L’ex amministratore delegato del gruppo automobilistico tedesco Volkswagen, Martin Winterkorn, è stato ascoltato come testimone al processo sullo scandalo Dieselgate che travolse l’azienda nel 2015, in corso al tribunale di Braunschweig. A seguito della vicenda, Winterkorn dovette dimettersi dall’incarico assunto nel 2007.
Winterkorn, così come i suoi successori alla guida di Volkswagen, gli ex amministratori delegati Matthias Mueller ed Herbert Diess, hanno negato ogni responsabilità nello scandalo Dieselgate.
Al tribunale di Braunschweig, Winterkorn è sotto accusa per la manipolazione delle emissioni inquinanti. L’avvio del procedimento a carico dell’ex vertice del gruppo Volkswagen-Audi-Seat-Skoda era previsto nel febbraio del 2021. Tuttavia, nel gennaio precedente, la difesa chiese e ottenne un rinvio per motivi di salute dell’assistito. Il processo è stato riaperto su richiesta dell’accusa a dicembre 2023 e dovrebbe iniziare quest’anno. Winterkorn è accusato di frode aggravata, violazione della legge contro la concorrenza sleale, associazione a delinquere a fini commerciali e manipolazione del mercato, ma ha respinto tutte le accuse.
Di fronte ai giudici, l’ex dirigente ha affermato che associare la sua persona allo scandalo Dieselgate «è giusto in misura soltanto limitata». Winterkorn ha quindi evidenziato «non ho partecipato allo sviluppo della funzione di commutazione, né l’ho richiesta, né incoraggiata, né ho tollerato il suo utilizzo».
Si vedrà nelle prossime settimane che piega prenderà il provvedimento su uno scandalo che ha contribuito ad affossare ingiustamente la migliore tecnologia per efficienza e ridotto impatto ambientale relativa alla mobilità di merci e di persone, il motore Diesel, con il gruppo Volkswagen che, per lavarsi la coscienza sporca e per avere tradito la fiducia di milioni di consumatori nel mondo, ha abbracciato acriticamente la strada dell’elettrificazione della mobilità. Salvo raccogliere, dopo miliardi di euro investiti nello sviluppo di una linea di prodotto elettrica, il mancato consenso dei consumatori, poco disponibili ad acquistare a caro prezzo veicoli che non soddisfano le esigenze di mobilità, oltre ad essere soggetti ad una fortissima svalutazione e a costi di riparazione decisamente più alti rispetto ad un veicolo con motore tradizionale.
Ora, Volkswagen, così come altre case costruttrici, sono costrette a rivedere al ribasso le prospettive sullo sviluppo dell’auto elettrica in Europa e nel mondo, preparandosi a incassare perdite miliardarie.
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