Pneumatici sostenibili: Unitrento guida un progetto di ricerca europeo

Obiettivo della ricerca sviluppare un prodotto privo di sostanze nocive per la salute grazie al finanziamento di quasi 900.000 euro.

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Pneumatici fuori uso consorzio ecotyre pneumatici prodotti con gomma riciclata

I pneumatici usati costituiscono un problema ambientale di primaria importanza e anche i tentativi di utilizzare il polverino di gomma derivante dalla triturazione delle carcasse con la separazione dell’acciaio e dei componenti tessili per realizzare erba sintetica o tappetini per aree gioco o pavimenti per strutture sportive cozzano contro la presenza di composti cancerogeni contenuti nel materiale d’origine, come gli idrocarburi policiclici aromatici o Ipa che possono essere rilasciati in atmosfera, specie in presenza di alte temperature ambientali.

L’Unione europea ha deciso importanti restrizioni nell’impiego di questi materiali per la realizzazione di manti in erba sintetica o di tappeti dei giardini pubblici. Ma gli Ipa sono rilasciati in atmosfera anche dagli pneumatici nuovi, durante il loro ciclo di vita. A tal proposito la nuova normativa Euro 7, entrata in vigore da poco, prevede che i veicoli saranno disciplinati anche sul fronte delle emissioni prodotte dai materiali e dai componenti che si usurano, come gli pneumatici o la frizione o i materiali frenanti.

Per limitare l’impatto ambientale di questi prodotti parte il progetto cui lavorerà un gruppo di ricerca, guidato da Stefano Gialanella, docente di Scienza e Tecnologia dei materiali al Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento, composto da Andrea Dorigato, Luca Fambri e Giulia Fredi. Il progetto si chiama “NORUBTREET_4_LIFE” e ha recentemente ottenuto un finanziamento europeo da 898.717 euro. Fondi che rientrano nell’ambito del programmaLife Horizon Europe”, che supporta interventi e iniziative dedicate al miglioramento della qualità dell’ambiente, alla sostenibilità e all’economia circolare.

Il progetto punta a realizzare un processo di riciclaggio degli pneumatici usati per creare nuove mescole per pneumatici nuovi, non inquinanti, e qualificati anche per le caratteristiche di emissioni in atmosfera e il relativo impatto tossicologico e ambientale.

Coordinato dall’Università di Trento, lo studio ha quattro partner europei: Istituto reale svedese di Tecnologia (Svezia), Università di Groningen (Olanda), Università degli Studi di Milano, Marangoni Spa, azienda trentina attiva nella ricostruzione degli pneumatici. La ricerca parte da una collaborazione con l’Università di Groningen, dove è già stato sviluppato un processo per riciclare le gomme da pneumatici, ma su piccola scala. Due le principali linee di azione: misurare le esalazioni derivate da questi prodotti provenienti dall’Olanda e verificare che non contengano sostanze tossiche come gli idrocarburi policiclici aromatici.

«Se dovesse contenerne – spiega Stefano Gialanella –, dovremmo modificare l’attuale processo di produzione. E quindi creare materiali con formulazioni nuove che verranno testati in laboratorio. Metteremo a confronto le emissioni di uno pneumatico medio europeo già sul mercato con quelle dei materiali che andremo a realizzare. E ci attendiamo risultati positivi in termini sia di impatto ambientale che economico».

Le stime riportate nello studio parlano di una riduzione di gas serra del 30% durante il ciclo produttivo. E di un costo d’acquisto inferiore del 25%. In prima battuta saranno prodotti battistrada per veicoli pesanti (camion, escavatori, veicoli di cantiere) utili per il settore della ricostruzione degli pneumatici. Ma il traguardo è più ampio. «Il focus è sullo pneumatico – spiega Gialanella – e su cosa farne adesso che è stato messo al bando. Ma le informazioni che otterremo saranno utili per sapere se l’aria che respiriamo al parco giochi o durante una partita in un campo di tennis contiene sostanze dannose per le persone».

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