Tensioni nel Mar Rosso, impennata dei noli portacontainer e petroliere

La modifica della rotta che porta ad allungare di circa 3.500 miglia marine e 10 giorni di navigazione con il periplo dell’Africa spinge al rialzo le quotazioni e l’inflazione in Europa.

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Tensioni nel Mar Rosso

Le tensioni che crescono di settimana in settimana a cavallo dello stretto di Bab el Mandeb che divide il Mar Rosso dall’Oceano Indiano a causa delle continue incursioni sul traffico navale commerciale da parte dei ribelli Houthi dello Yemen stanno causando pesanti ripercussioni sulle quotazioni internazionali dei noli marittimi e delle materie prime.

A patire il rischio attacchi sono in particolare le navi petroliere e gasiere che assommano anche il rischio esplosione nel malaugurato attacco riuscito con razzi lanciati da droni, con la decisione delle principali compagnie di cambiare rotta per la consegna di petrolio e Gnl ai mercati europei.

Con conseguenze economiche immediate: dal rialzo delle quotazioni del petrolio e del gas liquido, cresciuti rispettivamente del 3% e del 10%, oltre che dei noli delle navi in rialzo del 12% circa in una settimana e del62% in un mese, portando il costo per container da 40 piedi a 2.413 dollari, con problemi anche sulla logistica per l’allungamento di circa 10-12 giorni dei tempi di navigazione con il periplo dell’Africa che comporta una rotta più lunga di circa 3.500 miglia marine rispetto al passaggio attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez.

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Le tensioni nel Mar Rosso sono particolarmente preoccupanti specie per l’Europa che dai passaggi attraverso lo stretto di Bab el Mandeb dipende di gran parte delle proprie importazioni energetiche e manifatturiere, con i rialzi delle quotazioni che potrebbero avere effetto a breve anche sull’andamento dell’inflazione, visto che i prezzi dell’energia hanno invertito il percorso ribassista degli ultimi mesi.

Per garantire il passaggio sicuro delle navi, gli Stati Uniti stanno organizzando in ambito Nato ed Europa una missione di sicurezza che prevede l’invio nell’areale di navi da guerra per mettere in sicurezza lo Yemen settentrionale, areale dove sono attivi i ribelli Houthi foraggiati dall’Iran, stato che sostiene più a nord anche i terroristi di Hamas nella striscia di Gaza e al confine tra Libano ed Israele. Solo ieri, si sono verificati due attacchi contro la portacontainer MSC Clara e la petroliera norvegese Swan Atlantic, con quest’ultima soccorsa dal cacciatorpediniere americano USS Carney che solo sabato scorso aveva abbattuto ben 14 droni dei ribelli.

Nell’ambito delle tensioni che ribollono nel mondo arabo, anche a causa del conflitto mai sopito tra l’Iran sciitae l’Arabia sunnita, l’Europa rischia di fare la fine del vaso di coccio a causa di una mancata diversificazione dei propri approvvigionamenti energetici e di materie prime e trasformati.

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