Dove va la politica dei tassi di sconto della Banca centrale europea specie ora dove l’inflazione è quasi sotto controllo e anche sotto la soglia del 2% e l’economia europea mostre vistosi segni di rallentamento complice la congiuntura internazionale? Sarebbe bello saperlo, anche se da Francoforte c’è ancora troppa nebbia.
Al World economic forum in corso a Davos il presidente della Bce, Christine Lagarde, semmai ha contribuito a fare ancora più confusione del necessario, traccheggiando tra diversi scenari e contribuendo a mancare nel dare una chiara rotta nel processo di gestione dei tassi di sconto in Europa.
Di fatto, Lagarde ha fatto come Ponzio Pilato, decidendo di non decidere e di aspettare l’evoluzione degli scenari, rimandando ogni manovra sui tassi di sconto a dopo le elezioni per l’Europarlamento del prossimo giugno. Con il rischio che il cappio scorsoio inflitto all’economia dalla formidabile corsa al rialzo dei tassi del 2023 rischi di strozzare definitivamente il malato sì grave, ma non ancora a rischio di vita.
Lagarde ha freddato le aspettative di chi puntava ad un primo taglio dei tassi in primavera. Il numero uno dell’istituto di Francoforte ha fornito un’altra tempistica: un allentamento della stretta potrebbe esserci in estate, quindi più tardi rispetto a quanto previsto (e sperato) dagli operatori.
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Intervistata a Davos, la Lagarde ha così risposto alla domanda se fosse d’accordo con i colleghi del Consiglio direttivo della Bce che hanno segnalato l’attesa di un taglio dei tassi per l’estate: «direi che è probabile, ma non posso sbilanciarmi». Secondo quanto dichiarato a Bloomberg TV, la Lagarde ha spiegato che la Bce disporrà delle informazioni necessarie sulle pressioni salariali entro «la tarda primavera» perché sarebbero necessari prima di qualsiasi decisione di abbassare i tassi.
Di fatto, Lagarde ha ancora una volta dimostrato di essere inadeguata al suo ruolo di nume tutrice dell’economia europea, guadando più al feticcio dell’inflazione che alla reale fase dell’economia.
Per il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora «le dichiarazioni rilasciate da Lagarde corrono il rischio di portare l’intera area euro in una fase di profonda incertezza. Il numero uno della Banca centrale europea stenta, e non se ne comprendono le ragioni, ad annunciare un imminente, atteso taglio del costo del denaro che appare indispensabile, con l’economia dell’eurozona in rallentamento. I tassi d’interesse sui prestiti bancari restano troppo alti e la stretta al credito sta mettendo in seria difficoltà sia le famiglie sia le imprese. Tutto ciò produce un ridimensionamento dei consumi da un lato e una riduzione degli investimenti dall’altro, con consequenziali, inevitabili effetti negativi sulle prospettive di crescita del prodotto interno lordo».
Si spera solo che l’intervento sui tassi di sconto non giunga a malato grave già morto.
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