Impianti di termovalorizzazione: necessità strategica per l’Italia

Secondo Ispra e Utilitalia sono indispensabili per centrare l’obiettivo di contenere i conferimenti in discarica entro il 10% del totale dei rifiuti.

0
1936
Impianti di termovalorizzazione Riciclo dei rifiuti rifiuti discarica svuotamento compattatore

L’Italia ha urgentemente bisogno di nuovi impianti di termovalorizzazione, altrimenti sarà impossibile mantenere lo smaltimento in discarica al di sotto la soglia del 10% prevista dalla Ue, con le conseguenti multe milionarie per il mancato rispetto dei limiti.

Secondo il “Rapporto sul recupero energetico da rifiuti in Italia“, presentato da Utilitalia e Ispra, in Italia, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, si registra una carenza di impianti di termovalorizzazione.

Nel 2022 erano operativi 36 impianti di termovalorizzazione: 25 al Nord, 5 al Centro e 6 al Sud che in totale hanno trattato 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti. Tali impianti sono ormai saturi e non si prevedono nuove aperture nei prossimi anni (se non l’impianto a servizio di Roma Capitale, per una capacità di circa 600.000 tonnellate annue).

Se non si inverte questa tendenza, l’Italia continuerà a ricorrere in maniera eccessiva allo smaltimento in discarica o all’esportazione all’estero di rifiuti pagando il servizio a peso d’oro. Lo smaltimento in discarica oggiè al 18%, mentre le direttive Ue impongono di scendere sotto al 10% entro il 2035. Ben oltre l’80% delle scorie prodotte dai termovalorizzatori sono state avviate a recupero di materia. Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, per diversi impianti i limiti applicati risultano notevolmente più stringenti rispetto a quelli determinati dalla normativa vigente.

Le emissioni degli impianti di termovalorizzazione sono poco rilevanti rispetto al totale delle emissioni delle attività civili e industriali e possono contribuire ad abbattere ulteriormente le emissioni se l’energia termica viene utilizzata per sostenere reti di teleriscaldamento in sostituzione del riscaldamento domestico a gas metano.

Il trattamento della frazione umida dei rifiuti urbani (forsu) può essere un volano energetico ed ambientale per la produzione di biometano e ammendanti per l’agricoltura grazie ad impianti di digestione anaerobica della forsu o dei fanghi di depurazione o, ancora, dei reflui delle attività zootecniche ed alimentari.

Nel 2022 erano operativi in Italia 73 impianti di trattamento della forsu53 al Nord, 9 al Centro e 11 al Sud – che hanno trattato 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Nei prossimi anni saranno operativi altri 22 impianti. L’organico, con oltre 7,2 milioni di tonnellate raccolte, rappresenta il 38,3% dei rifiuti urbani che entrano nel circuito della raccolta differenziata. Per quanto riguarda invece la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, il rapporto ha analizzato i dati di 79 impianti operativi nel 2022: 39 al Nord, 3 al Centro e 37 al Sud.

Termovalorizzatori e impianti di digestione anaerobica, complessivamente, hanno prodotto circa 7 milionidi MWh, tra elettrica e termica: questa energia è in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,6 milioni di famiglie. Il 100% dell’energia prodotta dagli impianti di digestione anaerobica ed il 51% di quella prodottadagli inceneritori è energia rinnovabile e prodotta localmente.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano” e “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Telegram

https://t.me/ilnordest

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata