Mercato auto 2023 con fatturato record a 45 miliardi e prezzo medio a 28.000 euro

Anche se calano le vendite a 1.566.448 unità, cresce la redditività grazie all’abbandono della produzione dei modelli meno profittevoli a danno dei consumatori.

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A dicembre il mercato auto ha visto immatricolate in Italia 111.136 autovetture con una crescita su dicembre 2022 del 5,9%, mentre l’intero 2023 si è chiuso con 1.566.448 immatricolazioni con una crescita del 18,96% sul 2022, ma con un calo di ben il 18,3% sul 2019, cioè sull’anno precedente la pandemia e tutti gli altri eventi negativi che l’hanno accompagnata e seguita. Rispetto al livello annuo di immatricolazioni del 2019, nel quadriennio 2020-2023 sono state immatricolate 1.944.794 autovetture in meno.

L’Italia va verso un mercato auto (e una produzione) che privilegia il valore ai volumi, abbandonando la strategia di puntare sul volume delle immatricolazioni a discapito della redditività, tanto che anche in presenza di una forte contrazione delle vendite, il fatturato di settore nel 2023 è stato superiore al periodo delle immatricolazioni oltre i 2 milioni di veicoli.

Il mercato auto nazionale ed europeo è profondamente cambiato, tanto che i modelli utilitari del segmento A – quelli con costo di circa 10.000 euro – sono praticamente scomparsi dai listini di quasi tutte le case costruttrici, aprendo il settore alle importazioni di auto da Oriente.

Secondo le valutazioni del Centro Studi Fleet&Mobility, il fatturato del mercato ha toccato il record di 45 miliardi di euro al livello del 2007, quando però furono immatricolate oltre 2,5 milioni di autovetture, rispetto ai quasi 1,6 milioni del 2023.

Lo spostamento forzato del mercato verso modelli di maggiore livello e marginalità ha spinto al rialzo anche il prezzo medio dei veicoli venduti, toccando un altro record, secondo il Centro Studi Fleet&Mobility, di ben 28.000 euro, con un netto salto rispetto al prezzo medio di 21.000 del 2019.

In questa situazione, il mercato auto nuovo rischia di espellere tutti i consumatori a basso potere d’acquisto che si indirizzeranno probabilmente verso quello dell’usato, oltre a rallentare ulteriormente il processo di sostituzione del parco circolante italiano che già oggi è uno dei più vecchi a livello europeo.

Il mercato auto 2023 ha visto la forte avanzata dei produttori cinesi, sia con una presenza diretta che sotto le mentite spoglie di modelli cinesi rimarchiati da griffe italiane, come nel caso del fenomeno della molisana DR, mentre la cinese Byd sorpassa clamorosamente Tesla come auto elettrica più venduta al mondo.

E per il 2024 cosa si deve attendere il mercato auto italiano? «un forte rallentamento, soprattutto con la rincorsa all’elettrico che rimane su una quota asfittica, passata al 4,2% dal 3,7% dell’anno 2022, e che pone l’Italia fortemente indietro rispetto al resto dell’Europa. Il risultato di dicembre è stato influenzato dall’annunciata revisione dell’Ecobonus e disponibilità di nuove risorse per la fascia 61-135 g/km di CO2 a partire dal 2024 che, di fatto – sottolinea Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto – ha determinato un effetto rinvio degli acquisti al nuovo anno. Inoltre, il fenomeno delle auto-immatricolazioni è stato significativo anche a dicembre, evidenziando le preoccupanti difficoltà nelle vendite reali di auto elettriche e plug-in, anche a causa dei listini che restano sostenuti e di una cultura verso l’impatto zero dei veicoli che manca di quel salto qualitativo indispensabile per l’affermazione di una mobilità veramente green».

La vera svolta del mercato auto avverrà solo dopo le elezioni europee di inizio giugno, specie se gli equilibri politici vedranno un forte, atteso ridimensionamento dell’area social-ambientalista che è stata l’artefice della messa al bando a partire dal 2035 dei motori termici a favore dell’elettrificazione totale della mobilità. Non è velleitario presupporre un forte ripensamento delle politiche del “green deal” e, probabilmente, il ritorno alla realtà cancellando l’assurdo divieto di vendita di veicoli con motore termico in Europa, riaprendo tutti gli scenari dell’industria automotive, penalizzando le case che non hanno saputo contrastare con sufficiente coraggio e determinazione una politica miope, incapace e financo demagogica che ha finito solo con il penalizzare un settore strategico per l’economia continentale, aprendo il mercato europeo all’invasione del prodotto cinese.

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