Il primo giro di boa dell’approvazione della legge sulla maggiore autonomia attesa da 7 anni dopo i referendum di Lombardia e Veneto è prossimo alla conclusione con l’approvazione della legge da parte del Senato, per poi approdare alla Camera con l’obiettivo di arrivare all’approvazione definitiva prima dell’appuntamento elettorale europeo del 9 giugno prossimo: una legge che secondo l’European Free Alliance è ben lungi dalle aspettative delle regioni.
Nel corso dell’iter parlamentare, la legge del ministro Roberto Calderoli è stata progressivamente spolpata tanto da arrivare all’approvazione finale praticamente depotenziata, traducendosi in una banderuola che avrà ben poca efficacia pratica per le regioni che volessero concretamente attuare il disposto costituzionale.
«Dopo vent’anni di ipocrisia e di impotenza da parte di centrodestra e centrosinistra, ormai si è fatta chiarezza: le “ulteriori autonomie“, ipotizzate dalla riforma del Titolo V del 2001, sono state ribattezzate dal leghismo “autonomia differenziata” perché il loro destino sarà quello di finire nel cestino dei rifiuti» attacca il coordinatore italiano dell’Efa, l’European Free Alliance, Mauro Vaiani, che racchiude tutti i movimenti autonomisti ed indipendentisti europei con rappresentanti al Parlamento europeo che si preparano alla tornata elettorale estiva.
Per Vaiani «la legge-quadro Calderoli-Meloni crea un percorso a ostacoli che consentirà all’attuale maggioranza di non attuare alcuna reale autonomia in questa legislatura. Nella prossima, poi, si vedrà: se la destra riesce a imporre l’elezione diretta del “podestà” d’Italia, di autonomie non si parlerà più. Non in questa generazione, almeno».
«Oltre al danno storico per tutti gli autonomismi, la beffa – chiosa Vaiani -: le norme prevedono che se anche una regione ottenesse la maggiore autonomia su qualche materia, essa potrà essere sempre revocata unilateralmente dal governo centrale e in ogni caso, la concessione non potrà durare più di 10 anni. L’azzeccagarbugli in capo del leghismo, il senatore Roberto Calderoli, ha confermato così la sua fama in tema di autore di porcate normative».
L’aria nell’aula del Senato durante la discussione della legge non è stata improntata all’autonomismo, tutt’altro: «a parte pochissime eccezioni, fra cui quella del senatore Luigi Spagnolli (gruppo Autonomie), abbiamo sentito un greve e conformista coro di centralisti, di sinistra, centro e destra – prosegue Vaiani -. Il “bipolarismo” all’italiana si conferma una competizione a chi è più ignorante, ipocrita e spesso opportunista. Vengono ignorati i problemi di attuazione delle autonomie, che sono ovviamente enormi in uno stato centralista come quello italiano. Vengono calpestate le richieste di autogoverno, che pure sono state confortate dal massiccio voto popolare del 2017 in Veneto e Lombardia, e che sono presenti in tutti i territori».
Per reagire a questo degrado, l’Efa «intende intensificare l’impegno per dare agli elettori, alle prossime elezioni europee, una scelta in più: la possibilità di un voto per la Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali; per l’Europa dei popoli, delle regioni e dei territori; per la sussidiarietà e per la solidarietà interterritoriale; per la giustizia e la pace nella vita internazionale. Questa scelta in più è il nostro “Patto Autonomie Ambiente”, espressione italiana della famiglia politica europea “European Free Alliance – EFA” (che raccoglie istanze di autonomia e di autogoverno di popoli, regioni, territori oppressi dal centralismo autoritario degli stati, degli aspiranti napoleoni d’Europa, dei tiranni della globalizzazione). Questa ampia sorellanza di forze storiche dell’autonomismo, nuove realtà civiche e territorialiste, gruppi ambientalisti localisti, parteciperà alle elezioni europee del prossimo giugno 2024 con un programma di radicale decentralismo da portare avanti in Europa e in Italia, ispirati dai valori della Carta di Chivasso, in autonomia dagli attuali schieramenti di centrosinistra e centrodestra, entrambi malati di centralismo».
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