Biometano richieste triplicate grazie agli incentivi Pnrr

La burocrazia ha rallentato l’attuazione del programma, con gli obiettivi 2023 spostati al 2025.

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Un impianto di produzione di biometano e digestato da scarti agricoli e reflui zootecnici.

Il terzo bando per la produzione di biometano rinnovabile prodotto da scarti agricoli o da sottoprodotti zootecnici ed urbani ha visto la presentazione di 150 domande per accedere ai fondi previsti dal Pnrr, con una crescita quasi triplicata rispetto ai bandi precedenti secondo il Consorzio Italiano Biogas – Cib.

Il Pnrr ha destinato 1,92 miliardi di euro alla filiera del biometano, con obiettivi di crescita graduale che, grazie al solito zampino della burocrazia italica, sono in ritardo sulla tabella di marcia, tanto che i previsti 600 milioni di metri cubi di produzione supplementare per il 2023 sono stati spostati a giugno 2025, mentre si è prudenti per gli obiettivi al 2026 per altri 2,3 miliardi di metri cubi.

Il Pnrr prevede sostegni in conto capitale (fino al 40% della spesa) e tariffe incentivate. Dei bandi già chiusi, il primo ha ammesso 60 progetti (37 nuovi e 14 riconvertiti agricoli, 9 da rifiuti organici) per 30.000 mc/h su 67.000 disponibili. Il secondo ha raccolto 51 richieste di impianti (30 nuovi e 11 riconvertiti agricoli, 10 da rifiuti organici) per 26.000 mc/h su 108.000 disponibili.

Per il presidente del Cib, Piero Gattoni, «per le aziende del settore l’obiettivo è il 2030 quando si prevede di arrivare a 35 miliardi di metri cubi di biometano prodotti a livello europeo, pari al 12% del consumo di gas naturale, che per l’Italia prevede una produzione di 6 miliardi di metri cubi prodotti dal comparto agricolo, pari al 12% del consumo nazionale».

Per l’Italia gli obiettivi al 2030 rappresentano il raddoppio della capacità attuale, ferma a 2,5 miliardi, con destinazione prioritaria alla produzione elettrica e termica. Al potenziale agricolo si deve aggiungere poi la previsione del Consorzio italiano compostatori secondo cui la produzione da rifiuti a matrice organica, come la frazione umida di quelli domestici, entro il 2030 può raggiungere 1 miliardo di metri cubi, contro gli attuali 200 milioni.

L’Italia è il quarto produttore mondiale di biogas (di cui il biometano è un derivato da rimozione delle frazioni impure) – dopo Germania, Cina e Usa – e secondo in Europa con più di 2.000 impianti operativi nel 2023, di cui oltre 1.800 nel settore agricolo e circa 470 da rifiuti e fanghi di depurazione, per un totale di quasi 1.500 MW elettrici installati, di cui 1.066 nel solo comparto agricolo.

Per supportare lo sviluppo del settore, gli operatori attendono entro la fine di marzo l’emanazione del decreto Fer-2 che, attraverso incentivi, sostiene la produzione elettrica di impianti rinnovabili, biogas compreso, e la norma sui prezzi minimi garantiti in attesa di delibera Arera che permetterà a tutti gli impianti che non sono in grado di convertire a biometano, di ricevere la garanzia di un prezzo minimo basato sui costi di produzione.

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