Evasione fiscale: Leo scatena il “grande fratello” tra social e banche dati

Il viceministro alle Finanze: «l’evasione come il terrorismo. Va combattuta con tutte le armi». Il problema dei vincoli all’utilizzo di tutti i dati disponibili per la tutela della privacy.

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evasione fiscale

Si aprirà effettivamente, dopo decenni di promesse, studi, impegni vari dei governi di tutti i colori, la lotta all’evasione fiscale in Italia? Il viceministro alle Finanze con delega alla riforma fiscale, Maurizio Leo, ci crede e pone il carico da novanta, paragonando la rinnovata lotta all’evasione fiscale alla lotta contro il terrorismo dei lustri passati, dove lo Stato si è impegnato a fondo giungendo a sconfiggerlo.

Secondo Leo, la rinnovata caccia del Fisco agli evasori potrebbe essere estesa anche ai canali social dove spesso le foto di vacanze in mete da sogno o di serate in ristoranti di lusso o il possesso di beni costosi come una fuoriserie svelano un tenore di vita non in linea con il reddito dichiarato.

Un ragionamento è già stato avviato con il Garante della Privacy, annuncia il viceministro dell’Economia Leo che punta a raggiungere un «accordo» per superare gli attuali vincoli che limitano gli incroci dei dati dei contribuenti già disponibili lanciando un appello: «l’evasione fiscale è come un macigno tipo il terrorismo e serve la collaborazione di tutti».

Uno scenario che ha immediatamente suscitato distinguo nella sua maggioranza, con l’altolà della Lega Salvini: no ad «un’indiscriminata caccia alle streghe», dice l’ex senatore Armando Siri, che ricorda l’obiettivo della “flat tax”. «La lotta all’evasione si fa con la semplificazione» aggiunge il presidente leghista della commissione attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli, che ribadisce l’obiettivo della “flat tax” e delle cedolari secche.

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L’ipotesi di dare all’amministrazione finanziaria anche l’arma delle informazioni sui social, il cosiddetto “data scraping” (scavare nei dati), è allo studio nell’ambito del concordato preventivo biennale, il nuovo regime per le partite Iva. Ci si sta «lavorando con l’Agenzia delle Entrate e Sogei» e si è «iniziato a ragionare col Garante della Privacy – da parte loro c’è assoluta disponibilità, fermo restando la tutela dei dati personali» ha detto Leo in audizione alla Commissione di vigilanza sull’analisi tributaria. L’idea è permettere all’amministrazione finanziaria di non fermarsi a ragionare solo sui dati dell’attività professionale ed economica dei contribuenti, ma di poter andare a vedere anche «gli elementi significativi del suo tenore di vita», spiega Leo, facendo notare come spesso «professionisti e imprenditori» vadano su internet e sui social raccontando «siamo stati a fare le vacanze alle Maldive o in quel particolare ristorante». L’obiettivo è di usare questi elementi «a supporto dell’attività di indagine», andando a «corroborare le proposte fatte» dall’amministrazione finanziaria.

Il dossier è «delicato», visto che tocca il tema sensibile della riservatezza dei dati personali, ma un dialogo è stato avviato e ora si punta a «trovare un accordo con l’Autorità della privacy. Dobbiamo ragionare col Garante», la cui collaborazione «è assolutamente fondamentale», sottolinea il viceministro, perché per combattere una mole di evasione da 80-100 miliardi «bisogna mettere l’amministrazione finanziaria nelle condizioni di poter lavorare sul versante del “data scraping”».

La guerra ai furbetti dell’evasione fiscale andrà anche oltre il perimetro del concordato preventivo. «Non abbassiamo la guardia»: quelli che non aderiranno al concordato «entreranno in liste selettive», dove si incrementeranno i controlli e nel caso di «anomalie, là si deve intervenire», assicura Leo. Che torna a difendere la scelta di eliminare la soglia di accesso al concordato (l’eliminazione del punteggio 8 negli indici Isa di affidabilità fiscale «non vuol dire incentivare l’evasione»): sotto il punteggio di 8 c’è la maggior parte dei soggetti Isa, il 55%, pari a 1,34 milioni di contribuenti», eppure proprio sotto quella soglia appena «l’1% dei contribuenti viene controllato».

La lotta del governo Meloni all’evasione punta anche sulla riduzione delle tasse: «il nostro disegno è alleggerire il carico fiscale, visto che abbiamo una pressione fiscale molto, molto rilevante che in qualche modo favorisce anche l’evasione», spiega Leo, che punta sul concordato per raccogliere le risorse necessarie a proseguire la riduzione dell’Irpef. Dopo il taglio da 4 a tre aliquote, si guarda ad un sistema a 2 aliquote, mentre «l’obiettivo di legislatura» è l’aliquota unica: il tutto, ripete cauto il viceministro Leo, «compatibilmente con le risorse».

Intanto l’attuazione della delega fiscale prosegue a pieno ritmo: altri due nuovi decreti legislativi sono in dirittura d’arrivo. Il primo, «entro febbraio», verte sulle sanzioni: «nel nostro sistema tributario sono da esproprio e vanno corrette» portandole alla media del 60% europeo contro la forchetta vigente oggi dal 120 al 240%, cosa che incentiva di suo il contenzioso fiscale. Il secondo verte sulla riscossione, che si trova in una situazione di «difficoltà enorme», con un magazzino di crediti insoluti che supera i «1.185 miliardi»: bisognerà verificare quali crediti sono ancora recuperabili e quali no.

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