L’ammontare del Pnrr Italia è sopra la media europea per l’entità delle somme ricevute, ma ha speso solo il 22% delle risorse a disposizione secondo quanto afferma uno studio del Servizio ricerche dell’Eurocamera per aggiornare lo stato di attuazione del Pnrr nei 27 Paesi membri.
Lo studio è stato terminato a pochi giorni dall’ultima Plenaria della IX legislatura e della quindicesima e ultima audizione dei commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni sull’attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza.
«Finora il Pnrr Italia ha ricevuto il 52,7% delle risorse (102,5 miliardi di euro di prefinanziamento e quattro pagamenti per sovvenzioni e prestiti), ben al di sopra della media Ue (34,5%). Altri sei pagamenti per sovvenzioni e prestiti dipenderanno da ulteriori progressi nell’attuazione. Alla fine del 2023, l’Italia aveva speso 43 miliardi di euro, ovvero il 22% delle risorse Ue disponibili per il Pnrr, il che suggerisce l’importanza del periodo fino all’agosto 2026 per la piena attuazione, non solo delle misure di investimento» afferma lo studio dell’Eurocamera che ripercorre le sette missioni legate al Pnrr Italia e la sua recente – e corposa – revisione apportata dal governo Meloni. Una modifica che, si legge nel testo, «ha spostato parte delle risorse e degli obiettivi verso la fine del piano con la decima rata che è diventata la più consistente».
Lo studio sull’attuazione del Pnrr Italia dell’Europarlamento è stato criticato dal ministro agli Affari europei, Raffaele Fitto: «appare incomprensibile sollevare un inutile polverone basato peraltro su dati che, se letti realmente e con attenzione, oggettivamente non corrispondono al vero» rimarcando «l’uso strumentale» fatto dai dati del Parlamento europeo. Lo studio, spiega ancora Fitto, dice anche che «il 56% delle “milestones” sono state inserite e raggiunte nelle prime quattro rate del piano, in assoluta coerenza con il dato del 46% dei target inseriti nella fase finale del Pnrr».
Il termine di attuazione finale del Pnrr dell’agosto del 2026 non sarà un problema solo per l’Italia. Al momento dalla Commissione non c’è alcun segnale di rinviarlo ma il tema sarà tra le prime decisioni da prendere per il nuovo Europarlamento e Commissione europea, ma già ora si sta ragionando di come eliminare alcune farraginosità tecniche e amministrative per accelerare i piani. «Siamo aperti ad una semplificazione ma sulla gestione dei fondi Ue non scenderemo a compromessi» ha precisato il commissario uscente Gentiloni nel corso dell’audizione.
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