Stellantis, continua la smobilitazione della produzione italiana

Il gruppo si sta concentrando nelle realtà a minor costo del lavoro e delle maggiori incentivazioni pubbliche. In Italia l’ex Fiat dal 1975 al 2012 ha incassato 220 miliardi di incentivi pubblici.

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Stellantis

Continua la smobilitazione produttiva dall’Italia di Stellantis, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra PSA (Peugeot-Citroen) e FCA (Fiat-Chrysler-Jeep), con molti, troppi modelli che di italiano hanno solo il nome o qualche adesivo appiccicato sulle fiancate, immediatamente contestato dal nuovo corso del governo Meloni come accaduto con la nuova Alfa RomeoMilanoprodotta in Polonia frettolosamente ribattezzataJunior” e la “Topolinoprodotta in Marocco addobbata con la bandiera italiana in bella vista.

La smobilitazione italiana di Stellantis si concretizza nella drastica riduzione del numero di dipendenti, passati dai 112.000 del 2000 ai poco più dei 47.000 attuali, a causa dello spostamento della produzione all’estero di buona parte dei modelli prima realizzati in Italia, attratti dagli incentivi all’insediamento di nuove fabbriche da parte di tanti stati dell’Europa dell’Est o dell’Africa, che offrono anche un costo del lavoro che, specie per le qualifiche alte, sono frazioni di quelle esistenti in Italia.

Stando ai numeri, la produzione italiana del gruppo italofrancese è diventata marginale, pari a meno del 10% di quella realizzata a livello globale da Stellantis. E sì che l’ex Fiat dal 1975 al 2012, secondo i calcoli di qualche anno addietro di Federcontribuenti, dalla mammella statale ha poppato fra contributi a fondo perduto, cassa integrazione, prepensionamenti e rottamazioni varie 220 miliardi di euro, che andrebbero aggiornati dopo dieci anni con qualche altra decina di miliardi.

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Di fatto, i modelli Fiat di italiano hanno ormai ben poco: la nuova Panda, elettrica e tradizionale, sarà realizzata nello stabilimento di Kragujevac, in Serbia, da dove provenivano anche le 500L e 500X. La nuova Topolino, 100% elettrica, finita agli onori della cronaca per il sequestro di un centinaio di esemplari al porto d’ingresso per un adesivo tricolore applicato sulle fiancate, è prodotta nello stabilimento della Psa di Kenitra, in Marocco, mentre la nuova 600 ibrida ed elettrica è assemblata a Tychy, in Polonia, fabbrica in cui vedono la lu- ce anche le 500 non elettriche.

La berlina Tipo, prodotta dal 2015, che dal 2017 ha soppiantato la Bravo, viene prodotta in Turchia nello stabilimento di Bursa. Il Doblò, anche nella sua versione elettrica, è invece costruito tra Spagna a Vigo e in Portogallo a Mangualde. Il van Ulysse elettrico è realizzato nello stabilimento Stellantis di Hordain, in Francia. La nuova “piccola” Alfa Romeo battezzata inizialmente “Milano” per poi essere ridenominata in tutta fretta per l’opposizione del governo italiano “Junior” è realizzata in Polonia nell’impianto di Tichy.

In Italia la produzione è residuale e riguarda l’assemblaggio di Alfa Romeo con la “Giulia”, Stelvio” e “Tonale”, mentre la Maserati sta subendo anch’essa un forte ridimensionamento, così come si sta riducendo la produzione di motori benzina e Diesel italiani a favore di quelli di origine francese.

Quanto alla produzione, nel 2023 Stellantis in Italia ha assemblato 521.842 auto (su un volume complessivo di 752.122 veicoli compresi quelli commerciali), con una tendenza ad un’ulteriore riduzione nel 2024 secondo le previsioni formulate dall’Anfia che registra un calo del 31,3% nel mese di marzo e del 21,1% nel primo trimestre 2024.

Le pressioni del governo italiano per portare la produzione nazionale oltre la soglia del milione di auto prodotte all’anno sono destinate a rimanere lettera morta, specie se la richiesta di aumento di produttività riguarda solo Stellantis, visto che anche l’annunciata alleanza con la cinese Leapmotor riguarda solo un accordo di commercializzazione in Italia e in Europa, non la produzione.

Se si vuole rilanciare la produzione di veicoli in Italia anche per supportare la filiera della componentistica che riesce a sopravvivere grazie alla presenza diffusa in quasi tutta la produzione europea, sarà necessario favorire l’insediamento di un nuovo protagonista diverso da Stellantis, che ha già dato ampia prova di scarsa affidabilità.

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