Il vino si conferma uno dei motori dell’economia nazionale, che vale l’1,1% del Pil italiano con una produzione annua di 45,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 17,4 miliardi e 303.000 occupati secondo i dati forniti dall’osservatorio Uiv-Vinitaly.
«Tutti i nostri produttori del settore vino devono sapere che non sono soli. C’è un governo che li sostiene e lavoriamo per abbattere tutte le barriere doganali per combattere la concorrenza sleale» ha detto il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.
Per il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, «l’Italia senza il vino sarebbe una Nazione più povera, non solo a livello culturale e ambientale, ma anche sul piano economico, in quanto il settore vinicolo è un asset strategico per l’occupazione e per l’export italiano nel mondo. Il vino italiano vale più di 8 miliardi di export e i consumatori sul mercato interno lo scelgono perché esprime qualità, dà sicurezza e benessere. E’ dunque un elemento prezioso che va protetto nella sua integrità, nella qualità rendendolo sempre migliore e attrattivo».
Una «Italia senza vino non conviene a nessuno» evidenzia il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, nel ricordare tuttavia che «l’era della crescita quantitativa è finita e i paradigmi di consumo stanno cambiando molto velocemente: dobbiamo essere consapevoli di ciò e traghettare le imprese verso questa nuova sfida».
«Per il mondo del vino è un momento di impasse per quanto sta accadendo sugli scenari internazionali, ma riusciremo a superare anche queste difficoltà – afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella -. Sapremo superare queste difficoltà perché il vino italiano è unico al mondo. Non c’è Francia, Germania, Austria che tenga, dinanzi la nostra ricchezza di varietà, trasversale e biodinamica, quindi usciremo bene».
Il vino costituisce anche un formidabile volano turistico: sono oltre sei milioni le notti trascorse tra le vigne nel 2023 dagli enoturisti italiani e stranieri che hanno preso d’assalto strutture agrituristiche, bed&breakfast e case vacanza con l’obiettivo di vivere esperienze nel mondo del vino. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Terranostra Campagna Amica e Airbnb. L’identikit delle preferenze degli enoturisti è tracciato dall’indagine Coldiretti/Ixè sul fenomeno, con 15 milioni di italiani che hanno avuto esperienze di turismo in cantina.
Ben 8 cittadini su 10 si dichiarano poi intenzionati a farlo, un potenziale bacino di assoluto interesse per la crescita del settore. Accanto alle tradizionali degustazioni di abbinamento di vino e ai corsi di cucina, non mancano le attività innovative che catturano l’interesse degli appassionati. Un 24% dichiara di essere interessato a pratiche sportive e salutistiche nelle vigne, tanto che ci sono strutture che propongono yoga e pilates in mezzo ai filari o percorsi in bicicletta, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Ma c’è anche un 26% che punta alla vinoterapia e ad attività di benessere con prodotti ricavati dalla vite e dal vino, trainati dalla crescita dell’agriwellness, mentre un 31% chiede concerti e spettacoli organizzati in mezzo ai vigneti.
E il turismo tra le cantine costituisce anche un volano per le vendite dirette di vino, che consente ai produttori di incassare direttamente denaro fresco senza attendere i tempi della grande distribuzione, con soddisfazione anche dei consumatori che spesso riescono ad acquistare vino di qualità a prezzo scontato.
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