Innovazione e resilienza nel settore calzaturiero Veneto, il focus dei commercialisti

Il Veneto come motore di sviluppo e innovazione per il settore calzaturiero italiano, un esempio di come tradizione e innovazione si alimentano in un mercato sempre più competitivo. Dall'analisi della Fondazione Nazionale Commercialisti al focus sul territorio.

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Il settore calzaturiero italiano, tradizionalmente fondato su micro, piccole e medie imprese, si trova oggi ad affrontare le conseguenze di una lunga crisi di settore, accelerata dalla delocalizzazione produttiva e da una competizione sempre più serrata, soprattutto con i paesi asiatici. A livello nazionale in 30 anni ha subito la pressione esercitata dai cambiamenti del mercato e dalla concorrenza estera, passando dai 511 milioni di paia di scarpe prodotte in Italia nel 1982 ai 162 milioni del 2022, con una conseguente riduzione delle aziende (-54% dal 1997 al 2022) e del numero degli addetti (-40%).

Sono queste alcune delle analisi contenute nello studio della Fondazione Nazionale Commercialisti “Le imprese del comparto calzaturiero. Trend di mercato e spunti di riflessione per un modello di analisi della gestione aziendale” che mette in evidenza come le PMI che sono riuscite a superare le crisi degli ultimi anni hanno certamente investito in innovazione e riorganizzazione, spesso senza porre sufficiente attenzione ai modelli organizzativi e alla gestione aziendale, elementi chiave per supportare una crescita sostenibile nel lungo periodo.

In Veneto sono quasi 14 mila gli addetti delle oltre 900 imprese del calzaturiero attive nelle province di Treviso, Venezia, Padova e Vicenza, che grazie alla qualità senza compromessi, il design innovativo e la maestria artigianale affrontano le turbolenze economiche mantenendo una posizione di rilievo sul mercato internazionale. Rispetto al contesto nazionale, queste province dimostrano una concentrazione industriale e una specializzazione nel settore calzaturiero superiore alla media, con una forte enfasi sull’alta qualità dei prodotti, l’artigianalità e l’innovazione. La presenza di un tessuto imprenditoriale denso e di reti di collaborazione tra imprese, centri di ricerca, e istituti di formazione contribuisce a creare un ecosistema favorevole allo sviluppo di nuove tecnologie, processi produttivi e tendenze di mercato.

Provincia Numero Imprese Addetti
Venezia 294 3.781
Treviso 247 4.739
Padova 241 2.436
Verona 155 1.601 
Vicenza 48 1.002

Elaborazione su dati Istat del 2021

Treviso è la provincia al terzo posto a livello nazionale per numero di addetti – dopo Fermo con 1.636 imprese e 11.165 addetti e Macerata con 684 imprese e 5.974 lavoratori – seguita da Venezia al quinto posto, Padova al tredicesimo, Verona al diciassettesimo e Vicenza in ultima posizione al ventunesimo posto.

“L’analisi rileva l’importanza di investire in innovazione, formazione e sostenibilità per garantire la crescita e il rafforzamento del settore a livello nazionale e internazionale – osserva Chiara Marchetto presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova – Tra i fattori chiave per il successo delle imprese del settore è di fondamentale importanza una gestione aziendale efficiente che si ottiene attraverso l’adozione di modelli organizzativi adeguati. Il nuovo codice della crisi d’impresa, infatti, richiede un approccio rinnovato verso la conformità normativa o “compliance aziendale” ponendo al centro l’analisi dei modelli di corporate governance, inclusa l’analisi qualitativa dei processi aziendali, necessari per guidare le imprese nel loro percorso di crescita e adeguamento ai nuovi standard normativi e di mercato e per migliorare la produttività.”

A livello nazionale la produttività del settore, misurata come numero di paia prodotte per addetto al giorno, ha subito una notevole diminuzione, passando da 18,83 paia/giorno/addetto nel 1994 a 10,66 paia/giorno/addetto nel 2022. La ricerca dei minori costi di produzione, spostando la fabbricazione in paesi con manodopera a basso costo da un lato ha permesso alle aziende di ridurre i costi variabili, dall’altro ha comportato una diminuzione della qualità delle lavorazioni e una perdita di know-how, fattori che hanno eroso la competitività dell’industria calzaturiera italiana sul mercato globale: per mantenere gli stessi standard qualitativi e produttivi dei laboratori italiani, le linee di produzione nei paesi di delocalizzazione hanno richiesto un numero di addetti significativamente più elevato, minando ulteriormente la sostenibilità economica del processo, soprattutto nei segmenti di prodotto di fascia medio-bassa.

“In un contesto in cui il settore calzaturiero italiano affronta sfide senza precedenti – conclude Marchettola ricerca di un modello di analisi della gestione aziendale specifico emerge come un imperativo strategico. La comprensione profonda dei processi interni, degli aspetti economici come ricavi, costi e margini, nonché l’impiego di strumenti avanzati di controllo di gestione si rivela essenziale per decifrare le dinamiche complesse che governano le performance aziendali nel settore ed il commercialista è la figura più adatta a costruire gli strumenti di indagine e ad analizzarne i risultati. L’indagine si propone di oltrepassare l’approccio convenzionale dell’analista esterno focalizzato solo sugli aspetti finanziari, spostando il focus sull’analisi interna, effettuata dal commercialista – controller, come mezzo per valutare l’adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili delle imprese. Solo attraverso questo sguardo interno, indaghiamo le vere cause che stanno dietro le variazioni delle performance settoriali, ponendo le basi per un modello di analisi che tenga conto delle specificità del settore calzaturiero.”

L’analisi integrale: https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1748