazione non abbia ancora effettuato pagamenti a favore dei soggetti realizzatori.

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