La crisi nel Mar Rosso innescata dai continui attacchi alle navi mercantili dei ribelli Houthi dello Yemen settentrionale foraggiati dal regime iraniano rischia di costare caro e tanto all’Europa che tenta di uscire faticosamente dalla crisi energetica del 2022 che ha portato alle stelle l’inflazione, visto che il cambio della rotta di navigazione comporta forti costi e incrementi anche alle quotazioni delle materie prime sui mercati internazionali.
Così come era accaduto con la crisi pandemica, ora «la catena logistica si trova ancora una volta davanti ad uno shock inatteso che rischia di avere conseguenze a medio-lungo termine sui traffici via mare e che riguarda ancora una volta il canale di Suez, considerato il IV “choke point” al Mondo» denuncia Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi (la Federazione Nazionale Imprese di Spedizioni Internazionali), commentando la crisi nel Mar Rosso.
Dallo stretto di Bab El Mandeb che chiude il passaggio tra il Mar Rosso e l’oceano Indiano passa il 12% del commercio internazionale, il 10% del petrolio, l’8% di gas naturale liquefatto con destinazione principale i mercati europei.
Difficile stimare quanto potranno crescere i noli, ma l’impatto in termini di costi di trasporto ci sarà: secondo le previsioni del Centro Studi Fedespedi, considerando il solo costo del carburante, il passaggio per il Capo di Buona Speranza in Sud Africa in alternativa al Canale di Suez ha un costo fra i 650.000 e 1 milione di dollari a nave. E a questi si devono aggiungere i 12-15 giorni di maggiore tempo di navigazione che causa ritardi sulle consegne delle merci.
«Questa ulteriore crisi evidenzia come le catene logistiche debbano organizzarsi in ottica di resilienza e minimizzazione dei rischi, puntando su vie di approvvigionamento alternative e sull’ampliamento delle riserve a magazzino – dice Pitto -. Il messaggio che mi preme veicolare è che le imprese di spedizioni come sempre sono al fianco degli operatori del commercio internazionale e, proprio in queste situazioni di criticità ed emergenza, sono in grado di affiancare le imprese per valutare e proporre soluzioni per contenere disservizi e ritardi».
Le conseguenze sull’economia europea potrebbero essere pesanti in termini di rinfocolamento dell’inflazione che nelle ultime settimane era su una traiettoria di calo. L’aumento del prezzo del petrolio e del gas naturale liquefatto sui mercati internazionali determinato dalla crisi nel mar Rosso e dall’aumento dei costi di trasporto se gli attacchi degli Houthi non dovessero essere rapidamente bloccati rischia di costare molto ad un’economia già provata.
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