Moda e lusso motori della crescita 2024 dell’Italia

La moda può valere un aumento del 2-4%, mentre nel settore del lusso l’Italia si conferma primo paese al mondo.

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moda e lusso

Il comparto della moda e del lusso possono essere i motori – alcuni dei tanti – di crescita dell’Italia nel 2024, sempre che li si metta in grado di competere e di correre alla pari con i loro concorrenti internazionali.

Nel comparto della moda, il rapporto annualeThe state of fashion 2024” realizzato da The business of fashion (BoF) e McKinsey & Company evidenzia un settore in chiaro-scuro, alle prese con una combinazione di sfide di carattere geopolitico, economico e ambientale rende la previsione globale per il 2024 ancora incerta, con ricadute dirette sulla fiducia dei consumatori e sulla spesa nei principali mercati del settore moda.

La crescita del comparto, secondo le stime, si attesterà tra il 2% e il 4%, il segmento del lusso registrerà la crescita più rapida, compresa tra il 3% e il 5%, con potenziali punti di forza rappresentati dalla ripresa del turismo globale, che potrebbe superare del 10% i livelli pre-pandemici, e dalle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale generativa.

I dirigenti delle imprese attive nel settore sono divisi su cosa aspettarsi per il prossimo anno: il 26% prevede un miglioramento della situazione, il 37% non si aspetta variazioni, mentre il 38% si attende un peggioramento.

Venendo alle tendenze, sono grandi le aspettative nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa, ma allo stesso tempo mancano le competenze necessarie. Il 73% dei dirigenti del comparto afferma che l’intelligenza artificiale sarà una priorità per le aziende nel 2024, ma soltanto il 28% l’ha sperimentata nei processi creativi e solo il 5% ritiene che attualmente le proprie organizzazioni dispongano delle competenze necessarie per sfruttarne appieno le potenzialità.

Un’opportunità per i marchi della moda è rappresentata dalla crescita globale del turismo. L’80% degli intervistati di Stati Uniti, Regno Unito e Cina prevede di acquistare prodotti del comparto moda durante le proprie vacanze in Italia, e il 28% stima che la spesa per questi acquisti sarà superiore nel 2024. L’influencer marketing, settore che attualmente vale 21,1 miliardi di dollari, continuerà a essere uno strumento chiave nella relazione tra marchi e consumatori.

Iniziano però a emergere segni di “influencer fatigue”: il report rivela che il 68% dei consumatori intervistati non è soddisfatto della quantità di contenuti sponsorizzati presenti sulle piattaforme social e il 65% si affida in misura minore agli influencer rispetto agli anni precedenti, anche perché la credibilità di molti vacilla sempre di più, caso Ferragni docet.

Altro fattore chiave è quello della sostenibilità. Secondo il rapporto, gli eventi meteorologici estremi potrebbero mettere a rischio 65 miliardi di dollari di esportazioni di abbigliamento entro il 2030. Inoltre, il 90% delle merci esportate dipende dal trasporto marittimo, ma si stima che circa 122 miliardi di dollari di attività economica nei porti siano a rischio a causa di eventi meteorologici estremi.

Nel 2024, le nuove norme sulla sostenibilità in Europa e negli Stati Uniti richiederanno a marchi e produttori di rafforzare le iniziative per ridurre emissioni e scarti, così da tutelare le risorse naturali e integrare strategie sostenibili in tutte le attività. Dal rapporto emerge come solo il 12% dei dirigenti del comparto citi la sostenibilità come principale opportunità per il 2024.

Sempre nella moda ma nel segmento del lusso, l’Italia si conferma tra i leader, con ben 23 delle principali 100 imprese del settore che nel corso dell’anno fiscale 2022, a livello globale hanno generato vendite per 347 miliardi di dollari, 42 miliardi in più rispetto all’anno passato, con una crescita complessiva del 20% con un margine di profitto del 13,4% (+1,2 punti percentuali).

Secondo la X edizione del “Global Powers of Luxury Goods”, lo studio annuale di Deloitte che esamina e classifica i 100 Top Player del settore Fashion & Luxury a livello globale, sulla base delle vendite consolidate nell’anno fiscale 2022, nelle prime due posizioni del podio della “Top 10” del lusso si confermano i colossi francesi Lvmh Moët Hennessy Louis Vuitton e Kering, mentre al terzo posto Richemont (Compagnie Financière Richemont) ha preso il posto di The Estée Lauder.

«Il settore del lusso mondiale sta vivendo un ottimo momento, con un giro d’affari che ha raggiunto picchi di crescita da record nell’anno fiscale 2022. Al contempo questi ottimi risultati registrati nel periodo post-pandemico lasciano presagire un futuro consolidamento del mercato e un rallentamento generale della crescita nel corso del prossimo anno, a seguito di una normalizzazione dei consumi – commenta Ida Palombella, nuova Global Fashion & Luxury Industry Co-Leader di Deloitte per l’Italia e il network Global -. In questo scenario la parte del leone continuano a farla i grandi gruppi del lusso – con le francesi Lvmh Moët Hennessy Louis Vuitton e Kering in testa, ma anche le aziende italiane, che per i consumatori rimangono un sinonimo di eccellenza e di creatività uniche al mondo».

Per quanto riguarda le realtà italiane, le vendite di tutte le società nella “Top 100” sono aumentate nell’esercizio 2022 e 21 aziende hanno registrato una crescita a due cifre. Su una base composita, il tasso di crescita delle italiane in classifica è stato del 19,4%, un valore di poco inferiore alla media dell’intera “Top 100”.

Quasi tutte le società sono state redditizie, con margini di profitto a due cifre registrati da Prada, Moncler, Max Mara, EuroItalia, Liu.Jo, De Rigo e Morellato. Golden Goose, Morellato, Moncler, Euroitalia e Brunello Cucinelli rientrano tra le aziende a crescita più rapida, rispettivamente al quinto, undicesimo, dodicesimo, quattordicesimo e diciassettesimo posto, grazie ai “Cagr” a doppia cifra per il periodo 2019-2022 (rispettivamente 24,1%, 17,3%, 16,9%, 15,3%, e 14,8%).

Il gruppo Prada, Moncler e Giorgio Armani sono i tre principali protagonisti italiani in classifica e, in forma aggregata, rappresentano il 35% delle vendite di beni di lusso realizzate nel 2022 dalle aziende italiane presenti nella classifica.

«Le imprese del Made in Italy si confermano un’eccellenza mondiale del lusso – commenta Giovanni Faccioli, leader Global Fashion & Luxury in uscita -. Il quadro, rispetto all’anno scorso, è stabile: le aziende italiane nella “Top 100” sono 23 e le migliori performance sono quelle di Prada, Moncler e Armani. Invariata – ma non meno pressante – anche la necessità di reinventarsi: innovazione dei processi, circolarità delle filiere, compliance rispetto alle nuove normative ESG e capacità di stare al passo delle grandi trasformazioni tecnologiche in atto saranno cruciali nei prossimi anni. La Francia infine continua ad essere il Paese che con solo sette aziende in classifica, di cui quattro in “Top 10”, consegue complessivamente le performance più solide. Nell’anno fiscale 2022, le vendite delle aziende francesi in classifica rappresentano il 32,3% delle vendite totali della “Top 100”. La dimensione media delle aziende francesi è di 16 miliardi di dollari, più di quattro volte la media delle “Top 100”.

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