Export agroalimentare italiano a 47,4 mld euro nei primi 9 mesi 2023

Risultato in miglioramento (+6,1%) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I margini di miglioramento sono enormi, se si sconfigge il fenomeno dei cloni che vale 100 miliardi di euro.

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Dopo un 2022 da record, secondo il bilancio di Ismea nei primi nove mesi del 2023 l’export agroalimentare italiano supera il valore di 47 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Continua a crescere anche il valore delle importazioni (+7,9% per 48,6 miliardi di euro), ma in maniera meno consistente rispetto al 2022 grazie a una riduzione delle quotazioni delle materie prime agricole; resta negativoil saldo della bilancia commerciale agroalimentare con un deficit di 1,2 miliardi di euro.

Sebbene in maniera ridotta rispetto a quanto osservato nel 2022, sia per le esportazioni che per le importazioni l'”effetto prezzo” continua ad avere un’influenza sui tassi di crescita dei flussi in valore, che risultano più consistenti di quelli in volume.

Scendendo nel dettaglio dei prodotti, i dati disponibili fino ad agosto indicano valori in crescita per tutti i principali comparti e prodotti; tra i primi 20 prodotti nazionali nel mondo unica eccezione sono i vini fermi in bottiglia che, pur rimanendo il prodotto dell’agroalimentare italiano maggiormente venduto all’estero, registrano un calo dell’export del 2,9% in valore e del 2,8% in volume. L’export agroalimentare italiano si contrae anche di molti altri prodotti, quali pasta, spumanti, olio vergine ed extravergine d’oliva, prodottitrasformati del pomodoro, mele e uva da tavola.

Il dettaglio merceologico delle importazioni, in coerenza con il ruolo dell’Italia di paese trasformatore in campo agroalimentare, riguarda in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. In particolare, caffè non torrefatto, mais, olio extravergine di oliva, bovini vivi, prosciutti e spalle suine (non disossate), frumento tenero, e soia sono stati i prodotti maggiormente importati. Nei primi otto mesi del 2023 si registra il calo dell’import in valore e in volume del mais e dell’olio di semi di girasole greggio, come effetto del calo delle quotazioni internazionali delle materie prime agricole.

Il principale mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano è l’Unione europea che, con 25 miliardi di euro, nei primi otto mesi del 2023, assorbe circa il 59% delle esportazioni. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo, sebbene per gli Stati Uniti si registri una contrazione delle spedizioni del 2,5% rispetto al periodo gennaio-agosto 2022. Le esportazioni crescono verso i principali paesi partner; tra i primi 20 paesi di destinazione oltre agli Stati Uniti, risultano in controtendenza solo Giappone,Canada e Russia.

Si conferma la concentrazione geografica delle esportazioni italiane, con i primi cinque paesi di destinazioneche coprono da soli quasi la metà dei flussi complessivi. L’Unione Europea è il principale partner commerciale dell’Italia anche per le importazioni (30,6 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2023) con una quota del 71%; Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi si confermano i principali fornitori, mentre in questa frazione di 2023 la Polonia scalza dal quinto posto il Brasile, che era emerso durante il 2022 soprattutto a seguito del forte aumento del valore delle importazioni di materie prime agricole, di cui il paese sudamericano è grande produttore ed esportatore.

L’export agroalimentare italiano potrebbe raggiungere numeri decisamente migliori se si riuscisse ad eroderealmeno in parte quei 100 miliardi di controvalore dei prodotti agroalimentari falsificati che di “Made in Italyhanno solo il nome, spesso storpiato e di qualità molto dubbia, che poi si riflette negativamente anche sul prodotto originale.

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