La premiata ditta Bonelli & Fratoianni ci ricasca: dopo il boomerang Soumahoro tocca a Salis

E Fratoianni (assieme ad altri del Pd) scivola anche sulla mancetta da oltre un milione di euro elargita da Soros.

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premiata ditta Bonelli & Fratoianni

La premiata ditta Bonelli & Fratoianni riunita sotto le insegne di Avs, Alleanza Verdi e Sinistra, non smette di stupire nella disinvolta gestione delle candidature bandiera che poi si ritorcono puntualmente contro di loro come e peggio di un boomerang scagliato con forza. E pare che l’esperienza maturata non abbia portato loro alcun consiglio, tant’è che ci ricascano entrambi.

Alle Politiche 2022, la premiata ditta Bonelli & Fratoianni si era sperticata nell’agiografia elogiativa del candidato Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei migranti, scambiandolo per l’astro nascente di una sinistra che voleva unire ambientalismo e comunismo, con Bonelli, il Gatto della premiata ditta, pure scoppiato a piangere nella presentazione pubblica del novello redentore degli umili e diseredati.

Peccato solo che nel volgere di poco tempo, Soumahoro si sia trasformato nel boomerang di cui sopra, tanto da costringere i suoi padrini a defenestrarlo dalla premiata ditta, quasi facendo finta di non esserne mai stati i suoi supporter quando le magagne del clan della famiglia Soumahoro sono venute a galla, con la di lui moglie, suocera e cognato finiti indagati e agli arresti domiciliari per una storiaccia di abusi e speculazioni sulle cooperative sociali gestire dai suoi familiari sotto il suo naso. Ovviamente, fino a prova contraria, il deputato Soumahoro è del tutto estraneo ai fatti contestati ai suoi familiari.

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Semmai, di suo Soumahoro ha una questioncella personale relativa ai finanziamenti utilizzati per la sua campagna elettorale una volta ottenuta la candidatura nel collegio emiliano, perché dalle indagini condotte dalla Procura di Bologna sarebbe emerso un finanziamento illecito che, se provato, comporterebbe l’ineleggibilità del Soumahoro al Parlamento italiano. Staremo a vedere gli sviluppi.

Tornando alla premiata ditta Bonelli & Fratoianni, non paghi di quanto raccolto con Soumahoro, ora alle elezioni europee ci riprovano con un’altra aspirante martire politica, come Ilaria Salis, l’attivista anarchica già con alcune condanne dalla magistratura italiana e attualmente in carcere in Ungheria per l’aggressione ad alcuni militanti di destra.

Di fatto, con la candidatura di Salis ad uno scranno al Parlamento europeo il Gatto (Bonelli) e la Volpe (Fratoianni) della politica italiana tentano di dare una patina di lucido alle insegne scolorite ed ammaccate di Avs dopo il passaggio della meteora Soumahoro, sorvolando sul fatto che Salis potrebbe essere un nuovo boomerang, sia per loro che potrebbero non scavallare la fatidica soglia del 4% per partecipare alla ripartizione dei seggi a Strasburgo, sia per la stessa Salis la cui decisione di candidarsi potrebbe tutt’altro che giovare alla sua situazione di carcerata in Ungheria.

Il bello (o il brutto: dipende dai punti di vista) è che fino all’avvenuta ufficializzazione della candidatura era proprio il Fratoianni a destituire di ogni fondamento la candidatura della Salis tra le fila di Avs, dopo avere tentato inutilmente un abboccamento con il Pd di Elly Schlein.

Infine, una questioncella di soldi, perché dalle parti della sinistra, in tutte le sue possibili declinazioni, vale il detto latino “pecunia non olet”, come ben sa soprattutto la Volpe che, non paga di avere raddoppiato le entrate familiari da 16.000 euro al mese paracadutando da segretario di partito la di lui moglie Elisabetta Piccolotti, di origini marchigiane ma allevata politicamente in Umbria, in un collegio sicuro in Puglia, ora si scopre che sia pure passato alla cassa di uno dei bracci finanziari di George Soros incassando una quota dei 1.075.000 euro generosamente elargiti dalla fondazione svedese Demokrati Pluralism Stiftelsen guidata da Daniel Sachs, il vice di Soros nella “Open Society”, per il tramite delle associazioni Agenda e Social Changes.

Di fatto, la Sinistra Italia, di cui Fratoianni è segretario, avrebbe incassato, tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2023, 110.367 euro. Stando a quanto pubblicato dai giornali, Fratorianni sarebbe in buona compagnia tra altri compagni, tra cui i 29.000 euro a Marco Sarracino (deputato e componente della segreteria nazionale del Pd), 10.000 euro a Marta Bonafini (coordinatrice della segreteria Pd), 77.418 euro a Oiudad Bakkali (deputata Pd), 72.800 euro a Caterina Cerroni (segretaria giovani Pd), 24.000 euro a Rachele Scarpa (deputata Pd), 13.211 euro a Giuseppe Provenzano (deputato Pd ed ex ministro per il Sud) o, ancora i 20.300 euro a Nicola Stumpo (deputato Pd).

Ora, questi finanziamenti sono alla luce del sole e pienamente leciti, nonostante puzzino lontano mille miglia quanto all’opportunità di incassarli. Evidenziando anche una sorta di doppia morale della sinistra, sempre di disponibile ad incassare quando i fondi, euro, dollari, rubli o renminbi che siano, bagnano i suoi portafogli, ma a lesta ad innalzare la sempiterna questione morale quando non s’inneggi al tintinnio delle manette quando i fondi vanno alla loro concorrenza politica.

Insomma, nulla di nuovo nella politica italiana.

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