Il 2024 è un anno elettorale a livello globale, con oltre 4 miliardi di cittadini chiamati alle urne: dall’India, con oltre un miliardo di elettori, ai 350 milioni degli statunitensi agli oltre 400 milioni degli europei, oltre a una miriade di altri stati minori.
Il 2024 è un anno elettorale anche in Italia, con 5 regioni e 3.700 comuni al voto. Per le regioni, vanno al voto Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria. Si parte con la Sardegna, dove i cittadini voteranno il prossimo 25 febbraio. Il presidente uscente è il sardista Christian Solinas la cui ricandidatura è stata ribadita dalla Lega Salvini dopo un braccio di ferro con Fratelli d’Italia che, con Forza Italia, punta invece sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.
Il 10 marzo toccherà all’Abruzzo, dove il governatore uscente di centro destra, Marco Marsilio, dovrebbe essere ricandidato contro Luciano D’Amico sostenuto dal centrosinistra allargato a M5S, Italia viva e Azione. In primavera, la data non è ancora ufficializzata, sarà poi il turno della Basilicata, ora guidata da Vito Bardi di Forza Italia che cerca il bis, la cui ricandidatura è però a rischio.
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Proseguendo con le regionali, non è stato ancora stabilito un giorno nemmeno per quelle in Piemonte, dove anche il presidente azzurro Alberto Cirio punta pure lui al bis, sempre che Fratelli d’Italia non punti i piedi per un proprio candidato. Le elezioni potrebbero tenersi a giugno, insieme al grande appuntamento delle Europee che chiamerà alle urne oltre 400 milioni di cittadini dell’Ue. Negli Stati membri, per il Parlamento europeo si voterà in ordine sparso da giovedì 6 giugno a domenica 9. L’ultima regione ad andare ai seggi per eleggere il governatore sarà l’Umbria, guidata attualmente da Donatella Tesei della Lega Salvini, pure lei in cerca del bis, che indica ottobre come possibile finestra per le elezioni.
Dalle regioni ai comuni: il 2024 è un anno elettorale che coinvolge circa 3.700 municipi chiamati a scegliere, probabilmente in primavera, sindaci e consigli. Tra questi, ci sono 27 capoluoghi di provincia e sei anche di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza.
Il problema è che nei primi sei mesi del 2024 la politica entrerà in uno stato di surplace, rimandando tutte le scelte pesanti, destinate anche a scontentare manciate di elettori, a dopo la tornata elettorale, con il rischio certo di entrare nei mesi estivi delle vacanze e poi sboccare nel trimestre della finanziaria dove già ora pesano i 30 miliardi da rinvenire per confermare il taglio del cuneo fiscale, la conferma della riformetta fiscale e la riduzione del disavanzo annuale a seguito delle nuove regole europee in tema di bilancio pubblico.
Per il Paese le decisioni indispensabili del taglio almeno parziale dei 1.000 miliardi di spesa pubblica e dei 60 miliardi di esenzioni fiscali settoriali e clientelari si dovrebbero prendere il prima possibile, ma la quasi certezza è che saranno rimandati al 2025, sempre che Meloni, sull’onda di un possibile successo delle europee e delle regionali non decida di ribaltare il tavolo nazionale per liberarsi delle zavorre – su tutte Lega Salvini – che frenano la sua azione politica per garantirsi un mandato di legislatura sicuro e con una forza parlamentare molto più coesa e omogenea.
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