Il tennis è lo sport del momento, grazie alla Sinner-mania con i successi incassati uno dietro l’altro dal giovane atleta altoatesino di Sesto Pusteria con domicilio fiscale nel principato di Monaco, ma si sorvola sull’impatto ambientale di questo sport, tutt’altro che trascurabile, specie alla voce palline da tennis.
Solitamente in ogni gara di tennis i giocatori professionisti cambiano con frequenza le palline, usandone di nuove dopo 7 giochi dall’inizio dell’incontro e poi ogni 9 giochi (solo a Wimbledon se ne usano 55.000). E dopo l’uso, a parte quelle autografate dai campioni, tutte le altre finiscono a carico dell’ambiente, in discarica o all’incenerimento.
Ogni anno, nel mondo si producono circa 330 milioni di palline da tennis per un fatturato che nel 2023 ha superato gli 1,42 miliardi di dollari con una previsione di crescita del 40% entro il 2030, grazie all’aumento della popolarità di questo sport. I principali produttori mondiali sono gli Stati Uniti – che sono anche il primo importatore –, Cina (33% dell’export globale) e Thailandia (31%). I commerci mondiali delle palline da tennis hanno originato un traffico marittimo che due anni fa ha riempito 173.000 container.
A norma di regolamento della Federazione internazionale del tennis (Itf), ogni pallina dev’essere realizzata con una proporzione fissa tra gomma naturale (di 72%) e sintetica (28%), con la spinta ad una forte deforestazione in Thailandia e Indonesia. Poi c’è l’impronta di carbonio della filiera dei componenti può portare una pallina da tennis a percorrere 80.000 chilometri attraverso 11 Paesi prima di essere giocata sui campi da tennis. Una volta giocata, c’è la fase di smaltimento in discarica (solo negli Stati Uniti, 125 milioni di palline l’anno) dove ci mette 4 secoli a decomporsi, o negli inceneritori.
Per ridurre l’impatto ecologico di questo oggetto giallo, iniziano ad esserci le prime proposte di riciclaggio e di produzione alternativa: alcune imprese le triturano per produrre pavimenti. “Renewaball”, la prima palla realizzata con materie riciclate e a filiera corta è la proposta che arriva dall’Olanda. Il produttore leader negli Usa, Wilson, ha lanciato una palla capace di durare fino a quattro volte più a lungo, e ha lanciato il progetto “Recycle Balls” per riutilizzarle. Anche l’Itf ha avviato un gruppo di lavoro per studiare il problema, a partire dalle regole di gara.
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