Casse Rurali Trentine bilancio 2023 all’insegna della redditività recuperata

Quasi 32 miliardi intermediati e utile netto di 210 milioni. Cala il numero delle Casse a seguito della razionalizzazione (da 46 a 12). Invariata la copertura del territorio.

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Casse Rurali Trentine
Casse Rurali Trentine da sx Silvio Mucchi, Roberto Simoni e Vicenzo Visetti.

Per le Casse Rurali Trentine il 2023 si è chiuso all’insegna della recuperata redditività e del mantenimento della quota di mercato, con masse intermediate in crescita di 900 milioni a 31,9 miliardi e utile netto – che viene messo a riserva per via degli obblighi mutualistici – di 210 milioni di euro, mentre prosegue il processo di razionalizzazione del sistema con la fusione tra le Casse che calano dalle 46 del 2010 alle 12 del 2023 attraverso una rete di 282 sportelli.

Le 12 Casse Rurali Trentine (11 dal 1° gennaio 2024 per effetto della fusione tra Trento e Novella Alta Anaunia, da cui è nata la Banca per il Trentino Alto Adige) hanno ulteriormente incrementato anche il numero dei soci, oggi complessivamente pari a 131.323. Una realtà creditizia che annovera 2.000 dipendenti, cui si aggiungono i circa 500 della capogruppo Cassa Centrale e delle società strumentali.

«Si tratta di risultato assolutamente positivo dal punto di vista dei numeri, ma sarebbe riduttivo fermarsi a questo tipo di analisi – ha affermato il presidente della Cooperazione trentina, Roberto Simoni -. Il credito cooperativo ha un impatto sociale sulle comunità trentine che va ben oltre in termini di presenza capillare sul territorio, anche nelle località più decentrate, di vicinanza alle famiglie e alle piccole e micro imprese».

Per il vicepresidente della Federazione e presidente di Fondo Comune delle Casse Rurali, Silvio Mucchi, «nell’insieme questo sistema oggi più che mai dimostra la propria capacità di fornire risposte a famiglie e imprese, e di costruire progettualità. Finanziamo le aziende per dare loro continuità, e sosteniamo le realtà del territorio per contribuire a farlo crescere. Una fiducia manifestata dai clienti e dai soci anche attraverso l’aumento della raccolta. Il nostro sistema è solido e ben strutturato, rafforzato dalla presenza della capogruppo Cassa Centrale e dal Fondo Comune rappresentato da tutte le Casse Rurali Trentine».

Al referente della Federazione per il credito, Vincenzo Visetti, il compito di presentare i dati del bilancio 2023 delle Casse Rurali Trentine che sono presenti in modo capillare su tutto il territorio trentino e sono un termometro molto sensibile e preciso dell’andamento dell’economia della Provincia. «Complessivamente il 2023 è andato meglio delle aspettative. Il quadro macroeconomico è certamente complicato, ci sono incertezze che derivano soprattutto da fattori esterni al nostro contesto provinciale – ha detto Visetti -. L’aumento significativo della raccolta bancaria dimostra che comunque l’economia locale è ancora in grado di generare valore, che certo in questo momento viene prudentemente posizionato in gran parte sui conti correnti e soprattutto sul risparmio amministrato, in attesa di tempi migliori per quanto riguarda l’andamento dei tassi di interesse. Mentre registriamo una riduzione degli investimenti da parte delle imprese e una riduzione anche degli acquisti di prime case da parte delle famiglie, possiamo affermare che c’è fieno in cascina, in misura tale da consentire di guardare al futuro con una certa serenità e anche con una doverosa dose di ottimismo».

Il credito cooperativo trentino nel 2023 ha intermediato complessivamente 31,9 miliardi di euro (+900 milioni rispetto al 2022), 22,6 dei quali di raccolta (+5,6%), e 9,3 di prestiti (-2,8%). La crescita della raccolta complessiva dimostra la persistente capacità del sistema economico locale di generare valore, nonostante l’impegnativa congiuntura.

Al calo contenuto della raccolta diretta (-1,1%), si contrappone l’aumento del 18,4% dell’indiretta, gran parte della quale (+60,3%, pari a +1 miliardo) si indirizza al risparmio amministrato, mentre quello gestito aumenta in misura più contenuta, ma sempre apprezzabile (+5,5%). Questo dato può essere visto come una strategia “difensiva” a fronte dell’incertezza, del rischio inflazione, e della scarsa propensione agli investimenti. Ma specularmente, esso dimostra che le famiglie e le imprese sono tuttora in grado di accantonare risorse per il futuro, sia pure in un contesto che purtroppo evidenzia – anche sul territorio – un divario crescente nella distribuzione del reddito e della ricchezza.

Gli effetti negativi dell’aumento dei tassi di interesse – imposto dalla politica monetaria delle banche centrali – trovano invece riscontro nella riduzione dell’ammontare complessivo dei crediti netti alla clientela, che nel 2023 sono diminuiti di 270 milioni. Calano maggiormente i prestiti alle imprese (-4,1%), meno alle famiglie (-1,7%).

La maggior parte delle domande di finanziamento continua ad essere accolta (in media, il 95%), ma le richieste di nuovi mutui per l’acquisto della prima casa sono diminuite, rispetto a due anni fa, sia per numero (-317), sia per importo complessivo (-72 milioni), sia per importo medio della singola erogazione, che è passato da 155.000 a 143.000 euro. Segnale della crescente difficoltà delle famiglie ad affrontare la sfida dell’acquisto dell’abitazione.

Se si considera poi la suddivisione dei crediti lordi per tipologia di attività economica, si nota che il calo della domanda è maggiore nell’agricoltura, nell’edilizia, nell’immobiliare e nei settori caratterizzati da imprese di piccole e piccolissime dimensioni (commercio, alberghi e pubblici esercizi), mentre si registra una sostanziale tenuta nel manifatturiero. Tendenze che – per quanto legate a fattori congiunturali – esigono anche qualche riflessione di prospettiva sulla necessità di sostenere lo sviluppo equilibrato di tutti i settori economici, riducendo l’eccessiva concentrazione delle risorse sui soli settori dell’agricoltura e del turismo, tra l’altro purtroppo significativamente esposti ai rischi climatici.

Nel complesso, i dati confermano la tendenza all’ulteriore miglioramento della qualità dei crediti del sistema delle Casse Rurali Trentine, con il totale dei finanziamenti deteriorati lordi che cala dal 5,9% al 5,1%, ma con un tasso di copertura superiore al 95%, e con le sofferenze lorde all’1,1% (ormai quasi completamente svalutate: 98,5%).

Il consistente recupero di qualità degli attivi consente alle Casse Rurali Trentine di migliorare di 95 milioni il rapporto tra rettifiche e riprese di valore nette per rischio di credito. Tale dato, insieme all’elevato margine di interesse generato dall’andamento dei tassi di riferimento, e di conseguenza di quelli di mercato (520 milioni, +26%), contribuisce a generare un utile netto complessivo di 210 milioni (+74%), nonostante il risultato negativo dell’attività finanziaria (-105 milioni), dovuto alla necessità di sostituire i titoli in portafoglio con quelli di più recente emissione, che garantiscono migliori rendimenti prospettici.

L’utile rappresenta il miglior risultato di sempre per il credito cooperativo trentino e viene interamente riversato, al netto di quanto dovuto per legge al fondo mutualistico della cooperazione e degli interventi sociali effettuati (che negli ultimi 5 anni hanno restituito alla comunità oltre 10 milioni/anno), nelle riserve indivisibili delle banche cooperative, rafforzando i parametri patrimoniali che consentono l’erogazione del credito.

Il rafforzamento patrimoniale consente finalmente alle Casse Rurali Trentine di tornare ai livelli di patrimonializzazione di 10 anni fa, prima delle pesanti rettifiche imposte dagli effetti crisi finanziaria prima e da quella del debito sovrano poi. I mezzi propri risalgono a 1,788 miliardi, con un coefficiente di solidità (Total capital ratio) al 26%, che si conferma ai vertici del sistema bancario italiano.

I buoni dati di bilancio consentono al credito cooperativo trentino di venire incontro alle esigenze di famiglie e imprese con proposte sempre più personalizzate, anche con l’obiettivo di sostenere l’andamento dell’economia in generale rallentamento, anticipando laddove possibile l’abbassamento e la personalizzazione dei tassi d’interesse, così come sta già avvenendo nel campo dei mutui casa.

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