Mercato Ue: la riforma è «drammaticamente urgente»

Per Enrico Letta «serve un nuovo “NgEu” più piccolo e strutturale».

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L'ex premier italiano e leader Pd, Enrico Letta.

Un «drammatico senso di urgenza»: questo il messaggio che Enrico Letta lancia ai capi di Stato e di governo Ue in merito alla necessità di completare e rilanciare il mercato Ue per recuperare competitività con gli Usa, la Cina e le altre grandi potenze economiche mondiali.

Il rapporto – che costituisce idealmente la premessa a quello sulla competitività che sta preparando Mario Draghi (con il quale Letta è in costante contatto) – sarà presentato dall’ex presidente del Consiglio italiano ai leader Ue in occasione del vertice in programma per il 17 aprile prossimo partendo dalla constatazione che occorre procedere senza indugio verso la creazione di un mercato unico dei capitali per reperire le risorse necessarie per finanziare la transizione energetica e digitale, ma anche la difesa comune. Sfide che – secondo le stime avanzate da Draghirichiederanno investimenti per oltre 480 miliardi l’anno da qui al 2030. Senza contare i costi per continuare la difesa dell’Ucraina e la sua successiva ricostruzione.

«Oggi non ci sono le condizioni per un nuovo “NextGenerationEu”. Bisogna quindi puntare a uno strumento più piccolo, ma strutturale, che possa mobilitare anche gli investimenti privati» accanto a quelli pubblici, ha detto Letta. E questo superando le resistenze dei Paesi frugali capitanati dalla Germania.

Letta ha parlato del rapporto che sta completando in occasione di un incontro a Bruxelles organizzato dal Gruppo d’iniziativa italiana (Gii) presieduto da Albero Mazzola a cui sono intervenuti anche il rappresentante permanente presso l’Ue, ambasciatore Vincenzo Celeste, e l’ambasciatore in Belgio, Federica Favi. Pur senza dare anticipazioni precise, l’ex presidente del Consiglio ha detto che il documento evidenzierà l’urgenza di intervenire per creare un vero mercato unico non solo dei capitali, ma anche delle telecomunicazioni e dell’energia, i tre settori rimasti fuori dal cantiere lanciato da Jacques Delors quando i partner dell’allora Cee erano ancora dieci. Inoltre, occorre creare dei grandi campioni industriali europei e rafforzare le piccole e medie imprese.

Ora, il mondo è drasticamente cambiato e per rispondere alle nuove sfide «non basta la consapevolezza dell’urgenza, serve una forte volontà politica» e delle leadership che consentano di superare logiche nazionali. «Le piccole rinunce che ognuno deve fare sono nulla rispetto ai benefici collettivi che ne possono derivare», ha sottolineato Letta.

I documenti dei due ex presidenti del Consiglio potrebbero rappresentare gli indirizzi di politica economica per il rilancio dell’Ue nella prossima legislatura, ma a rischio di sostanziale disapplicazione se la futura maggioranza di governo dell’Ue dovesse prescindere dall’area socialista cui lo stesso Letta fa riferimento. «Il mio lavoro deve essere ambizioso ma anche fattibile – ha detto Letta -. Non proporrò modifiche dei Trattati perché oggi non ci sono le condizioni e tante cose si possono già fare così». Ma sarà «assolutamente necessario”» intervenire prima del prossimo allargamento dell’Unione «per non ripetere gli errori del passato».

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