Il tentativo di ridurre lo status di protezione del lupo portato avanti soprattutto dalle categorie agricole preoccupate dall’aumento dei fenomeni di predazione degli allevamenti al pascolo è stato per il momento respinto dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio dell’Unione europea, che a maggioranza ha votato contro la proposta della Commissione europea volta ad abbassare lo status di protezione.
Una proposta che, se fosse stata approvata, avrebbe consentito di aprire la caccia al lupo. Una prima, buona vittoria, ma non definitiva per confermare la tutela a favore del lupo (e, indirettamente, anche degli orsi).
A dicembre 2023, la Commissione Europea aveva avanzato una proposta di abbassamento dello stato di protezione del lupo da “particolarmente protetto” a “protetto”, ai sensi della Convenzione di Berna, per poter poi recepire il cambiamento traslando la specie dall’Allegato IV all’Allegato V della Direttiva “Habitat”. Dopo mesi di dibattito nel Consiglio dell’Ambiente, rivelatisi inconcludenti in quanto solo la Francia aveva espresso esplicitamente il proprio sostegno, la proposta era infine approdata al parere del COREPER, dove l’analisi scientifica offerta dalla Commissione per supportare la propria iniziativa non ha convinto un numero sufficiente di ambasciatori degli Stati membri.
A sostenere la decisione del Coreper anche l’evidenza di come l’impatto delle predazioni dei lupi sia più che altro psicologico che effettivo, visto che in termini di numeri questi sono estremamente limitati sul quantitativo degli animali allevati, pari allo 0,065% della consistenza dei greggi di pecore in Europa.
Per gli ambientalisti un primo punto a loro favore, pur rimanendo guardinghi sul proseguio della questione. Per la Lav, Lega anti vivisezione, «l’iniziativa della Commissione europea non è altro che un espediente demagogico, propagandistico, antiscientifico per accattivarsi il favore di cacciatori e allevatori aprendo la caccia al lupo nel continente. Uccidere i lupi per proteggere gli animali allevati non è solo inaccettabile in sé, ma, come dimostra la letteratura scientifica, non può nemmeno conseguire lo scopo prefissato, in quanto la caccia è del tutto inutile a ridurre le predazioni, se non addirittura controproducente perché ne stimola l’incremento».
E ai politici che paventano la crescita incontrollata delle popolazioni di carnivori sul territorio, come in Trentino, affermando che «quella dei grandi carnivori è una sfida di civiltà», la Lav è pronta ad imbracciare l’ennesima lotta per la difesa della fauna protetta dalla voglia di doppiette facili di tanti politicanti.
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