Elezioni in Sardegna, vince il governatore del Csx Todde per una manciata di voti

Se la sfida per i governatori passa per pochi voti, quella tra coalizioni vede il Cdx largamente sopra il Csx allargato al M5s. Crollo della Lega Salvini. Risorge Forza Italia.

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Elezioni in Sardegna

Le elezioni in Sardegna vedono la disfida per i governatori vinta dalla grillina Alessandra Todde alla guida del centro sinistra allargato con il 45,4% rispetto al 45% dello sfidante del centro destra, Paolo Truzzu, mentre a livello dei voti di coalizione il centro destra con il 48,8% supera largamente il centro sinistra allargato al M5s con il 42,6%.

A livello di singola forza politica, il Pd con il 13,8% è il primo partito regionale superando di poco il 13,6% di Fratelli d’Italia, mentre il M5s conquista il 7,8%, Avs il 4,7% e la lista Uniti per Todde il 4%.

Sul fronte del centro destra, le elezioni in Sardegna vedono il risorgimento di Forza Italia con il 6,3%, i Sardisti con il 5,4% e la Lega Salvini crollata al 3,7%. Se per gli Azzurri si può parlare di risorgimento, per la Lega Salvini si assiste al tramonto dell’avventura nazionale del partito fondato da Umberto Bossi che, sotto la linea Gotica, non è mai riuscito a sfondare se non per l’eccezione di qualche ras di partito transfuga. Di fatto, Salvini è riuscito a dilapidare un patrimonio elettorale e valoriale al Nord per una fugace tentazione fallimentare al Centro-Sud.

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Il 2024, oltre al voto in Sardegna, aspetta altre prove elettorali: al voto vanno altre 4 regioni (Abruzzo; 10 marzo; Basilicata: 21-22 aprile; Piemonte 8 giugno – in contemporanea con l’Europarlamento; Umbria: novembre) oltre a decine di capoluoghi di provincia. Sono appuntamenti importanti che entrambe le coalizioni devono preparare per bene, specie sul fronte delle regioni che vedono tutte al voto amministrazioni uscenti di centro destra, dove la coalizione guidata da Giorgia Meloni non deve ripetere l’errore dell’eccessiva sicurezza fatto in Sardegna.

Le forze politiche tutte devono avere la capacità di schierare candidati credibili e con uno spessore culturale, professionale e politico personale, preferendo personaggi con uno specchiato profilo piuttosto che riciclati di terz’ordine che non riescono a catalizzare il consenso degli elettori. E ciò è tanto più indispensabile per l’appuntamento con l’Europarlamento, dove ormai si giocano le norme fondamentali per la vita anche all’interno dei singoli stati, dove servono personaggi preparati e in grado di fronteggiare la peggiore demagogia che si è vista nella legislatura ormai ai titoli di coda.

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