La manifattura italiana torna a tirare, ma l’economia attende la Def

Il calo dell’inflazione in Europa dovrebbe avvicinare il taglio dei tassi per rilanciare consumi ed investimenti.

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L’economia italiana chiude un primo trimestre 2024 in probabile crescita: dopo il terziario, anche la manifattura italianasegnali di ripresa mettendo fine a un anno di contrazione. Una tendenza che mette l’Italia, con la Spagna, alla guida della ripresa europea, e che potrebbe giovarsi del taglio dei tassi Bce grazie ai prezzi che si vanno raffreddando: ultima a dare il segnale è la Germania, con un’inflazione scesa a marzo al 2,3% da 2,7% (armonizzato) ai minimi dal giugno 2021.

Dopo una serie di risultati negativi da marzo 2023, l’indice Pmi della manifattura italiana è risultato a 50,4 a marzo da 48,7 di febbraio, tornando – grazie all’attività del comparto, agli ordini e anche all’andamento degli occupati – sopra la soglia dei 50 punti che separa la contrazione dall’espansione dell’attività manifatturiera.

«Il settore italiano può tirare un sospiro di sollievo», dice Tariq Kamal Chaudhry, economista della Hamburg Commercial Bank che elabora l’indice in collaborazione con S&P Global. «Dopo quasi un anno di difficoltà il Pmi Hcob è uscito dalla zona di contrazione, e con un valore di 50,4 l’Italia si unisce alla Spagna come seconda, fra le quattro maggiori economie europee, nel registrare espansione». Un segnale che si accompagna a quello del Pmi servizi, tornato in positivo a gennaio. E che vede un netto distacco con Francia e Germania, entrambe con il Pmi manifatturiero – un indice molto osservato perché “anticipa” le statistiche tradizionali – non solo sotto 50, ma in peggioramento a marzo».

In ripresa più decisa dell’Italia c’è la Spagna, con i Pmi su valori più robusti e con stime di crescita per il 2024 che S&P Global pone all’1,8% contro lo 0,6% dell’Italia, lo 0,8% della Francia e lo 0,3% della Germania, la cui ripresa avverrebbe dai mesi estivi dopo una probabile recessione in corso. Proprio quella recessione – assieme al calo dei prezzi energetici – è all’origine del forte calo dell’inflazione in Germania.

Il rallentamento dell’inflazione in Europa, scesa a febbraio al 3,1% che a marzo dovrebbe assestarsi tra il 2,2% e il 2,5%, dovrebbe potere anticipare ad aprile l’atteso avvio del taglio dei tassi per consentire all’economia di avere più slancio per sostenere la ripresa che rischia di spegnersi.

In Italia il 9 aprile il governo Meloni presenterà il Def – Documento di economia e finanza – che contiene le cifre dell’andamento dell’economia, che dovrebbe vedere una limatura sulle previsioni contenute nella Finanziaria 2024, con la crescita attesa nell’anno calare dall’1,2% all’1% – sempre maggiore alle previsioni che stimano realistica una crescita nazionale dello 0,6-0,7% – ed evidenziare l’andamento del debito pubblico alla luce dell’effetto Superbonus edilizia, che pare avviato verso quota 200 miliardi e con un peso sull’anno in corso in termini di maggiore debito stimabile tra il 30 e i 40 miliardi di euro, quasi il doppio di una manovra finanziaria ordinaria, il che limita di molto le capacità di manovra del governo Meloni che deve fronteggiare il rifinanziamento per il 2025 del taglio del cuneo fiscale e della riduzione degli scaglioni fiscali che da soli valgono una ventina di miliardi.

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