Ladini trentini, vogliamo più autonomia e una provincia della Ladinia

Vertice a Sen Jan, promosso dall’Autorità per le minoranze linguistiche. Occasione per ridiscutere l’assetto autonomistico del Trentino Alto Adige per creare finalmente una realtà che racchiuda tutti i territori ladini.

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Il vertice della comunità ladina trentina con i componenti della VI commissione del Consiglio provinciale di Trento.

L’Autorità per le minoranze linguistiche – giunta al terzo dei suoi sette anni di mandato – ha organizzato a Sen Jan di Fassa il vertice annuale dedicato ai ladini, dopo gli appuntamenti dei mesi scorsi con cimbri di Luserna e mocheni.

Nella sede dell’Istituto culturale ladino l’incontro si è aperto con il saluto della presidente Katia Vasselai, affiancata dagli altri due membri, Matteo Nicolussi Castellan e Chiara Pallaoro. Il presidente dell’Istituto culturale ladino, Bernardino Chiocchetti, ha salutato a sua volta, ricordando che nel 2025 cadrà la felice ricorrenza dei 100 anni dell’ente, vissuti intensamente a tutela della comunità e della cultura e identità locali.

Il procurador del Comun general de Fascia, Giuseppe Detomas, è entrato nel vivo dei problemi dei ladini. Ha ricordato la specialità dell’ente intermedio ladino rispetto alle Comunità di valle trentine, in quanto dal 2017 trattasi di ente autonomo di rilevanza costituzionale. La sua protesta è stata la stessa di un anno fa: la Provincia di Trento non sta ottemperando alla normativa provinciale stessa, che prevede il trasferimento di una serie di funzioni amministrative al Comun general (e nell’attesa di questo, un’assegnazione di adeguate risorse finanziarie, per ora rimasta sulla carta). Si chiedono quanto prima “le chiavi” di materie importanti: attività culturali, vigili del fuoco volontari, toponomastica, volontariato sociale, espropriazioni pubbliche, provvedimenti per somma urgenza.

L’assessore regionale competente Luca Guglielmi ha confermato che le aspettative del Comun general e dei ladini sono giustificate. Un’interlocuzione comunque è in corso col governo provinciale – ha detto – e quindi si confida in una soluzione condivisa. Il procurador suggerisce da tempo una norma di attuazione statutaria per regolare al meglio l’intera questione. E un’attivazione del governo provinciale per costruire assieme ai fassani il non facile processo di concreta costruzione dell’autonomia amministrativa locale prevista dalle norme.

Al vertice nella Ladinia trentina hanno preso parte attiva anche diversi consiglieri provinciali (di maggioranza e di minoranza), componenti della VI Commissione permanente, competente per le minoranze linguistiche. Un commissario ha auspicato che si possano intensificare correlazioni e sinergie strategiche tra le comunità ladine trentina e altoatesina.

La direttrice Sabrina Rasom ha perorato la causa di un rinforzo della dotazione di personale dell’Istituto culturale ladino, che gestisce museo, biblioteca e ricerca.

Federico Corradini, dirigente scolastico (sorastànt), ha spiegato la doppia erosione che subisccono i ladini in valle di Fassa, provocata dal calo demografico (si va verso 4 sole classi prime di scuola primaria  in tutta la valle) e dalla difficoltà della lingua ladina a competere nella parlata quotidiana con quella italiana. Occorre una continua innovazione anche a livello didattico e a questo si lavora, non dimenticando di confrontarsi con la minoranza ladina della Provincia di Bolzano, che dispone però di ben maggiori risorse e dotazioni.

Matteo Nicolussi Castellan ha provato a immaginare un istituto di alta formazione trasversale alle comunità ladine fassana, badiota e bellunese, quest’ultima la meno tutelata delle tre comunità ladine dolomitiche.

Per il sindaco di Campitello di Fassa, Ivo Bernard, le minoranze linguistiche in Trentino sono ben lontane dal riconoscimento e dallo status che hanno invece in Provincia di Bolzano. I ladini fassani vengono spesso visti dai trentini come privilegiati, la politica dovrebbe dare valore al patrimonio culturale costituito dalle lingue minoritarie.

Il vicepresidente dell’associazione Union di Ladins de Fascia, Stefano Weiss, ha parlato di indebolimento della sollecitudine del Trentino verso le minoranze linguistiche. Ha elogiato peraltro la recentissima ufficializzazione in regione Trentino Alto Adige della bandiera ladina, nata nel 1920. «Vorremmo – ha aggiunto – che venisse riconosciuto il nome territoriale Ladinia, con cartelli stradali ad hoc in tutto il territorio a cavallo tra province e regioni. La Lia di Comuns Ladins andrebbe poi potenziata e utilizzata come lievito per l’intera comunità ladina, nonché per riprendere la battaglia mirata al passaggio del Fodom bellunese alla nostra regione». Altro tema pressante: misure per garantire la “prima casa” ai fassani, valorizzando edifici storici della comunità.

Nel momento in cui si parla di autonomia differenziata e di revisione anche degli statuti speciali di autonomia esistenti per adeguarli alle mutate esigenze, sarebbe oltremodo doveroso riunire tutte le comunità ladine, oggi separate in tre diversi ambiti provinciali, di cui due autonome e una ordinaria, in un’unica provincia autonoma da includere all’interno della regione Trentino Alto Adige che verrebbe così articolata su tre province, ciascuna con la propria peculiarità etnico linguistica.

In conclusione, l’assessore regionale Guglielmi ha commentato le criticità emerse, annotate peraltro anche dalle dirigenti e dai funzionari dei Servizio minoranze linguistiche della provincia di Trento e della regione Trentino Alto Adige. L’assessore ha rilanciato l’idea di una “Giornata regionale delle minoranze linguistiche” da celebrarsi annualmente. Altro obiettivo interessante: l’equipollenza dei patentini di bilinguismo tra Trento e Bolzano.

Il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Claudio Soini, ha tirato le fila del vertice e ricordato che a partire dal prossimo autunno ci sarà una seduta annuale di Consiglio provinciale di Trento con l’Autorità delle minoranze linguistiche. Il tema merita certamente di essere portato a maggiore attenzione di tutti i trentini. Le istanze del Comun general devono a loro volta essere risolte.

Soini ha sottolineato la necessità di lavorare sul piano culturale per difendere ladino, mocheno, cimbro e anche lo stesso dialetto trentino che declina nella parlata comune. Ha poi ricordato che già quest’anno una giornata di festa sarà dedicata al mondo cimbro di Luserna e dell’area veronese di Giazza.

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