Quanti sono gli orsi e i lupi effettivamente presenti in Trentino, presenze su cui la politica, specie quella della destra leghista e autonomista, fa a gara a chi spara i numeri più alti? La Conferenza d’informazione sui grandi carnivori organizzata dal Consiglio provinciale di Trento ha reso pubblici gli ultimi dati sulla presenza di orsi e lupi in Trentino, entrambi fauna protetta dalla direttiva Habitat.
La popolazione dei plantigradi stimata è di 98 esemplari (la stima del 2021 era di 85); quella del lupo è stabile e si attesta sui 200 individui stimati, che formano 30 branchi. La popolazione dei plantigradi è in crescita di circa il 10%, mentre quella dei lupi è stabile. Le femmine di orso rimangono per lo più stanziali nella parte ovest del Trentino, coincidente con l’areale di reintroduzione del Parco naturale Adamello Brenta, mentre 53 maschi si sono dispersi nei territori limitrofi. Il 47% di questi sono morti o scomparsi, il 20% è tornato in Trentino.
Numeri che sono ben diversi e decisamente più bassi di quelli propalati dalla maggioranza di centro destra che guida l’Autonomia del Trentino, che ha ipotizzato la presenza di ben 200 orsi, ammontare che è stato alla base della proposta di legge volta ad autorizzare l’abbattimento fino a 8 orsi all’anno specie tra quelli ritenuti “problematici”, come nel caso di M90 recentemente abbattuto dai Forestali su ordine diretto del presidente della Provincia, il leghista Maurizio Fugatti.
Alessandro Brugnoli, dirigente del Servizio faunistico del Trentino, ha ricordato che il progetto “Life Ursus” ha 25 anni, ha puntato l’attenzione sul monitoraggio di orsi e lupi. Per quanto riguarda l’orso, Brugnoli ha anticipato i dati del campionamento 2023 degli orsi attuato con un modello statistico basato sulle catture genetiche. Gli esemplari stimati sono 98 e si tratta di orsi con più di un anno di vita. Ma, ha ricordato il dirigente Pat, il rilevamento di un selvatico, tra l’altro molto mobile, non può essere preciso, quindi va tenuta presente una “forbice” statistica che nel caso degli orsi trentini per lo scorso anno va da 86 – 120 esemplari. Il dato del 2021 gli individui stimati erano stati 85 per una forbice di stima che andava da 79 – 103. Quindi, in base alle stime la specie è in crescita. Sul lupo di stimano 30 branchi per circa 200 esemplari.
Giulia Bombieri, zoologa del Muse (Museo di scienze naturali di Trento), ha evidenziato il problema della popolazione ursina costituita dall’isolamento geografico che implica un aumento continuo della consanguineità e quindi la diminuzione della diversità genetica che potrà avere ripercussioni sul futuro dell’orso trentino che non è fuori pericolo.
Per ciò che riguarda il lupo c’è stato il raddoppio della popolazione sulle Alpi negli ultimi tre anni. In Trentino il lupo è presente in quasi tutto il territorio. Dal branco del 2003 si è arrivati ai 30 attuali. Anche il lupo non è completamente fuori pericolo, soprattutto per la mortalità causata dall’uomo e per le ibridazioni con i cani.
L’esperta del Muse ha concluso affermando che servono risorse per programmare i monitoraggi rigorosi, anche se ora la priorità è quella del contenimento dei rischi.
Matteo Viviani, direttore del Parco Adamello – Brenta si è concentrato sulle azioni messe in campo per garantire la convivenza tra uomo e orso. Uno dei progetti è quello dei dissuasori acustici.
La posizione del Parco sugli orsi problematici, ha aggiunto Viviani, vede al primo posto la sicurezza. Anche perché non si deve guardare al singolo individuo ma alla salvaguardia della popolazione ursina. Tra la detenzione o l’abbattimento, ha detto ancora il direttore, va preferita quest’ultima per una serie di motivi, non ultima la sicurezza degli operatori.
Ma, ha detto ancora, va continuato il lavoro di informazione e comunicazione, uniformando la segnaletica e operando sul terreno della gestione dei rifiuti e delle aree di foraggiamento degli ungulati.
Allargando lo sguardo all’Europa, ha affermato Viviani, il lupo è in espansione (dovrebbero essere circa 17.000 gli esemplari nel Vecchio Continente); mentre la presenza dell’orso bruno è molto più limitata. La popolazione dei plantigradi in Trentino ha raggiunto negli anni ‘90 livelli ampiamente al di sotto il livello di estinzione. Nel 1997 si è sviluppato il progetto “Life Ursus” con l’introduzione di 10 orsi sloveni a partire dal ‘99. Dal 1973 al ‘99 la provincia di Trento ha assunto la competenza su questa specie, poi fino dal ‘99 al 2002 ci si pose l’obiettivo di arrivare in 18 – 41 anni ad una popolazione di 40 – 60 orsi. Dal 2002 la Pat ha la gestione della nuova popolazione alla quale dal 2010 si è sommata quella del lupo.
Aaron Iemma, presidente del Wwf Trentino, ha detto che ci si trova di fronte ad un fallimento culturale del quale i grandi carnivori rappresentano solo uno dei problemi delle “Terre alte”. Orsi e lupi sono destinati a rimanere e quindi va affrontata la loro presenza riconoscendo gli errori del passato cercando di trasformarli in opportunità e risorse.
Per le associazioni ambientaliste serve un confronto che negli ultimi anni è mancato e soprattutto è mancata la disponibilità istituzionale al dialogo, affrontando il tema grandi carnivori in modo serio. La paura, ha aggiunto Iemma, non può essere l’unica strada, perché serve solo ad intontire le popolazioni e a fare promesse, come quelle fatte agli allevatori del territorio, non realizzabili.
In prospettiva di un’azione seria e condivisa, ha aggiunto Iemma, le associazioni ambientaliste sono pronte al compromesso. Inoltre, il presidente Wwf ha aggiunto non si può continuare a vedere la natura ad esclusivo servizio dell’uomo perché questo rappresenta un rapporto tossico con l’ambiente.
Da parte della politica, il presidente del Consiglio, Claudio Soini, ha sottolineato l’importanza di questo approfondimento anche in vista della discussione del ddl orso, mentre Alessio Manica del Pd ha spiegato ragioni e finalità di questa conferenza. L’esponente dell’opposizione ha detto che il dibattito sui grandi carnivori andava portato nel parlamento dell’Autonomia. Da parte sua, l’assessore al turismo, Roberto Failoni ha detto che quello odierno non è un punto di partenza ma un passaggio di un’esperienza nata tanti anni fa, con l’obiettivo di trovare una convivenza con orsi e lupi, mettendo al primo posto la sicurezza delle persone e la fruibilità del territorio da parte di abitanti e turisti.
Soprattutto, la politica deve evitare di gestire le situazioni di pancia, così come si vorrebbe mettendo mano alle doppiette, ben sapendo che ogni tentativo di autorizzare l’abbattimento di orsi e lupi è illegittimo, così come per i lupi ha ribadito nelle scorse settimane la Corte di giustizia europea su una questione riguardante una legge del Tirolo austriaco – riproposta anche in Alto Adige, cui guarda con interesse anche il Trentino -, ricordando come queste specie siano coperte dal massimo grado di tutela della direttiva Habitat.
Insistere sulla base di un pregiudizio politico e su una promessa politica irrealizzabile apre solo lo scenario dell’ennesimo conflitto tra l’Autonomia speciale e la Corte costituzionale, con quest’ultima che non potrebbe altro che cassare la norma locale per avere superato i limiti dell’Autonomia speciale, finendo con l’impagliare metaforicamente a mo’ di altrettanti trofei della cattiva politica coloro che stanno per approvare una legge destinata alla censura.
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