Ceramica italiana, 2023 anno difficile

Le vendite totali calano a 361 milioni di metri quadri (-19,3% sul 2022). Ampio il ricorso alla cassa integrazione. Pesano i costi energetici egli Esg.

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L’industria della ceramica italiana delle piastrelle chiude il 2023 con una forte contrazione dei volumi diproduzione, vendite ed export. La domanda di ceramica ha registrato durante l’anno un marcato calo in tutti i continenti. La competitività del sistema Paese migliora grazie al decreto “Sicurezza energetica”, mentre pesante rimane l’impatto del “Emission Trading System”.

Il preconsuntivo 2023 elaborato da Prometeia per Confindustria Ceramica evidenzia per l’industria della ceramica italiana delle piastrelle una forte contrazione, con volumi di vendite intorno ai 362 milioni di metri quadrati (-19,3% rispetto al 2022), derivanti da esportazioni nell’ordine di 277 milioni di metri quadrati(-22,1%) e vendite sul mercato domestico prossime agli 85 milioni di metri quadrati (-8,7%). La contrazione ha interessato tutti i principali mercati del mondo, ed in particolare l’Europa Occidentale ed il Nord America. Il dato di preconsuntivo della produzione è stimato su livelli simili a quelli delle vendite.

«La situazione attuale è fotografata con tutte le sue difficoltà da quattro numeri: i tassi di interesse della BCEsono stati confermati al livello record del 4,5% – valore che traina al rialzo tutta la struttura dei tassi di interesse delle nostre imprese –; le vendite di ceramica sono calate del 20%; la produzione si è ridotta di 90 milioni di metri quadrati ed abbiamo 6.000 dipendenti in cassa integrazione – evidenzia il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani -. Siamo in presenza di una crisi della domanda che interessa tutti i mercati, a partire dai principali paesi esteri del nostro export».

Per non appesantire troppo i magazzini le imprese della ceramica italiana hanno fatto fermate straordinarie degli impianti sia nel corso dell’anno che adesso, con uno stop abbastanza generalizzato fino a dopo la metà di gennaio 2024 e con il rischio che, in alcuni casi, prosegua anche nelle settimane successive. In questa situazione, oltre alla consueta manutenzione degli impianti, alcune aziende hanno avviato investimenti per la riqualificazione di linee produttive.

«La competitività del Sistema Paese nel quale le nostre aziende sono chiamate ad operare è uno scenario con luci ed ombre – prosegue Savorani -. Diamo un giudizio positivo del decretoSicurezza energetica”, che conferma le due misure strutturali – finora mai attuate – a favore dei settori energivori quali la “gas realese” di metano nazionale e la “electricy release”. Auspichiamo che si possano arrivare a mettere a terra questo provvedimento in tempi brevi».

Una preoccupazione deriva dalla Germania e Francia dove si vuole definire un prezzo limitato dell’energiaelettrica per le imprese energivore nel medio lungo termine. «E’ una cosa che questi Paesi possono fare perché hanno bilanci con capienza fiscali e la proprietà pubblica delle centrali nucleari – sottolinea Savorani -, ma rappresenta una pesante distorsione della concorrenza che auspichiamo venga superata attraverso la creazionedi un mercato comune unico dell’energia, con medesimi prezzi per tutte le imprese del Continente. Riconfermiamo la nostra assoluta condivisione nel percorrere strade all’avanguardia nello sviluppo ambientale, ma il sistema ETS va profondamente riformato, a partire dall’eliminazione delle penalizzazioni sulla cogenerazione ed inserendo anche il settore della ceramica tra quelli ammessi alla compensazione dei costi indiretti. Per come è congegnato ora rappresenta una tassa sulle imprese e sul lavoro a favore della speculazionefinanziaria. Come già fatto dal presidente Carlo Bonomi e dei suoi colleghi tedesco e francese, chiediamoall’Europa di correggere le bozze della direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) – una direttiva che richiederebbe alle aziende europee di compilare una reportistica sul rispetto dei parametriambientali e dei diritti umani sull’intera catena fornitori -, una attività con pesanti oneri organizzativi ed economici».

Luci ed ombre le imprese della ceramica italiana le evidenziano anche nel campo delle infrastrutture. «Abbiamo inaugurato nei giorni scorsi il sovrappasso ferroviario sulla Pedemontana che renderà più fluido il traffico nel distretto. Ci sono voluti un anno e mezzo per completare l’iter dell’opera: una dimostrazione che, quando si lavora bene e c’è la volontà di fare le cose, anche le infrastrutture si possono fare in tempi ragionevoli – prosegue Savorani -. In questa direzione, bene anche la prosecuzione dei lavori per il potenziamento del portodi Ravenna, che rappresenta il naturale approdo delle materie prime per il nostro settore. Abbiamo finanziato lo studio di fattibilità del terzo ponte sul fiume Secchia, consegnato sia alle amministrazioni interessate che anche alle nostre aziende, che conferma l’utilità di questa infrastruttura per ridurre le congestioni del traffico e gli impatti emissivi. Riconfermiamo ancora una volta la centralità della bretella Campogalliano – Sassuolo, per la quale auspichiamo che vengano accelerati i tempi per gli espropri e l’apertura dei cantieri, tanto per questo asse autostradale quanto per il sistema delle altre infrastrutture locali connesse. Fondamentale, per una industria come la nostra che già utilizza i trasporti via ferrovia con tassi doppi rispetto alla media nazionale, è che venga realizzato anche il raccordo ferroviario tra gli scali di Dinazzano e Marzaglia, così da mettere a sistema le due strutture ed alzare il livello di efficacia ed efficienza della mobilità delle merci del distretto ceramico».

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