A marzo il mercato auto Italia incassa una frenata con 162.083 autovetture immatricolate con un calo del 3,7% su marzo 2023. Questa contrazione interrompe una serie di incrementi mensili che durava dall’agosto 2022. Nel primo trimestre 2024 le immatricolazioni sono state 451.261 con una crescita del 5,7% sul primo trimestre del 2023, ma con un calo del 16,1% sullo stesso periodo del 2019.
Le attese del settore dell’auto non erano certo per una interruzione della ripresina in atto da agosto 2022, ma per una vigorosa intensificazione delle vendite. Il dato di marzo è invece una doccia fredda e a ciò si aggiunge che dall’indagine congiunturale mensile di marzo condotta dal Centro Studi Promotor emerge che il 62% dei concessionari intervistati segnala un basso livello di acquisizione di ordini, che per il 60% è stata bassa anche l’affluenza di visitatori negli autosaloni e, dulcis in fundo, che il 64% prevede per i prossimi mesi stabilità sui bassi livelli di marzo.
Per superare la frenata di marzo si sperava in una tempestiva introduzione degli incentivi da troppo tempo annunciati dal governo Meloni e non ancora operativi. Tra l’altro proprio l’attesa di incentivi ha contribuito al raffreddamento della domanda. Molti operatori hanno ora anche seri dubbi sulla possibilità che gli incentivi possano portare risultati significativi.
Finora gli stanziamenti dedicati ad auto elettrica e dintorni sono stati sistematicamente snobbati dagli automobilisti, mentre quelli dedicati alle auto con alimentazioni tradizionali, ma con emissioni non superiori a 135 gr di CO2 al chilometro, sono sempre stati bruciati in pochi giorni. E questo perché gli stanziamenti per questo tipo di auto erano in genere decisamente modesti, il che non era certo positivo considerando che il loro impatto sull’ambiente sarebbe stato importante contribuendo a far rottamare molte auto vecchie, inquinanti e poco sicure che restano invece in circolazione e vanno ad alimentare un mercato dell’usato ipertrofico e in crescita anche nel primo trimestre di questo 2024 del 9,4%.
Per sostenere in modo strutturale il mercato auto Italia il governo Meloni dovrebbe cambiare strategia e abbandonare la via degli incentivi rivolti agli acquisti dei privati per passare a rendere finalmente equiparata all’Europa la tassazione sull’auto aziendale. Il miliardo previsto per gli incentivi 2024 potrebbe coprire il buco di cassa che si genera con il passaggio della deducibilità fiscale completa dell’auto aziendale nel primo anno di attuazione, generando per quelli successivi vantaggi per tutti, per il fisco, le aziende e per i dipendenti, così come avviene all’estero dove sono le aziende e non i privati i maggiori immatricolatori di auto nuove. A differenza dei privati, le aziende assicurano il ricambio continuativo del parco mezzi che va ad alimentare quello dell’usato con prodotto con 3-4 anni di vita che viene offerto a sconto del 50% rispetto al nuovo.
Sul fronte delle alimentazioni, anche a marzo è forte la decelerazione delle immatricolazioni delle auto elettriche (-35,5%, quota 3,2%) e plug-in (-21,7%, quota 3,5%) che portano i volumi cumulati ad una decrescita rispettivamente del -19,9% e -23,8% e una rappresentatività del 2,9% e 3,2%, a conferma della loro non adeguatezza alle necessità dei consumatori.
Andamento negativo anche per le autovetture Diesel che scendono del -27,6% (-17,7% tra gennaio e marzo), con quota al 15,1%, in linea con quella del primo trimestre, che viceversa andrebbero rilanciate per via del loro ridotto impatto da una seria politica ambientale. Le auto a benzina vedono un incremento mensile del +5,6% (quota 31,3%) e le ibride elettriche registrano un +8,5%, con una quota al 38,8%. Nel primo trimestre 2024 le auto a benzina crescono del +19,9%, le ibride elettriche del +12,6%, con quote di mercato rispettivamente del 31% e del 38,2%. Infine, le auto alimentate a gas sono sostanzialmente stabili nel mese con una quota al 7,9%; quelle a metano ottengono un risultato positivo pari a +39,1% ma una rappresentatività dello 0,2% sia nel mese che a livello cumulato.
Se le prossime elezioni europee vedranno una forte penalizzazione dell’area ambientalista e socialista, il mercato dell’auto europeo potrà cancellare l’assurdo e antistorico divieto di vendita di veicoli nuovi con motore termico previsto per il 2035, rilanciando la tecnologia motoristica europea e quella Diesel in particolare, lasciando l’elettrico a nicchie di mercato, soprattutto fino a che lo sviluppo di nuove tecnologie di accumulo elettrico non sarà giunto a maturazione. Con buna pace di Di Meo & Co. che hanno abbracciato senza se e senza ma lo scenario elettrico della mobilità imposto alle case automobilistiche da una classe politica europea inetta e boccalona.
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