Per il mondo agricolo l’ingresso dell’Ucraina in Europa comporterebbe lo stravolgimento degli attuali assetti, sempre a condizioni attuali invariate, con l’assorbimento di circa il 50% degli attuali aiuti europei al settore e un pesante taglio per gli agricoltori degli altri paesi, a partire dal calo del 20% circa per il settore italiano destinato a perdere circa 1,4 miliardi di euro.
A fronte di uno scenario di tagli per l’agricoltura europea a seguito dell’ingresso dell’Ucraina in Europa, l’alternativa sarebbe di incrementare l’attuale livello di spesa della Pac di 98,9 miliardi nei 7 anni del quadro finanziario Ue, che andrebbe a sommarsi agli attuali 378,5 miliardi.
L’elaborazione del Centro Studi Gea presentata ad un convegno europeo si basa sul fatto che l’Unione Europea ripartisce i finanziamenti della Pac ai Paesi membri prevalentemente in base agli ettari della superficie agricola posseduti. A fronte di una superfice agricola di 157 milioni di ettari di superfice agricola dei 27 Stati Ue, quella ucraina è di 41 milioni. A parità di stanziamento della Pac, per ogni ettaro di superfice coltivata con l’Ucraina in Europa gli agricoltori riceverebbero 272,34 euro invece degli attuali 343,52. L’Italia passerebbe da un contributo annuo di 5,6 miliardi a 4,2, con un taglio di 1,4 miliardi l’anno, con pesanti conseguenze per la Lombardia (-52% da oltre 600 milioni a meno di 300), Calabria (-48%, da quasi 400 milioni a 200), Veneto (-47%, da quasi 500 a 250 milioni) e quote inferiori per Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Campania e Umbria.
La simulazione non tiene conto di correttivi dal negoziato di adesione dell’Ucraina alla Ue, ma calcola l’ipotesi di un’erogazione del sostegno europeo sulla base della superficie agricola per il primo pilastro della Pac, ipotizzando l’ingresso di Kiev alle stesse condizioni degli attuali Paesi membri. Scenario duramente contestato dai grandi Paesi agricoli Ue, Francia, Germania e Spagna, ma anche quelli dell’Europa centro-orientale.
Il taglio dei contributi comunitari avrebbe conseguenze pesanti sul settore primario europeo, già messo a dura prova dalle politiche europee del “Green Deal” che impone il taglio dei fitofarmaci e dei concimi, con conseguente riduzione della produzione e maggior ricorso alle importazioni dall’estero, con il contrappasso di portare sulle tavole prodotti con caratteristiche di sicurezza sanitaria spesso inferiori a quelli realizzati nel territorio europeo.
Parimenti, è molto difficile che si possa incrementare la spesa della Pac di 100 miliardi, quando sul bilancio comunitario spingono anche altre esigenze, a partire da quelle della difesa, altro settore per cui si parla della necessità di stanziamenti per almeno 100 miliardi, ma con solo 1,5 miliardi di risorse effettivamente stanziate.
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