Aumentano i crediti con garanzie pubbliche non ripagati: si tratta di quelli attivati tramite la Gacs, nata nel 2016 per aiutare le banche a liberarsi dalla mole di Npl (“non performing loans”, crediti insoluti), e quelli varati durante l’emergenza Covid per le piccole e medie imprese. La crescita è legata al rallentamento dell’economia e gli alti tassi di interesse che pesano così anche sul bilancio statale.
Secondo il rapporto stabilità della Banca d’Italia, le escussioni, ovvero l’attivazione delle garanzie da parte del creditore a fronte dei mancati pagamenti, sono negli ultimi mesi salite. La crescita dovrebbe mantenersi su livelli gestibili per poi rientrare, se l’economia dovesse riprendere a crescere e i tassi calino.
Per quanto riguarda le garanzie pubbliche, sulle quali la Corte dei Conti e l’Upb più volte hanno segnalato la necessità di un continuo monitoraggio, la Banca d’Italia sottolinea come «il tasso di deterioramento su base annua associato alle imprese che avevano fatto ricorso ai prestiti Covid-19 si è mantenuto attorno al 2%, mostrando una lieve tendenza all’aumento nell’ultimo trimestre».
Secondo informazioni fornite da Mediocredito Centrale, gestore del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a marzo 2024 le escussioni dei prestiti garantiti sono cresciute rispetto a dicembre, anche rimangono inferiori agli andamenti osservati prima della pandemia.
Per quanto riguarda le Gacs (erogate su attivi al lordo delle rettifiche per 118 miliardi di euro), l’andamento delle cartolarizzazioni ha risentito del quadro congiunturale. L’aumento dei tassi di interesse ha ridotto la domanda per acquisto di immobili, accrescendo le difficoltà di recupero da questi attivi, che aveva già risentito dei rallentamenti delle aste durante la pandemia.
Le difficoltà dei debitori ceduti hanno inoltre diminuito le opportunità di incasso derivanti dalla conclusione di accordi stragiudiziali. Gli analisti di Bankitalia notano come «per 11 operazioni – tutte originate prima del rinnovo della garanzia nel 2019 – a giugno 2023 c’era la possibilità che la Gacs potesse essere effettivamente escussa. Per le operazioni originate a partire dal 2020 gli indicatori non hanno invece dato ancora segnali di possibile default sulle note senior, ma registrano un rallentamento degli incassi».
Unimpresa ha messo in fila le cifre dei crediti con garanzie pubbliche, per un ammontare di di 302,3 miliardi che corrispondono al 14,5% del prodotto interno lordo italiano e che oggi ballano sul bilancio pubblico: una massa di denaro enorme che rischia di trasformarsi in nuovo debito pubblico.
Del totale di 302,4 miliardi di crediti con garanzie pubbliche, circa 8 miliardi attengono a interventi europei, altri 123 miliardi a misure emergenziali attuate come risposta alla crisi economica innescata dal Covid, poco più di 37 miliardi sono “impegnati” come fondi vari legati a misure per superare la crisi energetica e altri 133 miliardi a strumenti di garanzia ordinari. In termini assoluti, la voce più rilevante è quella corrispondente al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, nell’ambito dei provvedimenti anti-Covid, che vale oltre 98 miliardi, quasi un terzo del totale e pari al 4,7% del Pil.
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