Tornano a salire prepotentemente le tariffe delle polizze Rc auto, e il governo Meloni corre ai ripari convocando la Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi per analizzare l’andamento del settore assicurativo. Il prezzo medio di una polizza Rc auto è arrivato a 391 euro per i contratti stipulati nel quarto trimestre 2023, con un aumento del 7,3% rispetto al 2022.
La commissione allerta rapida di sorveglianza prezzi, si è riunita al ministero delle Imprese con il titolare, Adolfo Urso, che ha assicurato: «il Governo è al lavoro per il riordino dell’intero sistema assicurativo nazionale». Quella odierna è stata la prima riunione cui ne seguiranno altre, per fare il punto sugli interventi da mettere in campo perché il comparto torni a registrare costi in linea con la media europea, ha spiegato Urso.
L’aumento delle polizze Rc Auto riguarda tutte le province, con un differenziale di prezzo tra Napoli e Aosta pari a 242 euro, in crescita dell’1% sul 2022. Soprattutto, come segnalato nella relazione del consigliere Ivass, Riccardo Cesari, negli ultimi mesi del 2023 la decelerazione dei costi «fatica a scendere sotto il 4%», lasciando presagire un raffreddamento lento, che potrebbe coinvolgere anche il 2025. Per questo si rende necessaria l’azione del legislatore, per snellire un sistema «divenuto sovraccarico di norme e prescrizioni stratificate e complicato».
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Le linee di intervento sono diverse: riforma del sistema “bonus/malus”, ormai «improrogabile», una spinta all’utilizzo di Preventivass, il preventivatore pubblico costruito da Ivass e Mimit per la quotazione in tempo reale dei preventivi di auto e moto, interventi normativi per ridurre le frodi nella liquidazione dei sinistri.
Dalle associazioni di categoria e dei consumatori, però, si levano voci critiche. «E’ emersa la totale assenza di una visione di insieme sul settore delle auto e sui profondi cambiamenti che stanno interessando il comparto», lamenta Federcarrozzieri che, al tavolo, ha chiesto a Urso di istituire una sorta di “cartella clinica” delle automobili, per tenere il conto degli interventi eseguiti sulle vetture nell’arco della loro vita ed evitare distorsioni del mercato o risarcimenti multipli dei danni. Per il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli, «autovetture sempre più sofisticate e tecnologiche determinano pezzi di ricambio sempre più all’avanguardia e costosi, con un impatto non indifferente sui costi delle riparazioni e sulle spese sostenute dalle imprese assicuratrici» sottolineando come la spesa per le riparazioni sia «fortemente condizionata dagli incrementi dei listini dei pezzi di ricambio che dal 2021 ad oggi sono aumentati in media del +48%, e nell’ultimo anno del +13%».
L’Unione nazionale dei consumatori bolla la riunione come “deludente”, l’Adoc grida alla speculazione «sulla pelle degli automobilisti», mentre Assoutenti, dal canto suo, si dice d’accordo con Urso sulla necessità di una riforma radicale del settore, mettendo sul tavolo una serie di proposte, da una “Rc flat” con franchigia, alla portabilità delle polizze (come nel settore della telefonia), fino al superamento dell’indennizzo diretto e al potenziamento del ruolo dei periti.
I periti assicurativi dell’Aiped puntano invece il dito sulla prassi di «appaltare l’accertamento dei danni a società di capitali con vastissime aree di competenza territoriale denominate, impropriamente, “Authority”. Questi soggetti, non sottoposti al controllo dell’Ivass, gestiscono l’accertamento e la stima dei danni per lo più da remoto, anche con l’impiego di personale non abilitato allo svolgimento dell’attività tecnica che, come noto, può essere eseguita solamente da tecnici specializzati».
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