Nuovo avvertimento dell’Ocse sul debito globale: secondo il primo “Oecd Global Debt Report”, il volume totale del debito obbligazionario sovrano e societario a livello mondiale alla fine del 2023 sfiorava i 100.000 miliardi di dollari, una quota comparabile a quella del Pil mondiale, con in testa Usa e Cina.
«Un nuovo paesaggio macroeconomico caratterizzato da una inflazione più elevata e politiche monetarie più restrittive trasforma i mercati obbligazionari su scala mondiale ad un ritmo senza precedenti da decenni – avverte il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann -. Questa situazione ha profonde ripercussioni sulle spese pubbliche e la stabilità finanziaria».
L’Ocse lancia l’appello a stati e aziende a «gestire i rischi critici indotti dal forte aumento dei prestiti obbligazionari a livello mondiale». Per Cormann, è necessario «orientare più precisamente la spesa pubblica e porre maggiormente l’accento sugli investimenti nei settori che favoriscono rendimenti di scala nonché una crescita duratura».
«Le autorità di sorveglianza dei mercati – prosegue Cormann – devono essere molto attente sia alla sostenibilità del debito nel settore societario sia all‘esposizione globale del settore finanziario».
Secondo il rapporto Ocse presentato a Parigi, «la somma totale del debito sovrano dei Paesi Ocse dovrebbe ulteriormente aumentare per raggiungere i 56.000 miliardi di dollari nel 2024, pari ad un aumento di 2.000 miliardi rispetto al 2023 e di 30.000 miliardi rispetto al 2008». Nello stesso periodo, la quota mondiale del debito obbligazionario societario è invece «passato da 21.000 miliardi di dollari a 34.000 miliardi di dollari e oltre 60% di questo aumento è imputabile ad aziende non finanziarie».
Quanto all’Italia, afferma l’Ocse, le emissioni di titoli di Stato dedicati al mercato retail hanno raggiunto nel 2023 una percentuale pari all’8% del debito emesso complessivamente. L’organizzazione sottolinea inoltre come nel 2023, in controtendenza rispetto all’andamento generale di gran parte dei Paesi membri, la spesa per interessi in Italia e nel Regno Unito è stimata in calo in rapporto al Pil grazie alla diminuzione dell’inflazione.
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