Il ministero delle Finanze ha reso noto i risultati delle dichiarazioni 2023 dei contribuenti relativi all’anno di imposta 2022, da cui emerge che circa 42 milioni di soggetti hanno dichiarato in media un reddito di 23.650 euro, con i più ricchi in Lombardia (27.890 euro) e in Alto Adige (27.230 euro) e i più poveri in Calabria (17.160 euro).
Dai dati sulle dichiarazioni 2023 emerge che il numero dei contribuenti è aumentato dell’1,3% rispetto al 2021, e il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a oltre 970,2 miliardi di euro (58 miliardi in più rispetto all’anno precedente, +6,3%) per un valore medio di 23.650 euro.
Nello stesso anno sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA; Il volume d’affari dichiarato ha raggiunto i 4.870 miliardi di euro (+25,5% rispetto al 2021).
I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’83% del reddito complessivo dichiarato; il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 64.670 euro, il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 22.280 euro, quello dei pensionati a 19.750 euro, sfatando così il mito secondo cui l’evasione prosperi nel lavoro autonomo, visto che il reddito medio risultante dalle dichiarazioni 2023 è di circa tre volte superiore a quello medio dei dipendenti.
Crescono i valori medi di tutte le tipologie di reddito: reddito d’impresa in contabilità ordinaria (+19,6%) e in contabilità semplificata (+12,5%); reddito da partecipazione (+11,6%); reddito da lavoro autonomo (+6,9%); reddito da pensione (+4%) e reddito da lavoro dipendente (+3,6%).
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L’imposta netta totale dichiarata ammonta a 174,2 miliardi di euro, (+1,9% rispetto all’anno precedente), è pari in media a 5.380 euro e viene dichiarata da quasi 32,4 milioni di soggetti, pari a circa il 77% del totale dei contribuenti. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2022 a 13,9 miliardi di euro (+8,4% rispetto al 2021). L’addizionale regionale media è pari a 450 euro. L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a oltre 5,8 miliardi di euro, in aumento dell’8,8% rispetto al 2021, con un importo medio pari a 213 euro.
Il dato più inquietante è che il 63% dell’imposta netta totale è dichiarato dai contribuenti con redditi superiori a 35.000 euro che corrisponde ad una platea di contribuenti ridotta, pari a circa il 20% dei contribuenti italiani.
Dall’altro lato, i contribuenti con redditi fino a 35.000 euro (l’80% del totale) dichiarano il 37% dell’imposta netta complessiva. E secondo i dati resi noti dal Mef, i soggetti con «imposta netta diversa da zero e un reddito complessivo maggiore di 300.000 euro (lo 0,2% dei contribuenti) dichiarano il 7,8% dell’imposta netta totale (nel 2021 era il 6,7%)».
Altro aspetto rilevante circa l’iniquità del sistema fiscale vigente è il dato dei 12,5 milioni di soggetti che non versano alcun tipo di imposta grazie alla somma dell’effetto delle soglie di esenzione, l’effetto delle detrazioni e, ancora, quelli per cui l’imposta netta è interamente compensata da quello che tecnicamente si chiama «trattamento integrativo», ovvero l’ex bonus “Renzi” 80 euro che qualcuno, nel governo Meloni, vorrebbe ora ripetere per detassare le tredicesime dei cittadini a basso reddito, salvo scontrarsi con la realtà che non ci sono più soldi per bonus e regalie elettorali di qualsiasi genere con i conti pubblici sempre più scassati dall’effetto dei superbonus edilizi.
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