Rifiuti: in Emilia Romagna 140 kg in più pro capite della media

Lo studio Ires pone la regione al vertice nazionale di produzione di immondizia. Nella terra guidata dal Dem Bonaccini nel 2022 la qualità dell'aria è peggiorata.

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A dispetto di un governo storicamente progressista e attento all’ambiente, l’Emilia Romagna è soffocata dall’inquinamento, produce 140 chili di rifiuti solidi pro capite in più rispetto alla media italiana e continua a consumare suolo: questo il quadro che emerge dai principali indicatori dell’ambiente e del territorio, elaborati dall’Ires Emilia Romagna nell’Osservatorio del lavoro e dell’economia regionale.

Il centro studi della Cgil nota come la qualità dell’aria in nella regione storicamente a guida progressista e attenta all’ambientalismo retta da Stefano Bonaccini, in lizza per un seggio all’Europarlamento, sia peggiorata nel 2022 rispetto al 2021: la concentrazione media annua di Pm10 è salita da 24 a 27 microgrammi per metro cubo, mentre quella di Pm2.5 è salita da 16 a 16,5. Valori al di sotto dei limiti di legge fissati rispettivamente a 40 e a 25, ma più alti delle raccomandazioni Oms (15 e 5). Il tutto mentre il resto d’Italia migliora.

L’inquinamento è acuito dalle condizioni climatiche, che nel 2022 hanno visto un deficit di 212,44 millimetri delle piogge e una temperatura media di 1,1 gradi più alta rispetto alla media storica 1991-2020. Ciò ha favorito l’impermeabilizzazione del terreno, coi risultati visti nelle alluvioni di maggio 2023. A favorire l’impermeabilizzazione del terreno è pure il consumo di suolo: nel 2022 l’Emilia Romagna ha visto un aumento dello 0,32% di suolo consumato rispetto al 2021, 635 ettari persi. «La legge sul consumo di suolo sta dando sicuramente dei risultati, ma in parte discutibili», afferma il presidente dell’Ires Emilia Romagna Giuliano Guietti.

Lo studio poi si concentra sui rifiuti. Nel 2022 ogni residente ha prodotto 633,4 chili di rifiuti solidi, 7,3 in meno del 2021 ma 139,7 in più della media italiana: è il dato più alto del Paese e, in questo senso, pesa la quota di popolazione fluttuante (i non residenti), che vanifica i risultati della differenziata.

Maurizio Lunghi, della segreteria della Cgil Emilia Romagna, guarda al lavoro fatto dal sindacato con le istituzioni per affrontare questi problemi e, in vista delle elezioni regionali, avverte: «serve una continuità di impostazione. Anche se i dati possono dare idee contraddittorie, in futuro gli sforzi fatti e i piani messi in campo dovrebbero raggiungere obiettivi molto più efficaci di quelli degli anni passati».

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