Bando motori endotermici al 2035: le case europee si arrenderanno?

De Meo (Acea) cala le braghe del settore, ma reclama soldi pubblici per l’elettrico che, per fortuna, stanno venendo tagliati. Meglio incassare l’errore e rilanciare il Diesel.

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bando ai motori endotermici Bosch 2011 rendering accensione iniezione diesel

Le case automobilistiche europee associate ad Acea sono pronte a calare le braghe accettando il bando ai motori endotermici dal 2035. L’esito delle elezioni europee non influenzerà in alcun modo questa decisione secondo Luca de Meo, presidente dell’Associazione europea delle case automobilistiche (Acea) e capo di Renault, una delle case che ha maggiormente investito sull’elettrificazione della mobilità.

«Il divieto di vendere auto endotermiche dal 2035 è potenzialmente fattibile, ma devono essere messe in atto le giuste condizioni – afferma de Meo -. La responsabilità del settore automotive come imprenditori non è quella di discutere contro il regolamento. Non stiamo contestando il 2035. Ora dobbiamo arrivarci».

Interrompere la transizione elettrica non è un’opzione, secondo il presidente dell’Acea. La ragione è che il settore ha già investito miliardi di euro in questo percorso. «Non c’è modo che l’industria possa tornare al punto di partenza. È un male per l’ambiente», ha sottolineato de Meo, sorvolando sul fatto che produrre le batterie e l’energia necessaria per caricarle non è affatto un esercizio ad impatto zero per l’ambiente. Tutt’alto.

Il rallentamento dell’aumento della domanda globale di veicoli elettrici rende le economiche cinesi un concorrente ancora più temibile per la produzione europea e per questa ragione, diversi produttori europei stanno puntando sul taglio dei costi per realizzare modelli di fascia bassa competitivi.

Le case automobilistiche chiedono più sussidi governativi e più infrastrutture di ricarica per aumentare la domanda di auto a batteria e raggiungere la diffusione di massa. Ma non sarà sufficiente a invertire la rotta determinata dal bando ai motori endotermici.

Una possibile soluzione secondo Acea per salvaguardare la competitività dell’automotive europeo è sviluppare e produrre vetture accessibili creando un consorzio europeo sul modello di Airbus che lavorando in gruppo è riuscita a contrastare Boeing, il gigante americano della produzione di aerei di linea.

«Dobbiamo essere creativi per trovare una soluzione, ad esempio usando batterie al litio fosfato di ferro (LFP). I partner possono condividere l’investimento e ridurre i costi», ha aggiunto de Meo, sottolineando che è importante anche creare una catena del valore europea per batterie, motori elettrici ed elettronica, seguendo l’esempio della Cina. «L’obiettivo è quello di trovare tutto in Europa ad un prezzo competitivo», ha concluso.

E se, viceversa, il nuovo parlamento europeo dovesse uscire dall’ubriacatura demagogica ambientalista che ha fatto passare l’auto elettrica come rimedio efficace per combattere l’inquinamento, quando, invece, si limita a spostarlo se non ad occultarlo, innescando anche una pericolosa dipendenza geostrategica dalla Cina? Magari rilanciando quella tecnologia Diesel troppo frettolosamente abbandonata dai costruttori generalisti europei?

I costruttori di autoveicoli capitanati da de Meo hanno sbagliato a non opporsi con sufficiente energia alla deriva dell’elettrificazione imposta unilateralmente da una classe politica europea inetta e incompetente. Dovevano fare più pressione, ma hanno preferito ripiegare sotto lo scacco dello scandalo della truffa sulle emissioni truccate innescate sulle centraline dei motori Diesel – ingiustamente demonizzato – dai maggiori costruttori tedeschi – su tutti il gruppo Audi Volkswagenscoperto solo dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente Usa, mica dagli organismi di controllo europei che hanno continuato a dormire.

Se i costruttori di Acea non hanno avuto sufficienti palle per contrastare la deriva politica, pazienza: si accomodino e paghino il conto della loro pavidità. Se il nuovo Europarlamento abrogherà il bando ai motori endotermici al 2035 non farà altro che ripristinare gli interessi europei all’indipendenza tecnologica e alla difesa del proprio ambiente con la tecnologia motoristica più efficiente e ambientalmente meno impattante.

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