Il mercato dell’acciaio italiano ed europeo va di male in peggio, specie per gli acciai speciali come l’inox. In Italia, secondo Federacciai, la produzione di acciaio a marzo è crollata del 12,6% a sole 1,9 milioni di tonnellate complice la perdurante marcia del gambero del principale sito produttivo di Taranto. Bilancio negativo anche per il primo trimestre 2024, con una flessione del 4,5% con la produzione nazionale a 5,4 milioni di tonnellate.
Secondo Federacciai la situazione «in deciso deterioramento è dovuta alla produzione delle due di famiglie di prodotti a caldo. I lunghi, prodotti principalmente destinati alle costruzioni, sono diminuiti dell’11,0% attestandosi a 1,2 milioni di tonnellate, e i piani, prodotti impiegati tra l’altro nell’automotive e nella meccanica, del 14,2% fermandosi a 794.000 tonnellate».
Non va meglio per gli acciai speciali, ad iniziare dall’inox. Il peso dell’Europa nel mondo si sta sensibilmente ridimensionando, con una quota globale in volumi passata dal 17% del 2015 al 10% del 2023. «Siamo sui minimi produttivi dell’ultimo decennio. Ciò, sommato al calo prima dell’export, poi dell’import e del consumo interno, è sinonimo di crisi – ha analizzato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari -. Il mercato è debole e i prezzi stanno tenendo più su spinta dei costi che della domanda.
Nel 2023 la bilancia commerciale con i Paesi extra Ue è stata negativa (-249.000 tonnellate), quasi totalmente appannaggio dei prodotti piani (-259.000 tonnellate) e del rottame (-65.000 tonnellate). L’Italia è invece esportatrice netta di lingotti, vergella e barre. Si tratta però di «un dato “dopato” dal fatto che nel 2023 è sceso di quasi il 50% l’import da Paesi terzi, confermando la debolezza del mercato interno», ha sottolineato Ferrari.
Quanto ai prezzi dell’inox sul mercato dell’acciaio nazionale, lo “Stainless Steel Index” (l’indice di siderweb che condensa l’andamento dei prodotti finiti in acciaio inox in Italia) è in calo pressoché costante dai massimi toccati nel 2022. «Tuttavia, le quotazioni – ha detto Ferrari – restano ancora superiori alla media degli anni precedenti di qualche centinaio di euro alla tonnellata».
Secondo i dati diffusi dalla “Worldstainless”, nel 2023 la produzione mondiale di acciaio inox è salita del 4,6% rispetto all’anno prima, arrivando a 58,4 milioni di tonnellate. Nel 2022, la bilancia si era fermata a 55,8 milioni; nel 2021 erano stati sfornati 58,3 milioni. Si è dunque tornati, lo scorso anno, sui livelli del rimbalzo post-Covid. «Sono due i Paesi che stanno spingendo, gli unici che negli ultimi 6 anni hanno avuto il segno più: Cina e Indonesia – ha evidenziato Ferrari –. Il resto del mondo viaggia tra lo stabile e il ribasso».
È un mondo spaccato a metà: la Cina continua a crescere (+12,6%); il resto frena (-6,5%). «L’Europa lo scorso anno ha perso il 6,2% di output, cioè 400.000 tonnellate, fermandosi sotto i 6 milioni di tonnellate (5,9 milioni). È un calo di ben il 20% rispetto al 2018 (-1,5 milioni di tonnellate) – ha aggiunto Ferrari –, mentre la Cina ha guadagnato il 40% e l’area “altri Paesi” il 27%, spinta dall’Indonesia».
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