Incentivi auto 2024, sbagliato puntare solo sull’elettrico e sul nuovo

Confartigianato Veneto sollecita il governo a considerare anche la trasformazione dei motori a benzina in Gpl e metano per ridurre i costi, gli sprechi e l’impatto ambientale.

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Incentivi auto 2024 GPL rifornimento pistola

Gli incentivi auto 2024 che dovrebbero decollare a partire da febbraio 2024 con una dote di circa 930 milioni di euro – di cui oltre 360 milioni di avanzi delle quote inutilizzate di incentivo per l’acquisto di auto elettriche e ibride del 2023 e 2022parte con il piede sbagliato, puntando ancora sulla spinta ai veicoli elettrici – quando all’estero sono già stati cancellati – con importi fino a 13.750 euro a domanda.

Davvero troppo, specie per un governo che del rilancio del prodotto nazionale ha fatto la propria bandiera, che di fatto finiscono solo con il supportare il prodotto estero costruito in gran parte in Cina, con esportazione di risorse e perdita di posti di lavoro nazionali.

Mentre si attende un rinsavimento ancora possibile del ministro all’Industria e del “Made in Italy”, il padovano Adolfo Urso – che rischia di fare un danno bis simil Superbonus 110% all’economia nazionaleConfartigianato Veneto si mobilità per chiedere al governo un cambio di passo e di considerare nella nuova tornata degli incentivi pure la trasformazione dei veicoli esistenti a Gpl e a metano, dove l’industria italiana ha una consolidata tradizione produttiva e da leader mondiale, che meriterebbe di essere adeguatamente sostenuta da un governo guidato da una maggioranza nazionalista come quella di Giorgia Meloni.

«Insistere nel destinare ingenti risorse (quasi 1,8 miliardi di euro nel triennio 2022-2024) solo per incentivare l’acquisto di auto elettriche o ibride plug-in è un errore che non tiene conto delle esigenze della maggior parte dei cittadini italiani – attacca Massimo Speri, presidente della Federazione Autoriparatori di Confartigianato Imprese Veneto -. Il 2023 si è infatti chiuso, come l’anno precedente, con un numero di richieste che hanno usato meno della metà degli incentivi messi a disposizione per queste tipologie di alimentazione, mentre i fondi per le auto a combustione interna (fascia 61-135 g/km di CO2) e per i motocicli e ciclomotori a combustione interna (ICE) si esauriscono in pochi giorni».

Per Speri «è inutile che gli incentivi si accaniscano sul forzare un ricambio dell’auto che i cittadini non vogliono o non possono ancora sostenere. Serve un cambio di rotta e, sarebbe opportuno avvenisse entro febbraio quando è previsto il via libera e l’effettiva attuazione del decreto riguardante i recenti incentivi per l’acquisto di veicoli per il 2024».

Gli ecobonus in arrivo per il 2024 puntano, come i precedenti, ad incentivare il rinnovo del parco veicolare italiano, alquanto vetusto e inquinante, spingendo l’acceleratore sulle motorizzazioni più recenti in particolare ibrido ed elettrico. Soluzioni che negli ultimi anni faticano a decollare per una serie di ragioni, principalmente a causa dell’elevato costo di questi veicoli, ma anche a causa delle incertezze del mercato automotive e di questioni legate all’infrastruttura di ricarica ancora largamente deficitaria, ai problemi di sicurezza, alla svalutazione accelerata dei veicoli elettrici e dei maggiori costi di riparazione in caso di incidente.

Secondo gli autoriparatori di Confartigianato Veneto i veicoli con motorizzazione a benzina o Diesel continuano ad essere quelli preferiti dagli automobilisti. Aspettarsi impennate nelle vendite di auto ibride ed elettriche anche a fronte di incentivi accresciuti allo stato attuale sembra utopico.

Sarebbe opportuno ripetere in Italia quanto sta accadendo in Veneto dove da qualche tempo sono messi a bando contributi per la trasformazione dell’alimentazione del veicolo a benzina o gasolio a Gpl o metano, soluzione efficace per rendere più sostenibile il parco auto già circolante con interventi decisamente più a portata di portafoglio.

Dello stesso avviso anche Alessandro Marin, presidente regionale dei meccatronici di Confartigianato Veneto: «proponiamo che vengano maggiormente incentivate iniziative, come quella promossa da diversi anni dalla Regione Veneto, che puntano a rendere meno inquinante l’attuale parco veicolare con interventi di trasformazione che, oltre a portare benefici in termini ambientali, sostengono l’attività delle officine artigiane che si occupano dell’installazione degli impianti. Il GPL continua ad essere una soluzione scelta da molti automobilisti perché sia economica che ecologica: se le risorse economiche come gli ecobonus fossero indirizzate ad esempio alla conversione di quei 1.330.000 poco più veicoli a benzina, solo nella nostra regione le ricadute potrebbero essere molto positive sotto più punti di vista».

Al ministro Urso l’onere di non cadere nell’errore di scimmiottare le fallimentari politiche europee che hanno imboccato acriticamente la strada dell’elettrificazione della mobilità, puntando a difendere la manifattura italiana, compresa quella che produce e installa gli impianti di trasformazione a gas e Gpl, che alla prova dei fatti sono decisamente più ecologici di un veicolo elettrico, soprattutto se il gas è di origine rinnovabile.

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