Chiusure per nebbia delle autostrade: K.O. della mobilità

Franchini (Ruote Libere): «la chiusura per nebbia dell’autostrada del Brennero per 100 km non può diventare la normalità. Serve una migliore organizzazione».

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Chiusure per nebbia

Negli ultimi giorni, l’autostrada del Brennero ha registrato ripetute chiusure per nebbia consecutive nelle prime ore dalla mattinata per incidenti conseguenti ai banchi con visibilità ridotta e alla sconsiderazione di tanti, troppi che continuano a correre troppo invece di rallentare, con conseguenti chiusure del tratto interessato – a volte anche per tratte di 100 km – che causano fortissimi problemi a chi l’autostrada l’usa per lavoro.

Le protesta da parte degli autotrasportatori di “Ruote Libere”, una delle associazioni di settore indipendente, punta sulla mancata organizzazione di alternative. «Le ripetute chiusure per nebbia dell’autostrada del Brennero, ma non solo, a causa della nebbia, alle quali abbiamo assistito nelle ultime settimane stanno gravando in modo pesante sul mondo dell’autotrasporto – afferma il presidente, Cinzia Franchini -. Non è possibile pensare che le conseguenze della scelta di chiudere le autostrade ricadano quasi esclusivamente sugli autotrasportatori; occorrono da un lato compensazioni, dall’altro una maggiore valutazione nel prendere decisioni così drastiche».

«Nessuno mette in dubbio l’esigenza di tutelare nel miglior modo possibile la sicurezza stradale, anche alla luce dei ripetuti tamponamenti ai quali abbiamo assistito negli ultimi giorni – continua Franchini -. Eppure la chiusura dell’A22 non può diventare la normalità in caso di nebbia: l’intero settore dell’autotrasporto, già gravato da problemi atavici e ben noti, dall’aumento quasi quotidiano del gasolio, già umiliato dalla decisione dell’Austria di vietare il transito di notte ai Tir italiani dopo il Brennero, non può farsi carico anche di questo».

Per Franchini «davanti all’assenza di una vera rete infrastrutturale alternativa a quella autostradale, i costi per le tante imprese italiane di autotrasporto in termini di ritardi nelle consegne appaiono eccessivamente gravosi. Chiediamo quindi di adottare la chiusura delle autostrade, a partire dalla A22, solo in caso di condizioni estreme e di mettere in campo invece tutte le misure alternative possibili in termini di sicurezza: dal potenziamento della segnaletica luminosa, alla perfetta manutenzione della segnaletica sia orizzontale che verticale sulla strada, per avere un sicuro riferimento nella guida, fino all’uso delle “safety car”, le staffette della Polizia stradale o della stessa società di gestione che guidino il traffico incolonnato a velocità ridotta. Parallelamente domandiamo che vengano poste in essere dalle società autostradali forme di compensazione economica, anche in termini di sconti dei pedaggi direttamente in fattura a fine mese, negli orari di chiusura». Chiusure per nebbia

Franchini punta dritto anche sull’organizzazione interna delle società autostradali, a partire dalla stessa A22 che gestisce la tratta con la concessione scaduta da 10 anni. «Se questa è l’efficienza di un’autostrada che si picca di essere all’avanguardia della sostenibilità e della tecnologia, tanto varrebbe che l’Anas la riportasse all’interno della propria organizzazione, tanto più che la concessione di A22 è scaduta da 10 anni ormai – sbotta il presidente di “Ruote Libere” -. Sarebbe difficile fare peggio di quanto fanno gli attuali vertici di A22. Ci sarebbero anche vantaggi per tutti gli utilizzatori per l’azzeramento o la forte riduzione dei pedaggi, similmente a quanto già accaduto in Spagna dove, al termine delle concessioni, sono stati liberalizzati oltre 1.300 km di rete autostradale a vantaggio di tutti gli utenti. Perché in Spagna si riesce a liberalizzare la rete a fine concessione, mentre in Italia si perpetuano a mo’ di moderno potere feudale?» Già, sarebbe bello saperlo. Al governo Meloni la risposta, anche per dare un chiaro segnale di cambiamento verso le gestioni inefficienti delle infrastrutture nazionali.

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