Elezioni europee a due settimane dal voto: ultimi sondaggi

Cosa dicono la media dei sondaggi europei nell’ultimo giorno in cui è possibile pubblicarli. L’attuale maggioranza di centro sinistra è bocciata dagli elettori, ma una di centro destra non ha una piena autonomia elettorale.

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Elezioni europee

Dalle elezioni europee della prima settimana di giugno (la data del voto è variabile a seconda dei paesi, con l’Italia che vota a partire dal pomeriggio di sabato 8 per finire alla sera di domenica 9) uscirà un forte cambiamento degli assetti politici dell’attuale Europarlamento, con una rappresentanza politica decisamente più spostata sul conservatorismo di centro destra, con un forte ridimensionamento delle sinistre (area socialista) e degli ambientalisti (verdi), a testimonianza di come la svolta sul “Green dealvoluta dal non rimpianto socialista olandese Frans Timmermans non abbia trovato il consenso tra la popolazione continentale.

Qualcuno parla di brusca virata a destra, ma meglio sarebbe parlare di una ripresa del conservatorismo che ha a cuore gli interessi del continente europeo e dei suoi abitanti, piuttosto che quelli di qualche paese emergente o di qualche potenza estera, interessata soprattutto a sfondare commercialmente nel mercato europeo grazie al fiancheggiamento operato dalle forze progressiste ed ambientaliste sensibili alle logiche terzomondiste e globalizzatrici che, però, cozzano frontalmente con gli interessi europei.

Secondo il Centro sondaggi Euronews, l’area conservatrice e di ultra destra è data in decisa crescita alle elezioni europee 2024, specie in Germania, Francia ed Italia, che poi sono i paesi che esprimono il maggior numero di seggi all’Europarlamento. Viceversa, per l’area liberaldemocratica, socialista ed ambientalista dovrà affrontare una sconfitta più o meno forte.

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Il Partito popolare europeo (Ppe) è destinato a riconquistare la maggioranza relativa al Parlamento europeo con 181 seggi. Ma le forze di destra e conservatrici, secondo il Centro sondaggi Euronews, si dirigono verso la vittoria in Francia (Rassemblement national di Marine Le Pen, Id), in Italia (Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, presidente di Ecr), nei Paesi Bassi (Partito per la libertà di Geert Wilders, Id) e in Romania (Alternativa giusta di Adela Mirza, Ecr).

I partiti nazionali affiliati al Ppe sono in testa ai sondaggi delle elezioni europee ormai da mesi in Germania (Cdu-Csu di Friedriech Merz), in Polonia (Piattaforma civica del primo ministro Donald Tusk) e in Spagna (Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo). La Cdu-Csu è all’opposizione in Germania, come il Pp lo è in Spagna, mentre il polacco Piattaforma civica è da poco il partito di governo.

Il gruppo dei Socialisti e democratici si piazza al secondo posto con 135 seggi seguito da Identità e democrazia (formazione politica che nelle prossime due settimane forse pagherà il prezzo politico più alto a causa dell’espulsione dalle proprie fila dei tedeschi Alternative fur Deutschland) con 83 seggi e dei Conservatori e riformisti europei guidati dall’italiana Giorgia Meloni con 80 seggi. Solo due dei grandi Paesi europei, Germania e Spagna, sono governati dai socialisti, con i primi ministri Olaf Scholz e Pedro Sanchez, quest’ultimo sempre più traballante sotto il maglio degli scandali che hanno colpito sua moglie e il ricatto degli indipendentisti catalani. L’Spd del cancelliere tedesco si trova in terza posizione, un seggio dietro ai neonazi di Afd.

Secondo i sondaggi, il gruppo liberaldemocratico di Renew Europe capeggiato da Emmanuel Macron dalle elezioni europee è destinato a subire pesanti perdite in tutta Europa calando ad 82 seggi. La Francia, un tempo sua roccaforte, potrebbe trasformarsi nel campo di battaglia che decreterà la sconfitta del gruppo parlamentare. Recentemente la presidente di Renew, Valérie Hayer, ha espulso i liberali olandesi del Vvd, il partito dell’ex premier olandese, Mark Rutte, dopo il loro accordo con la destra di Gert Wilders, vincitore delle elezioni politiche che ha inflitto una netta sconfitta ai socialisti dell’ex vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, per la formazione di un governo nei Paesi Bassi. In calo pure l’ala ambientalista dei Verdi con 54 seggi.

Di fatto la destra conservatrice ha perso gli estremi di Afd, ed ora è divisa tra i Conservatori e riformisti europei e Identità e democrazia che potrebbero crescere. I Conservatori e riformisti europei (Ecr) sono un gruppo parlamentare nazionalista-conservatore nato all’inizio del 2009, quando i conservatori britannici hanno lasciato il Ppe e si sono uniti ad altri movimenti politici con le stesse affinità elettive. Il federalismo antieuropeo, le politiche antisociali e la posizione critica nei confronti della leadership franco-tedesca dell’Ue sono diventati il loro marchio di fabbrica. Il gruppo è ora dominato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che ne è anche la presidente. Al suo fianco i polacchi di Diritto e giustizia e gli spagnoli di Vox.

Dopo la convention di Madrid, ospitata da Vox, Giorgia Meloni e Marine Le Pen (Identità e democrazia) hanno accennato a una sorta di riconciliazione dopo anni di competizione reciproca. Potrebbe trattarsi di un tentativo di trovare un terreno comune in vista dei colloqui politici post elezioni europee.

Visti i risultati che i loro partiti dovrebbero ottenere, le due politiche si rendono conto di avere l’opportunità di influenzare in modo cruciale la politica dell’Ue dei prossimi cinque anni. E non vogliono sprecarla.

Il campo dei conservatori, però, è molto diviso. Molti membri del Ppe sono federalisti o fortemente europeisti, mentre la maggioranza dei membri dell’Ecr e dell’Id sono molto più tiepidi e preferirebbero un’Europa con poche e chiare funzioni di governo sovranazionale, come la creazione di strutture di difesa comune e gli investimenti nelle nuove tecnologie, la ricerca scientifica, ecc.

Quanto alla composizione della futura Commissione e del suo presidente, lo scenario più probabile è un governo europeo non più guidato da Ursula von Der Leyen che si è dimostrata ampiamente incapace nello svolgere il suo ruolo, oltre che troppo disinvolta nel tessere accordi miliardari poco trasparenti con le industrie nel caso della fornitura di vaccini e presidi sanitari, oltre che nella gestione delle politiche ambientali inutilmente velleitarie che hanno finito con il penalizzare l’economia continentale e l’occupazione. Oltre tutto, von der Leyen per la gestione opaca degli acquisti dei vaccini rischia il processo, cosa che di fatto ne tarpa le ambizioni a succedere a sé stessa.

Quanto all’assetto della nuova Commissione, la riedizione di una maggioranza frutto della coalizione tra Ppe, Renew e S&d potrebbe non avere i numeri necessari dal voto delle urne, salvo stampellamenti esterni improbabili come è avvenuto con il soccorso M5s ad Ursula von der Leyen. Anche una coalizione tra Ppe, Ecr, Id (depurata da Afd) e Renew non sembra fattibile per via dei veti incrociati tra Macron e Le Pen. Uno scenario alternativo, sempre che l’esito delle urne lo supportino, potrebbe essere una maggioranza tra Ppe, Ecr e Id, con queste due ultime forze a parimerito, se sommate, con il Ppe.

Scendendo sullo scenario italiano, il voto delle elezioni europee è destinato a confermare il successo di Fratelli d’Italia, stabilmente primo partito dalle elezioni politiche del 2022 con un 27-28% di consensi, seguito distaccato dal Pd al 20-21% e al terzo posto il M5s attorno a quota 16%. Più staccati dal podio la coppia Forza Italia e Lega Salvini che lottano vicendevolmente per il quarto posto attorno a quota 8-10%, mentre altre forze politiche gravano attorno alla soglia di sbarramento del 4% (Stati Uniti d’Europa, Alleanza Verdi Sinistra e Azione). Fuori gioco sono tutti gli altri con quote sotto il 2% (Pace terra e Dignità, Libertà, Alleanza Popolare e altre forze minori. Il maggiore partito rimane quello degli astenuti o degli indecisi, al 41,7%.

Secondo le simulazioni in seggi all’Europarlamento di Quorum/YouTrend, Fratelli d’Italia potrebbe ottenere 23 seggi, il Pd con 17 seggi, il M5S con 13, la Lega 8, Forza Italia 7, Alleanza Verdi-Sinistra 4, Stati Uniti d’Europa 3 e SVP 1 (sottratto a Forza Italia con cui è alleata). Nessun seggio invece per Azione.

Sulla base di questa proiezione, nel giro di 10 anni – dal 2014 al 2024 – Fratelli d’Italia è passata dall’essere fuori dal Parlamento europeo ai 6 seggi del 2019 fino ai possibili 23 del 2024. Opposto l’andamento del Pd con 31 seggi nel 2014, 19 nel 2019 e 17 nel 2024. Altalenante la Lega con 5 seggi nel 2014, 29 nel 2019 e 8 nel 2024.

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