Altro che paese unitario: l’Italia sotto l’aspetto del pagamento delle multe stradali (e pure delle tasse) è totalmente disunito, con una secessione di fatto già ampiamente praticata da quelle realtà che l’altro giorno sono calate a Roma, sotto la guida del governatore campano Vincenzo De Luca, per protestare contro il progetto di autonomia differenziata che, a loro parere, spaccherebbe il Paese in due, sorvolando che loro l’autonomia dalle tasse l’hanno già praticata e da tempo.
Della secessione dall’obbligo delle tasse ci siamo già occupati nei giorni scorsi con lo studio della Cgia che analizza l’evasione per regioni, ora tocca al pagamento delle contravvenzioni stradali su cui un’indagine de “il Sole 24Ore” ha gettato una luce analizzando i dati del Siope, il sistema telematico del ministero dell’Economia che censisce tutti i movimenti delle casse nelle pubbliche amministrazioni.
Secondo i dati del Siope, nel 2023 le violazioni al Codice della strada hanno fruttato incassi per 1.535 milioni di euro, in crescita del 6,4% rispetto all’anno prima soprattutto a seguito dell’adeguamento automatico delle infrazioni all’inflazione (qui la scala mobile esiste ancora…), con una crescita ancora più alta del 23,7% se il dato lo si confronta con il 2019, anno ante pandemia e il successivo calo della mobilità sulle strade italiane.
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Dall’analisi dei dati emerge una conferma: proporzionalmente ai residenti, ad incassare maggiormente dalle violazioni del Codice della strada sono i piccoli comuni, specie quelli con meno di 10.000 anime residenti, dove gli incassi sono cresciuti del 50% a 238,6 milioni di euro e ancora meglio hanno fatto le realtà più piccole, quelle tra i 2 e i 5.000 abitanti, la cui crescita degli incassi ha toccato il 59,7%. In queste realtà è molto probabile che gli incrementi degli incassi siano dovuti alla fortunata presenza di qualche sistema di rilevamento automatico della velocità dei veicoli in transito su qualche strada a grande circolazione. E, a questo riguardo, il ministro ai trasporti, Matteo Salvini, ha ragione nell’attuare una stretta all’utilizzo disinvolto ai soli fini di gettito nelle casse comunali degli autovelox.
L’anno scorso il comune di Colle Santa Lucia ha incassato alla voce multe 747.094,42 euro, che fanno 2.159 euro per ciascuno dei 346 abitanti del piccolo centro del Bellunese. Si tratta di un dato 83 volte più alto della media nazionale, ma è ovvio che a pagare sono i turisti che si affollano tra Selva di Cadore e Cortina d’Ampezzo che superano il limite dei 50 chilometri all’ora presente su quella strada di montagna.
Meno eclatanti i risultati delle realtà maggiori, con incrementi del 12% in realtà come a Bologna, ma pure in calo a Milano e a Roma. A livello territoriale, il NordOvest d’Italia incassa dalle multe 554 milioni di euro; il NordEst 347,7 milioni, quasi a pari merito con il Centro (392,8 milioni). Al Sud la cifra crolla a 174,9 milioni di euro e nelle Isole scende fino a 65,8 milioni.
Quello che fa specie è la ripartizione degli incassi totali, visto che degli oltre 1,5 miliardi di contravvenzioni incassati nel 2023 l’84,7% è stato pagato al Centro Nord, mentre al Sud e Isole il pagamento delle multe, così come per le tasse, è un optional con solo il 15,7% degli incassi nonostante la presenza di un terzo abbondante della popolazione nazionale, magari grazie alla benevolenza degli amministratori locali che non hanno voglia di incidere su fenomeni di illegalità diffusa, come la frequentissima abitudine di circolare in moto senza casco a Napoli e dintorni.
Nel Mezzogiorno la media delle contravvenzioni pagate oscilla fra i 10,3 euro pro capite delle Isole e i 13 euro del Sud continentale, pari a circa tre volte sotto i livelli del Centro Nord. A Bologna nel 2023 è stato incassato il 63,7% dei verbali spiccati, a Milano il 53,6% e a Firenze il 51,9%. Lo stesso indicatore crolla magicamente al 14% a Napoli e al 12,2% a Palermo. Di fatto, nelle terre di De Luca & C. sarebbe opportuno pensare ad incassare il gettito di multe e tasse di loro competenza prima di sbraitare contro il Nord egoista che reclama quella maggiore autonomia che porta in capo agli amministratori locali quella responsabilità che tanti, troppi amministratori meridionali invece rifuggono come la peste.
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