Autovelox: in Italia il 10% dei dispositivi di tutto il mondo

Codacons: «nessuna traccia dell'osservatorio sulle multe». Nel 2023 incassati dalle infrazioni stradali oltre 1,5 miliardi.

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Tra semafori intelligenti, autovelox e Tutor, nel mondo si contano in totale 111.451 apparecchi di rilevazione automatica delle infrazioni stradali. Di questi 11.171, pari al 10% circa del totale, è installato in Italia.

I dati sono formulati dal Codacons, che riporta le statistiche ufficiali aggiornate della piattaforma specializzata in autovelox, Scdb.info. Il numero degli apparecchi presenti sulle strade italiane e utilizzati per sanzionare il superamento dei limiti di velocità e le infrazioni semaforiche è in costante aumento, al punto che oggi se ne contano in Italia il 17% di tutti gli strumenti automatici presenti in Europa, che tra semafori di nuova generazione, autovelox e tutor registra un totale di 65.429 apparecchi.

Peggio dell’Italia fanno solo la Russia con 18.414 strumenti automatici di rilevamento delle infrazioni, e il Brasile (17.614), Paesi che però presentano un territorio estremamente più vasto. Negli Stati Uniti se ne contano 7.973, mentre rimanendo in ambito europeo tra i paesi che registrano più autovelox e semafori intelligenti installati lungo le strade troviamo la Gran Bretagna (7.707) seguita da Germania (4.690), Francia (3.745), Belgio (3.179), Svezia (2.466) e Spagna (2.268).

«L’incremento di tali dispositivi automatici ha portato in Italia ad un aumento generalizzato delle sanzioni stradali, al punto che nel 2023 i comuni hanno incassato in totale oltre 1,5 miliardi di euro con una crescita del +23,7% sul 2019. – analizza il Codacons -. A beneficiarne sono soprattutto i piccoli comuni, quelli cioè che più di tutti ricorrono allo strumento dell’autovelox per sanzionare gli automobilisti, e che hanno visto aumentare le entrate legate alle multe stradali di oltre il 50% rispetto al 2019».

A fronte di un aumento esponenziale delle multe e del gettito, secondo il Codacons manca ancora l’attivazione dell’“Osservatorio sulle multe stradali” introdotto dal decreto legge P.a. bis (dl 75/2023) e annunciato la scorsa estate. Un Osservatorio istituito presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e che sarebbe dovuto entrare in funzione entro 90 giorni dalla conversione in legge del decreto (pubblicata in GU il 16 agosto 2023) con il compito di realizzare una relazione annuale «contenente in particolare i dati relativi agli incidenti stradali e alla regolarità e trasparenza nell’utilizzo dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie e nell’uso dei dispositivi elettronici di controllo della velocità», nonché di verificare «le segnalazioni delle associazioni dei consumatori operanti nel settore e richiedere dati e informazioni alle competenti amministrazioni».

Il Codacons striglia Salvini, sempre gran chiacchierone ma poco fattuale: «nonostante la crociata avviata dal ministro alle Infrastrutture contro autovelox e limiti di velocità, di tale Osservatorio, che fa capo proprio al Mit, non si è saputo più nulla. Un paradosso assurdo se si considerano i numeri sulle multe in aumento e l’esigenza di garantire trasparenza e correttezza ai cittadini. E che dire poi della regolamentazione degli autovelox attesa oramai da 14 anni

L’art. 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 di riforma del Codice della Strada – evidenzia il Codacons – prevedeva che «con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’interno, sono definite le modalità di collocazione e uso dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo». Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi «comuni ed enti locali, i cui bilanci beneficiano enormemente dei proventi delle sanzioni stradali, hanno fatto di tutto per ritardare l’emanazione del provvedimento, in modo da avere carta bianca sulla collocazione degli autovelox sul territorio. Una vergogna nazionale che ha portato alla disastrosa situazione odierna e che, se non sarà sanata, spingerà il Codacons ad avviare una class action contro lo Stato iItaliano per l’inottemperanza alle disposizioni del Parlamento».

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