L’avvio della nuova stagione di incentivi auto è stato folgorante, con l’esaurimento in sole 9 ore del fondo da 201.042.172 euro riservato all’acquisto di auto elettriche, che i questa tornata ha visto decisamente rialzata la quota incentivante a fronte di un dimezzamento delle disponibilità del fondo, visto che nelle precedenti edizioni rimaneva quasi sempre inutilizzato.
Di fatto, l’aver portato la quota incentivante a 13.750 euro a fronte di una rottamazione di un veicolo Euro 2 e di un reddito Isee del richiedente inferiore ai 30.000 euro ha trasformato alcuni modelli di auto elettrica alla stregua di motocicli quanto al prezzo netto. A titolo di esempio, una Renault Twingo da 24.000 euro di listino, con il massimo degli incentivi per l’auto elettrica poteva essere acquistata sono solo 10.250 euro. Ancora meglio ha fatto la Dacia Spring, che da un prezzo di listino di 17.900 euro, sempre con il massimo degli incentivi per l’auto elettrica si poteva acquistare con soli 4.150 euro.
Di fatto, il livello degli incentivi auto italiano all’auto elettrica è diventato il più generoso a livello europeo, quando altri paesi li hanno cancellati perché economicamente insostenibili e perché non aiutano effettivamente la riduzione delle emissioni ambientalmente nocive.
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Se il fondo per l’auto elettrica è stato bruciato, quelli per gli altri segmenti gli incentivi auto hanno ancora ampia disponibilità, almeno per i prossimi giorni. Per le auto con emissioni da 61 a 135 gr/km di CO2, segmento di prodotto che nei mesi scorsi aveva visto il rapidissimo esaurimento, questa volta le cose vanno meglio: le risorse disponibili erano 276.672.900 euro, alle 19.30 di ieri erano state consumate per circa il 23,5%, a quota 211.745.000 euro.
Lo stesso vale per il comparto delle ibride plug-in (21-60 gr/km CO2), con solo il 5,7% delle risorse disponibili prenotate nella prima giornata (il fondo vale 125.783.000 euro). Restano circa 30 milioni per le auto usate, 15 milioni per moto, scooter, tricicli e quadricicli leggeri elettrici mentre sono esauriti quelli per i modelli endotermici, 4 milioni per i veicoli commerciali elettrici e 38 milioni per quelli ad alimentazione tradizionale.
Da parte di tutti gli operatori si chiede il superamento della logica degli incentivi a prenotazione che generano picchi di domanda, preceduti e seguiti da cali di domanda, per arrivare ad un mercato più strutturato e lineare. Scenario che passa dal superamento della vessazione fiscale dell’auto aziendale che, similmente a quanto accade negli altri paesi europei, potrebbe diventare la protagonista delle immatricolazioni di auto nuove, con una quota di mercato ben oltre il 60% contro l’attuale 40%. Inoltre, oltre a rendere più competitive le aziende italiane sgravandole da costi al momento indeducibili, un maggiore impulso all’auto aziendale consentirebbe anche un più rapido svecchiamento del parco circolante italiano, visto che le aziende al termine del periodo di ammortamento ordinario di 4 anni – che si chiede di ridurre a 3 – sostituiscono i veicoli che vanno ad alimentare il mercato dell’usato. Un usato ancora recente, tecnologicamente aggiornato, offerto a sconto del 50% circa rispetto al prezzo del nuovo che negli ultimi due anni ha visto i listini crescere del 30% circa, allontanando così molti consumatori dalla possibilità di acquisto.
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