Non poteva passare in cavalleria con una scrollata di spalle il clamoroso scivolone dell’amministrazione comunale di Trento guidata dal sindaco Pd Franco Ianeselli in merito alla gestione dei progetti “Marvel” e “Protector”, iniziative sperimentali di telecontrollo e sicurezza del territorio cofinanziate dall’Unione europea, che l’hanno vista condannata dal Garante della privacy con una multa da 50.000 euro – dimezzata a 25.000 perché pagata nei termini di 30 giorni per la sanzione ridotta – pagata lo scorso 20 gennaio.
Anche se il Garante ha riconosciuto la buona fede circa l’errore commesso dall’amministrazione Ianeselli, è evidente che il comune non ha attuato le necessarie e doverose pratiche di anomizzazione dei dati raccolti negli spazi pubblici, esponendo i cittadini alla violazione della propria riservatezza personale.
Sulla vicenda, i quattro consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Daniele Demattè, Andrea Merler, Giuseppe Urbani e Cristian Zanetti, hanno presentato un esposto alla Corte dei conti per fare luce su quella che loro definiscono una «mala gestio del denaro pubblico».
Secondo gli esponenti del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, che ha ricostruito la vicenda dei progetti “Marvel” e “Protector”, parlando di «atteggiamento spesso irridente e sprezzante» da parte del sindaco Ianeselli che «bollava le richieste di informazioni e le preoccupazioni evidenziate come mera demagogia» nei documenti ufficiali contenuti nelle risposte ad interrogazioni e “question time”, tutti erano impegnati nel dare «rassicuranti risposte del Sindaco e dell’assessore Casonato, in ordine alla legittimità dell’azione del cobmune».
Secondo gli esponenti di Fratelli d’Italia, «il tema della “mala gestio” del denaro pubblico non inerisce, naturalmente, solamente alla citata sanzione pagata dal comune, ma anche a tutte le spese che l’amministrazione ha sostenuto per aderire, iniziare e proseguire dei progetti (illegittimi) di cui sopra, che hanno visto l’utilizzo di risorse pubbliche sia dirette (acquisto di beni, appalto di servizi, etc.), ma anche costi indiretti (utilizzo di risorse del personale interno, ore di studio e lavoro dei dipendenti o consulenti del comune, redazione di specifici atti amministrativi e impegni di spesa, etc.). Lo sperpero di denaro pubblico potrebbe inoltre inerire anche alle somme che l’Unione europea pare abbia richiesto al comune di Trento, in quanto pare fossero già state spese la maggior parte delle somme concesse quale finanziamento. Per i richiamati progetti pare fossero stati spesi già 128.079 euro, pari a 90% della spesa totale. Pare, inoltre, come, nel maggio 2023, il comune ebbe a ricevere la somma di 102.000,00 euro di prefinanziamento: somme derivanti dall’Internal security fund. Qualora queste, ovvero ulteriori somme, anche in parte, dovessero restituite, anche questo fatto potrebbe avere dei profili di danno erariale. Inoltre andrebbe quantificata – indipendentemente dalla restituzione o meno delle somme all’Ente erogatore – la somma che l’amministrazione Ianeselli ha comunque speso (sempre di denaro pubblico parliamo) per un progetto illegittimo e ora abbandonato».
Sarà ora la Corte dei conti a derimere la vicenda che poteva essere gestita in modo più attento e meno superficiale, evitando di cadere in una svista così clamorosa, specie in un periodo dove la tutela della riservatezza personale è una questione di ogni giorno a qualsiasi livello.
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