Si sta chiudendo un anno, il primo interamente a guida del Governo Meloni, che ha portato novità importanti per il mondo agroalimentare: è stato l’anno in cui siamo riusciti a portare in campo la sperimentazione delle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), a dire con forza “no” alle multinazionali che vogliono eliminare le nostre produzioni per favorire la carne costruita in laboratorio, a restituire agli agricoltori il loro ruolo di custodi del territorio e dell’ambiente anche grazie all’istituzione del Registro dei crediti di carbonio agroforestali.
Devo confessarlo: è per me un onore e un piacere far parte della maggioranza che sostiene questo esecutivo. Non solo per questioni politiche e partitiche, ma perché finalmente vedo un Governo che crede nel settore primario come colonna portante dell’economia nazionale, che vede gli agricoltori non come inquinatori e sfruttatori dell’ambiente ma come imprenditori che con il loro lavoro d’eccellenza curano il nostro fragile territorio.
Questo è stato un anno di successi politici, ma anche di grandi difficoltà e sfide per l’agroalimentare italiano: i cambiamenti climatici, dalla siccità alle precipitazioni estreme, stanno condizionando il mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare in generale; pensiamo ad esempio all’invasione da parte del granchio blu nei nostri mari.
Ecco, credo che questo sia l’esempio da cui partire per leggere il futuro che vorrei per l’agroalimentare italiano: un comparto che non si ferma a piangersi addosso ma che, insieme alle istituzioni, cerca di trasformare le sfide in opportunità.
Lo abbiamo fatto col granchio blu, da un lato sostenendo economicamente le aziende colpite e l’acquacoltura e dell’altro promuovendone il consumo alimentare; vogliamo farlo in tutti i settori, aiutando le imprese ad affrontare le difficoltà economiche – i rincari delle materie prime e gli effetti del caro energia si fanno ancora sentire – ma soprattutto accompagnandole in quel cammino indispensabile verso l’innovazione sostenibile.
Io non credo a chi dice che la strada obbligata è quella della decrescita felice: nessuna decrescita può essere definita felice; io penso invece che sia necessario produrre “meglio” – con più innovazione e con maggior attenzione all’uso delle materie e delle risorse energetiche – e di più, perché il mondo ha fame e per sfamarlo c’è bisogno di cibo di qualità, non di qualche prodotto realizzato in una provetta di laboratorio.
È per questo che il grande appuntamento del nuovo anno anche per il nostro settore sarà il rinnovo del Parlamento europeo: sono tante le battaglie che a livello europeo ci interessano, da quella – eterna – contro il Nutriscore e quei “semafori” che vogliono colpire la produzione tradizionale per favorire i cibi chimici a quella contro la carne sintetica – impegno che ci ha visti primi in Europa a vietarne produzione, commercializzazione e importazione e che sta raccogliendo interesse anche nel resto del continente -, fino alla questione delle Tea, bollate dai contestatori come “nuovi OGM” e invece il simbolo sano del matrimonio tra tradizione – le tecniche che già usavano i nostri nonni – e innovazione, grazie alle conoscenze scientifiche odierne.
L’Italia, grazie al Governo Meloni, ha riacquistato dignità e autorevolezza nel panorama europeo, ed è fondamentale un cambio deciso, che permetta al mondo agricolo di coniugare tradizione ed innovazione senza dover sottostare ai ricatti degli pseudo-ambientalisti o agli interessi delle lobbies multinazionali.
Questo è quello che mi auguro a livello politico per il nuovo anno; a livello personale, il mio impegno da presidente di Commissione non potrà che perseguire tutti quegli obiettivi di innovazione, sostenibilità e redditività del lavoro che sono le fondamenta del mio operato. Su tutto, proseguiremo con convinzione nell’indagine conoscitiva sugli effetti del cambiamento climatico in agricoltura che ho voluto personalmente avviare qualche mese fa: credo che per affrontare il “nemico” sia fondamentale conoscerlo, ed è per questo che ho voluto coinvolgere il mondo della scienza, i ricercatori, le associazioni e gli imprenditori per capire tutti insieme cosa sta succedendo, quali sono le armi che abbiamo in campo oggi per affrontare i cambiamenti climatici e quali sono gli strumenti che si renderanno necessari nel prossimo futuro.
Impegno, lavoro, determinazione, coerenza, tradizione, sostenibilità, innovazione: sono questi i valori che da sempre contraddistinguono il mondo dell’agricoltura, e sono questi i valori sui quali anche nel 2024 intendo basare il mio lavoro per il bene del settore primario italiano.
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