Incentivi auto, rischio nuovo effetto superbonus con 930 milioni

Per l’acquisto di un’auto elettrica disponibili fino a 13.750 euro quando all’estero li hanno già aboliti. Da 1.500 a 3.000 euro il sostengo per l’auto tradizionale.

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Incentivi auto

Una nuova stagione di incentivi auto è pronta a decollare forte di 930 milioni di euro di fondi stanziati dal ministero dell’Industria e del “Made in Italy”, di cui 570 milioni di risorse nuove e 360 milioni di avanzi delle tornate precedenti recuperati dagli incentivi non utilizzati per l’acquisto di auto elettriche e ibride.

Il ministro Adolfo Urso ha convocato un incontro plenario del tavolo Automotive che si terrà giovedì primo febbraio: la riunione avrà luogo nella sede del Mimit e sarà presieduta dal ministro stesso.

Nel corso dell’incontro, a cui parteciperanno i principali rappresentanti delle imprese del settore, oltre alle organizzazioni della filiera, verrà illustrato il nuovo Piano degli incentivi auto di prossima attivazione. Pilastri del Piano sono lo svecchiamento del parco auto, col sostegno ai redditi più bassi, e il rilancio della produzione di veicoli in Italia; sono inoltre previsti il raddoppio degli incentivi per Taxi e Ncc e l’avvio in forma sperimentale della formula del leasing sociale già iniziata in Francia.

Particolarmente ricchi, come nelle scorse edizioni, gli incentivi auto per i modelli totalmente elettrici che partono da 6.000 euro e arrivano a 13.750 euro se si rottama un’auto Euro 0-2 e si ha un Isee sotto i 30.000 euro. L’aiuto per l’acquisto di una vettura ibrida va da 4.000 a 10.000 euro, e quello per un’auto a basse emissioni con motore esclusivamente termico varia dai 1.500 ai 3.000 euro.

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La bozza degli incentivi auto indica tra obiettivi da raggiungere: 1) cambiare il parco auto circolante in Italia, che è uno dei più vecchi d’Europa (oltre 11 milioni di vetture Euro 3 o inferiori); 2) sostenere e supportare le famiglie meno abbienti (extra bonus del 25% per ISEE inferiori 30.000 euro); 3) rimodulare gli strumenti incentivanti per stimolare l’acquisto di auto effettivamente prodotte in Italia, aspetto questo più difficile da attuare per via delle regole di mercato europeo.

Tra le novità principali c’è la differenziazione dell’incentivo auto a seconda della classe di euro della vettura rottamata: il contributo maggiore è per la rottamazione di auto Euro 0-2. A questo si aggiunge una maggiorazione dello sconto per gli acquirenti con un Isee sotto i 30.000 euro.

Vengono potenziati in modo significativo soprattutto gli incentivi per l’elettrico: 6.000 euro senza rottamazione (7.500 con Isee sotto i 30.000 euro); 9.000 euro rottamando una Euro 4 (11.250 con Isee ridotto); 10.000 euro rottamando una Euro 3 (12.500 con Isee ridotto), 11.000 euro rottamando una Euro 4 (13.750 con Isee ridotto).

Per le ibride vale lo stesso meccanismo: 4.000 senza rottamazione (5.000 con Isee ridotto), 5.500 rottamando un’Euro 4, 6.000 un’Euro 3, 8.000 un’Euro 4 (che diventano rispettivamente 6.875, 7.500 e 10.000 se si ha un Isee ridotto).

Per le auto termiche tradizionali Euro 6 che rientrano nella fascia di emissioni 61-135 grammi di CO2 al chilometro gli sconti sono invece di 1.500, 2.000 e 3.000 euro a secondo dell’auto rottamata e senza differenziazione per reddito.

Viene previsto anche un limite al costo dell’auto che non può superare i 35.000 euro per le elettriche, i 45.000 euro per le ibride e i 35.000 euro per le altre. Sono inoltre esclusi dagli sconti i concessionari auto.

La proposta avanzata dal ministro Urso va in qualche modo controcorrente rispetto a quanto sta accadendo all’estero, dove gli incentivi all’auto elettrica e a basso impatto ambientale sono stati aboliti anche perché ci si è finalmente accorti che l’elettrificazione della mobilità non è proprio ambientalmente corretta, mentre sarebbe opportuno sostenere il ricambio del parco circolante facendo come si fa almeno da vent’anni all’estero sostenendo la diffusione dell’auto aziendale, settore che assicura il periodico rapido ricambio del parco circolante, assicura la soddisfazione di dipendenti, aziende e lavoratori autonomi e anche dei privati che possono contare su un mercato dell’usato a prezzi decisamente convenienti di veicoli con 3-4 anni di vita tecnologicamente aggiornati.

E’ così difficile per il ministro Urso fare quanto già si fa all’estero dove oltre il 50% delle immatricolazioni delle auto nuove (con punte del 65% in Germania) è garantito proprio dalle aziende che poi le danno in gestione ai propri dipendenti, invece di insistere su politiche che hanno dimostrato senza alcun dubbio di essere inefficaci e concentrare su una tipologia di prodotto non adeguata alle esigenze dei consumatori?

Sarebbe bello saperlo, anche perché il rischio è di innescare un altro effetto superbonus, drogando un mercato che non ha alcuna necessità di esserlo, a parte le esigenze dei produttori e degli importatori di veicoli cinesi che vogliono sfondare sul mercato europeo ed italiano. Sarebbe un clamoroso contrappasso da parte di un politico esponente di un partito nazionalista e per di più alfiere governativo del “Made in Italy”.

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