Famiglie trentine sempre più povere, aumentano le diseguaglianze

Analisi del Caf Acli sui dati delle dichiarazioni dei redditi. Redditi medi calati di 2.000 euro a fronte di un costo della vita al galoppo al 15,6%.

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famiglie trentine Luca Oliver presidente acli trentino
Il presidente di Acli Trentino, Luca Oliver.

Negli ultimi anni l’inflazione è aumentata in Trentino del 15,6% provocando una diminuzione del potere di acquisto complessivo delle famiglie trentine, escludendo le fasce più ricche, di 124 milioni di euro. Paragonando tra loro i redditi del 2020 e del 2023, secondo i dati risultanti al Caf Acli che ha svolto l’analisi, risulta che una famiglia media ha subito un abbassamento di reddito di circa 2.000 euro con punte di 3.000 euro per le famiglie più agiate (bireddito e senza carichi di spesa), che evidentemente non risentono più di tanto degli aumenti, mentre la situazione si fa oggettivamente più difficile per le famiglie monoreddito con carichi di spesa che nello stesso periodo si sono viste diminuire le loro entrate di circa 1.000 euro.

A livello pratico, secondo Acli, una famiglia trentina media ha perso complessivamente sei carrelli della spesa ogni anno con punte fino a sette carrelli per i divorziati o separati e i single o coppie di fatto con carichi famigliari.

I dati sono contenuti nell’indagine realizzata dal Caf Acli Trentino in collaborazione con l’Iref (Istituto di Ricerche Educative e Formative) grazie ai dati dell’Osservatorio Nazionale sui Redditi delle Famiglie promosso dalle Acli. Sulla base dell’analisi in forma anonima dei modelli 730 presentati agli sportelli dei Caf Acli, si è realizzato un panel statistico che interessa oltre 600.0000 contribuenti che in tutta Italia si sono rivolti continuativamente presso i servizi aclisti negli anni 2019, 2020, 2021 e 2022. Di questi contribuenti, 38.000 risiedono in Trentino e sulla base dei dati anonimi acquisiti dalle dichiarazioni dei redditi è stato possibile desumere utili indicazioni riferite all’andamento dell’inflazione, all’aumento del costo della vita, delle spese per i mutui e la sanità.

In provincia di Trento i redditi (che rappresentano il livello di benessere dell’individuo medio o della famiglia media) delle aree urbane si assestano sui 26.000 euro, mentre quelli delle aree interne sui 24.100 con una differenza marcata di 2.800 euro circa. Aumentano le diseguaglianze: la flessione reddituale ha colpito il 77,8% delle famiglie trentine, evidenziando una forbice sempre più ampia fra una piccola percentuale di ricchi e una moltitudine di famiglie sempre più esposte al caro vita.

A pesare sui bilanci delle famiglie trentine anche il costo dei servizi pubblici poco efficienti, a partire dalla sanità: la spesa sanitaria delle famiglie meno abbienti del Trentino è aumentata del 18%, passando da 399 a 473 euro, e per i nuclei più agiati è cresciuta del 13%. «Ciò significa che il Trentino, notoriamente considerato con un alto standard di vita, si sta allineando con le altre regioni – ha detto Luca Oliver, presidente Acli Trentino -. Basta guardare i numeri: la differenza di reddito mediano delle famiglie è di appena 600 euro in più a favore del Trentino».

E la differenza tra il Trentino a guida leghista e l’Alto Adige è destinata a crescere ulteriormente, limitando le capacità di autofinanziamento dell’Autonomia speciale trentina rispetto a quella altoatesina, complice la risultanza di scelte politiche sbagliate non solo dell’ultima legislatura, ma pure quelle degli ultimi 15 anni che non hanno puntato sufficientemente sullo sviluppo dell’economia provinciale, specie quella manifatturiera, preferendo privilegiare l’assistenzialismo.

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